[15/04/2010] News
FIRENZE. "Cui prodest?" Questa è la domanda che sorge spontanea dopo l'approvazione in Commissione agricoltura della Camera del provvedimento sulla caccia contenuto nella legge comunitaria. La norma piace ovviamente a chi l'ha proposta (il centrodestra), ad alcune categorie di cacciatori, ai leghisti che leggono nel provvedimento una "sfumatura" federalista (la decisione sull'allungamento del calendario passa alle regioni). Per il resto, a parte la tentata mediazione del ministero dell'ambiente, il provvedimento (che ricordiamo è passato in Commissione con solo 4 voti a favore), raccoglie un coro di no.
Noti e ripetutamente ribaditi quelli delle associazioni ambientaliste e animaliste. Un no secco è arrivato poi dagli Ecodem: «Le nuove norme sul calendario venatorio avranno l'effetto di produrre caos giuridico e nuovi conflitti- ha commentato il presidente nazionale Fabrizio Vigni- Va sottolineato che l'atto di arroganza dei parlamentari della maggioranza, che hanno approvato una norma in palese contrasto con le indicazioni dell'Europa e che mal si concilia nell'anno mondiale della Biodiversità con l'esigenza di una maggiore tutela faunistica, produrrà inevitabilmente una fase durante la quale gli amministratori locali di centrodestra presseranno politicamente l'Ispra e la ricerca scientifica, per ottenere quel parere indispensabile per poter prolungare la caccia, a determinate specie, nelle prime due decadi del mese di febbraio. Un parere, quello dell'Ispra, che gli esponenti di centrodestra conoscono però bene - ha continuato Vigni - perché è già riportato nei resoconti delle audizioni parlamentari di questi anni e che individua inderogabilmente nel 31 gennaio la data ultima possibile per svolgere attività di caccia senza voler riaprire, specie per specie, una discussione che potrebbe portare a riconsiderare, unitamente all'eventuale allungamento, anche la possibilità di chiusura anticipata della caccia. Il conflitto si sposterà, allora, nei tribunali facendo venire meno la certezza di diritto per tutti: fauna, ambiente e caccia» ha concluso il presidente Ecodem.
L'Ispra è chiamato a valutare caso per caso sulle proposte di allungamento della stagione venatoria e così farà con rigore scientifico, ma perplessità sul provvedimento sono state espresse da qualche suo dirigente. Roberto Caracciolo, responsabile dello stato dell'ambiente e di metrologia ambientale dell'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, pur ammettendo una scarsa simpatia per la pratica venatoria osserva: «Andrebbero valutati gli effetti che un ampliamento della stagione avrebbe sulle specie, in particolare quelle a rischio. Questo perché se si tratta di una caccia orientata in modo normale gli effetti sulle specie sono minimi, se invece si tratta di allungamenti al periodo venatorio sono perplesso: un ampliamento può essere una minaccia per le specie anche per l'aumento di probabilità di fenomeni illeciti».
Una netta contrarietà alla norma passata in commissione agricoltura, è stata espressa da parte del mondo agricolo «una fucilata contro ambiente e agricoltura» è stata la dichiarazione di getto da parte della Cia Toscana. «Il territorio rurale è innanzitutto dell'agricoltura e degli agricoltori che esercitano la propria attività produttiva nel rispetto dell'ambiente. In questo contesto si deve collocare l'attività venatoria - ha dichiarato Marco Failoni dirigente Cia- Le norme approvate rappresentano una vera e propria controriforma: esse rovesciano l'ordine delle priorità, mettendo di fatto il territorio agricolo e rurale a completa disposizione dell'attività venatoria, rompendo un equilibrio delicato e riportandoci indietro di decenni senza curarsi minimamente delle conseguenze».
Il nocciolo del problema è stato sottolineato dal presidente della Cia Toscana Giordano Pascucci che poi ha chiamato gli agricoltori alla mobilitazione. «I calendari venatori devono rispondere alla duplice esigenza di consentire l'esercizio della caccia nel rispetto dell'equilibrio faunistico e nella tutela dei terreni e delle colture agricole. Non è tollerabile che si consenta di attraversare i campi coltivati durante tutto l'anno, aggiungendo così ai danni della fauna quelli dei cacciatori. Il riequilibrio faunistico non si ottiene con la liberalizzazione selvaggia della caccia, ma attraverso un governo del territorio fatto di regole rigorose, come quelle recentemente approvate in Toscana, e dalla loro piena attuazione. Come Cia abbiamo sempre operato per una integrazione tra attività agricola e venatoria basata sulla centralità dell'agricoltura. Ma sia chiaro: non tollereremo una deregulation selvaggia fatta sulla testa degli agricoltori. Per questo - ha concluso Pascucci - chiamiamo fin da ora alla mobilitazione unitaria degli agricoltori per ottenere il cambiamento radicale del testo approvato in Commissione». Ora appunto la discussione si sposterà in aula e staremo a vedere quale sarà il lavoro "dietro le quinte" che in questi giorni farà il ministro Prestigiacomo che, almeno a parole, aveva dissentito sul provvedimento.