[16/04/2010] News
LIVORNO. Aumentano le procedure introdotte alla Corte di giustizia europea a carico
dell'Italia: nei confronti del bel paese sono arrivate tre nuove procedure di fronte alla Corte di giustizia e una riguarda l'ambiente. Ossia il non completo adempimento da parte dell'Italia degli obblighi previsti dalla direttiva europea in materia di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (Ippc).
Dopo aver messo in mora l'Italia, adesso la Commissione chiede alla Corte di constatare che - non avendo adottato le misure necessarie affinché le autorità competenti controllino, attraverso autorizzazioni, che tutti gli impianti determinati dalla direttiva funzionino secondo i requisiti fissati - la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi imposti dalla direttiva.
La direttiva Ippc (modificata nel 2008) ha per oggetto la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento proveniente da una serie di attività industriali (dal settore metallurgico a quello tessile, alimentare e dei rifiuti). A tal fine dunque prevede una serie di misure intese a evitare oppure a ridurre le emissioni delle attività industriali nell'aria, nell'acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti. Per conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente nel suo complesso, la direttiva fissa, quindi, le prescrizioni in materia di autorizzazione e controllo delle emissioni per una vasta gamma di attività industriali nell'Ue.
Dunque, la direttiva impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie affinché le autorità competenti controllino, attraverso autorizzazioni, che gli impianti esistenti funzionino secondo i requisiti indicati dalla direttiva. E fissa un termine: il 30 ottobre 2007.
Ma dalle informazioni trasmesse dal governo italiano risultava che, tre mesi dopo la scadenza del termine del 30 ottobre 2007, le autorità italiane competenti dovevano ancora provvedere al rilascio o al rinnovo di autorizzazioni (in Italia Aia) di 4553 dei 6783 impianti esistenti.
Al gennaio 2010 e secondo le ultime informazioni disponibili, l'11% degli impianti esistenti non è stato sottoposto né al rilascio di una nuova autorizzazione ambientale conforme alla direttiva né al rinnovo delle autorizzazioni esistenti per renderle conformi alla direttiva.