[11/05/2010] News
LIVORNO. I ricercatori della sezione dell'Estremo oriente dell'Accademia delle scienze russa e del Centro scientifico dell'Amour hanno confermato sul campo i risultati di una ricerca del Cooperative Research Centre for Landscape Environments and Mineral Exploration (Cec Leme) progettata da Frank Reith del Csiro australiano e pubblicata da Science nel 2006: dei batteri sono in grado di concentrare l'oro dei giacimenti alluvionali. Il sito scientifico inauka.ru inforna che i ricercatori russi stanno lavorando alacremente per determinare esattamente in quali condizioni questo avvenga e come funzionino questi microscopici "Re Mida".
I ricercatori australiani avevano svolto le loro indagini Tomakin Park e nelle miniere d'oro di Miss del New South Wales e del Queensland del nord alla ricerca delle cause della formazione dei "secondary gold grains", quelli russi sono andati nell'Estremo oriente dell'Asia ed ora affermano che «I batteri che popolano i giacimenti alluvionali sfruttati dall'uomo sono capaci, in condizioni favorevoli, di concentrare fino a più chilogrammi di metallo all'anno».
L'Estremo Oriente russo è stato scelto perché nell'area l'oro viene estratto da depositi alluvionali poco profondi, situati nelle vallate dei corsi d'acqua. «In queste zone alluvionali - spiegano i ricercatori sulla pagina scientifica di Ria Novosti - l'oro è essenzialmente fine, I grani hanno una taglia oscillante tra gli 0,25 e gli 0,005 mm. E' difficile estrarre questa polvere. Così una gran parte dell'oro viene persa durante la prospezione e lo sfruttamento dei giacimenti. Ma, nel giro di qualche anno, l'oro fine che si trova nelle aree alluvionali sfruttate dall'uomo diventa più grosso e diventa più accessibile per l'estrazione. La formazione di questo "secondo oro" nei giacimenti alluvionali è provocata dall'attività di batteri e funghi che accumulano e cristallizzano il metallo».
Ma quale è la dimensione di questo processo? I ricercatori russi hanno valutato la concentrazione di batteri nella regione del corso superiore dell'Amour, nelle zone alluvionali risalenti al 1965. Partendo da campioni di roccia, hanno isolato oltre 1.500 ceppi perfettamente adattati all'habitat estremo delle miniere aurifere all'aperto. L'80 % dei batteri proviene dalle are alluvionali sfruttate dall'uomo per la ricerca di oro. Quelli che lo assorbono più attivamente sono i batteri del tipo bacillus e micrococci, ma anche i funghi del tipo penicillina. «Degli esperimenti realizzati in simulazione hanno dimostrato che nello spazio di 5 - 10 minuti si opera un deposito praticamente totale dell'oro colloidale sulla biomassa dei batteri. Per quel che riguarda I giacimenti minerari, sono abitati da microorganismi, ma solamente il 30 % tra loro sono in grado di assorbire l'oro colloidale e il processo dura per molto più tempo: da 18 a 20 ore - evidenziano i ricercatori russi - La maggior parte dei giacimenti minerari ed alluvionali della Russia si trovano m nella regione della vecchia merzlota, nella zona della Taiga settentrionale e centrale della Siberia e dell'Estremo Oriente. Le condizioni dei luoghi sono tali che lo sviluppo intensivo di microorganismi è possibile solo durante 3 o 4 mesi all'anno, in primavera ed all'inizio dell'autunno, quando le acque di fusione o le piogge abbondanti saturano la terra ossigenandola in combinazione con organici solubili. Gli anni in cui è caldo ed umido, la concentrazione d'oro nelle aree alluvionali può andare da diverse centinaia di grammi a qualche chilogrammo all'ettaro, in funzione del tenore di base del metallo. Il processo di arricchimento delle aree alluvionali si opera in qualche anno».