
[04/08/2009] News toscana
FIRENZE. Se il senso di appartenenza territoriale sta prevalendo sempre più su quello comunitario, e se il localismo tende a prevalere sempre più su un'impostazione mutualistica tra i territori, ecco che le strade praticabili sono due: una prevede di mantenere lo status quo amministrativo e politico, e quindi di lasciar esplodere il localismo in maniera sempre più deflagrante col passare del tempo. Oppure, ed è questa secondo noi la strada da percorrere, si può tentare di attuare politiche che governino e orientino questa tendenza, al fine di trasformarla in opportunità di sviluppo grazie all'azione condivisa tra istituzioni comunitarie e amministrazioni locali.
Nella seconda direzione va il progetto "Medgovernance", istituito nei primi mesi del 2009 da sei amministrazioni regionali (Toscana, Lazio, Piemonte, oltre a Provenza, Catalogna, Andalusia), e ora in procinto di entrare nella fase operativa: l'iniziativa è stata infatti approvata dall'Unione europea nel marzo scorso, e si inserisce nel percorso aperto dal Programma europeo "Med" per la cooperazione tra i paesi del nord Mediterraneo, che mette a disposizione fondi per oltre 250 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. Sono coinvolti anche istituti di ricerca dei vari paesi (per l'Italia Cespi, Plural e Istituto euromediterraneo del nord-ovest) oltre alla Conferenza delle regioni periferiche e marittime (Crpm).
Le priorità di Med insistono sulla strategia di Lisbona («migliorare la competitività dell'area in un modo che garantisca crescita e occupazione per le future generazioni») e su quella di Goteborg («promuovere la coesione territoriale e la protezione ambientale in una logica di sviluppo sostenibile»), ed è in questo contesto che si inserisce il progetto Medgovernance.
I punti di impegno comune del progetto, riporta l'agenzia di stampa della giunta Toscana, riguardano in particolare «l'ambiente, l'innovazione, l'accessibilità, lo sviluppo economico locale, il dialogo e la cooperazione fra i popoli», e gli amministratori delle 6 regioni coinvolte hanno firmato il 29 maggio scorso una "Carta di impegni" in cui esprimono il loro intento di rafforzare le reciproche relazioni istituzionali e di «proporre politiche comuni specialmente in questo momento in cui una dura crisi impone azioni decise per promuovere lo sviluppo sia a livello regionale che locale, più vicino ai cittadini».
Le regioni chiedono una «nuova politica mediterranea, che emergerà anche dalle correnti discussioni sul futuro del budget europeo che coprirà il periodo 2014-2020» e invitano gli enti e le associazioni politiche delle altre realtà locali affacciate sul Mediterraneo, ma anche esponenti dell'economia e della società civile, a sviluppare proposte condivise.
La fase attuale, come riporta il sito dell'Istituto euromediterraneo del nord-ovest, ruota intorno all'analisi degli strumenti di governance condivisa già in corso, compresa l'individuazione dei principali stakeholder coinvolti. Il campo di studio sulla mobilità si focalizzerà sulle autostrade del mare e sul trasporto ferroviario transfrontaliero, mentre quello sull'ambiente avrà come temi centrali il progetto Natura 2000 e la prevenzione degli incendi. L'ambito di approfondimento sull'innovazione verterà invece sul programma Cip 2007-2013 e sull'accesso ai finanziamenti per le Pmi.
La novità non è quindi l'attivazione di politiche integrate tra i paesi affacciati sul mare Nostrum, ma il loro consolidamento e la loro "ufficializzazione" in documenti specificatamente dedicati. Documenti di intenti e anche piuttosto vaghi, va detto, ma comunque siamo di fronte ai prodromi di una vera "politica del Mediterraneo occidentale" che in futuro, se saprà fondersi con quella europea e non diventarne un contraltare di stampo localista "allargato", potrà spingere le realtà coinvolte sulla strada di una strategia condivisa per affrontare, incentivare e governare lo sviluppo nell'area interessata e, in prospettiva, nell'intero Mediterraneo.
Le questioni sul tavolo sono potenzialmente infinite: la sfida generale dell'orientamento dell'economia verso la sostenibilità, quella in essa contenuta riguardante l'energia (sua "produzione", suo trasferimento, suo utilizzo finale) e non ultima quella delle aree protette e dello sviluppo sostenibile delle zone di alto valore naturalistico, con particolare attenzione agli ambiti relativi alle reti di connessione ecologica transfrontaliera. Tutti settori (e ne abbiamo citati solo alcuni) che non possono essere affrontati con una logica operativa che si arresti alle frontiere tracciate dall'uomo o dalla natura, ma che necessitano di politiche integrate e di strumenti atti ad applicarle concretamente al di là delle dichiarazioni di intenti. Strumenti come, almeno speriamo, la rete Medgovernance.