
[06/05/2010] News
LIVORNO. Il ministro dell'ambiente brasiliano, Izabella Teixeira, intervenendo nel programma radiofonico"Good morning, minister", ha detto che l'incidente della piattaforma petrolifera del Golfo del Messico «Ha lanciato un avvertimento al Brasile, uno dei più grandi produttori del modo di petrolio greggio in acque profonde». La Teixeira ha annunciato che questa settimana si terrà un incontro tra il governo, la Marina e la Petrobras, la compagnia petrolifera di Stato brasiliana, «Per valutare la capacità del Brasile di far fronte a simili situazioni di emergenza. L'incidente negli Stati Uniti rivela il bisogno di una strategia di intervento riguardante gli incidentio ambientali in Brasile. Il Brasile dispone di modalità di gestione per delle situazioni impreviste come le fuoriuscite di petrolio, ma il governo sta considerando dei miglioramenti nei programmi e nei regolamenti».
Il disastro della Deepwater Horizon preoccupa parecchio i brasiliani che negli ultimi anni hanno puntato molto sullo sviluppo delle trivellazioni di grandi riserve petrolifere offshore in acque profonde nella loro piattaforma continentale, anche vicino a delicatissime aree protette continentali o ad arcipelaghi quasi intatti i come le isole Fernando de Naronha.
In Russia invece la tragedia petrolifera del Golfo del Messico viene presentata come la "Chernobyl petrolifera", ma su Ria Novosti Vlad Grinkevitch, un esperto di economia ed energia che non nasconde le sue antipatie per gli Usa, fa i conti in tasca alla compagnia petrolifera che ha causa dell'incidente: «Ha perso una piattaforma di trivellazione di un valore di circa 350 milioni di dollari, il prezzo delle sue azioni è calato del 12% (23 miliardi di dollari di perdite sul mercato) e la eventuale somma delle richieste di indennizzi che potrebbero essere avanzate alla British Petroleum è stimata in circa 4,6 miliardi di dollari. Tuttavia, gli economisti sono meno preoccupati per le sorti della compagnia britannica che per il modo in cui la catastrofe della Deepwater Horizon si può ripercuotere sul mercato mondiale dell'oro nero».
E siccome il mercato è piano di avvoltoi che si alimentano di catastrofi (da quelle economiche a quelle ambientali) gli speculatori hanno approfittato della tragedia del Golfo per far salire un po' il costo del petrolio. Però, secondo Grinkevitch, «La catastrofe non ha causato dei danni all'infrastruttura del mercato mondiale del petrolio. Il pozzo trivellato dalla Deepwater Horizon era sperimentale e la sua perdita non colpirà per nulla i volumi di estrazione commerciale di oro nero. L'estrazione del petrolio non è cessata nella regione, il lavoro è stato sospeso solo su qualche piattaforma di estrazione di gas. Solo le raffinerie di petrolio del saud degli Stati Uniti sono sotto la minaccia di perdite. L'estensione dello strato del petrolio potrebbe perturbare il labvoro dei porti della Louisiana dove il petrolio arriva alle raffinerie petrolifere situate sul litorale». E' il mercato baby, lo spettacolo dell'energia fossile continua, sembra dire Grinkevitch, ma poi aggiunge: «Per quel che se ne sa, l'incidente del Golfo del Messico potrebbe avere delle conseguenze a lungo termine. Il fatto è che mette in causa la messa in opera del nuovo programma energetico americano annunciate nel marzo scorso dal presidente Barack Obama».
Ai russi non sembra interessare molto la sorte di pellicani e lamantini, ma come poter approfittare della catastrofe: «Gli americani avevano l'intenzione di riprendere la costruzione di centrali nucleari e di dedicare dei fondi importanti alla ricerca ed alla valorizzazione di nuove fonti di energia, in particolare di accrescere considerevolmente l'estrazione di gas dagli scisti. Inoltre, è stata revocata una moratoria di venti anni sullo sfruttamento dei giacimenti della piattaforma costiera (secondo stime preliminari, le loro riserve di gas raggiungono I 1.600 miliardi di m3 e quelle di petrolio 14,5 miliardi di barili) decretata per delle considerazioni ecologiche. La messa in opera del programma energetico doveva, da una parte diminuire la dipendenza dell'economia americana riguardo all'importazione di prodotti energetici e, dall'altra parte, versare in bilancio delle somme supplementari per riassorbire il deficit che supera il 10,6% del Pil per il 2011. La nuova concezione energetica degli Usa è una cattiva sorpresa per gli esportatori mondiali di petrolio e gas nella misura in cui l'America consuma, da sola, secondi diverse stime, dal 20 al 25% dei prodotti energetici estratti nel mondo. Una riduzione delle importazioni americane comporterebbe inevitabilmente dei seri cambiamenti sul mercato mondiale dei prodotti energetici, il che sarebbe una dura prova per gli Stati nei quali l'economia dipende dalle materie rime (Russia in testa, ndr). E' sufficiente ricordare come i successi riportati dalle società americane nell'estrazione di gas dagli scisti hanno inquietato gli esperti. Intendiamoci, il prezzo del gas degli scisti è ancora molto caro e i volumi di estrazione sono bassi, in conseguenza non può provocare una rivoluzione dei prezzi sul mercato del gas. Più esattamente: non può provocarne una per il momento. Ma, in quanto fattore per la formazione dei prezzi mondiali, il gas degli scisti viene già preso in considerazione».
E impressionante come un esperto dello stato-mercato-energetico russo guardi al mondo e come le energie rinnovabili, la vera alternativa al petrolio, non rientrino nel suo orizzonte visivo, ma ancora più impressionante è il cinismo con il quale Grinkevitch conclude il suo esame su una delle più grandi tragedie ambientali: «Ecco però una notizia felice ed inattesa: uno dei punti fondamentali del programma energetico americano è stato minacciato. Le autorità americane hanno già dichiarato che vieteranno la trivellazione di nuovi pozzi sulla piattaforma continentale fintanto che le cause dell'incidente della piattaforma di trivellazione nel Golfo del Messico non verranno determinate. Per ora, è probabilmente impossibile valutare le conseguenze di questa decisione e non si sa come evolveranno gli eventi nel Golfo, quando riusciranno a rimediare alle conseguenze della catastrofe e, quindi, quanto durerà la moratoria sulla valorizzazione della piattaforma continentale. Una cosa è sicura - conclude soddisfatto Grinkevitch - la rivoluzione energetica che poteva produrre la messa in opera del programma energetico americano, è rinviata».
Fortunatamente la Russia non è rappresentata solo dall'ingordo cinismo nazional-energetico di esperti amati dall'oligarchia putiniana come Grinkevitch, ci sono anche persone come Vladimir Tchuprov, il direttore del programma energetico di Greenpeace Russia che si preoccupano del destino comune degli esseri che popolano il nostro pianeta: «Si tratta di un vero e proprio genocidio petrolifero - ha detto a Ria Novosti -. La marea nera ha esso in pericolo intere specie di animali marini che popolano quella regione. L'incidente del Golfo del Messico è uno dei più gravi della storia. Le tecnologie moderne non possono, sfortunatamente, che ridurre I rischi di tale catastrofe, ma non eliminarli completamente. Bisogna ammettere che l'umanità non possiede delle tecnologie che permettano di circoscrivere gli incidenti di questo genere. La situazione del Golfo del Messico dimostra ancora una volta la necessità di promuovere la produzione di energia verde che non utilizzi il petrolio».