[04/08/2009] News

Ri-prodotti: gli esempi positivi (ma di nicchia) non mancano, anche in Italia

LIVORNO. Di riciclaggio se ne parla tanto e non solo relativamente ai rifiuti. Se ne pratica abbastanza, ma non ancora a sufficienza e soprattutto difficilmente si chiude il ciclo con l'acquisto e quindi l'utilizzo di prodotti derivati da queste materie prime seconde. Il 50% dell'alluminio circolante nel nostro Paese proviene dal riciclo e il 90% delle scatole di cartone è in materiale riciclato. Il mercato offre soprattutto oggetti e complementi di arredo, cancelleria, utensili per la casa e il lavoro, giochi e biciclette, gadget e articoli di bigiotteria e abbigliamento e comincia ad allargarsi anche a caloriferi, accessori e componenti per auto e moto, materiale per l'edilizia. Ma siamo ancora lontani da cifre paragonabili alle quantità dai rifiuti che vengono prodotti ogni giorno dalla nostra società.

E sono ancora esigue le commesse che riguardano i prodotti provenienti da materiali post consumo, raccolti attraverso sistemi differenziati e riciclati come materiali.

Di esempi ce ne sono molti in realtà, portati all'attenzione del pubblico anche attraverso mostre, siti, progetti specifici, ma siamo ancora alla dimensione di nicchia riguardo all'uso di oggetti con cui quotidianamente abbiamo a che fare e che anziché con materie vergini potrebbero essere progettati e realizzati con materiali da riciclo, con il vantaggio di chiudere il ciclo della produzione-uso-riuso di allungare il ciclo dei vita dei materiali nel rispetto dell'ambiente e delle sue risorse naturali.

Carta, plastica, alluminio, gomma, vetro, derivati dal recupero di contenitori, scatole, lattine, bottiglie, pneumatici e da altri oggetti obsoleti e da scarti di lavorazione potrebbero ritornano nei processi produttivi per dar vita a nuovi prodotti e manufatti, come ben dimostra la mostra Ecofatto promossa qualche anno fa ad Ecomondo.

Un progetto nato proprio con l'obiettivo di sviluppare il mercato dei prodotti del riciclo e promuovere presso la pubblica amministrazione i contenuti del cosiddetto Decreto 30% ( il decreto dell' 8 maggio 2003) che stabilisce l'obbligo per gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico di coprire il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore a quella percentuale.

Prodotti che vengono aggiornati su un sito appositamente nato a questo scopo, Matrec.it , che si occupa di diffondere l'informazione su materiali ottenuti non solo da riciclaggio di frazioni provenienti dal circuito urbano del post consumo ma anche dai processi industriali.

Dei sei nuovi materiali recentemente presentati sul sito ad esempio, ben quattro sono ottenuti con scarti di pelle e cuoio del settore calzaturiero, che possono trovare impiego come rivestimento, pavimentazione d'interni o nel settore dell'abbigliamento. Mentre gli altri due sono un filato ottenuto dal riciclo di bottiglie in Pet e una carta riciclata utilizzabile per pannelli caratterizzati da un'elevata rigidità, e sui è possibile realizzare ad esempio stampa digitale a colori su grande formato per allestimenti di interni (cartellonistica, insegne, gigantografie etc.), oltre ad essere una valida alternativa ai pannelli in PVC (non riciclabili).

Quindi materiali ottenuti da scarti che possono trovare ottimo impiego in alternativa ad altri che possono a loro volta essere nuovamente riciclati una volta giunti alla fine del loro uso, con in più la piacevole sorpresa che dei sei prodotti ben quattro sono realizzati da aziende italiane, mentre per altri due sono rispettivamente un'azienda tedesca e una americana.

E' del trentino Alto Adige l'azienda che produce i pannelli rigidi per cartelloni da carta riciclata, piemontese quella che realizza i filati da bottiglie in pet, lombarda quella che riutilizza scarti di pellami.

Perché un altro dei problemi che si riscontrano in questo settore è il fatto che non sono molte le aziende italiane che vi investono, anche per la scarsa incentivazione di cui godono questi settori dell'innovazione tecnologica, differenza di quanto avviene in Gran Bretagna o in Germania.

Una ulteriore dimostrazione che oltre al sistema delle raccolte differenziate ad essere incentivata dovrebbe essere l'intera filiera industriale, per ottenere l'obiettivo di partire e tornare dalla culla alla culla.

Cui dovrebbe poi corrispondere l'atto finale dell'acquisto e in questo il ruolo della pubblica amministrazione potrebbe essere determinante sia per l'effetto emulativo che può produrre sia perché gli acquisti in questi settori possono rappresentare quote significative di mercato.

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