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[13/05/2010] News
LIVORNO. L'Environmental Performance Index (Epi 2010) prende in considerazione 163 Paesi analizzando 25 indicatori di performance riguardanti sia l'ambiente che la salute pubblica e la vitalità degli ecosistemi. «Questi indicatori - spiega il rapporto Epi - forniscono un'indicazione su scala dei governi nazionali di come i vari Paesi abbiano stabilito i loro obiettivi di politica ambientale. La EPI's proximity-to-target methodology agevola il confronto tra i Paesi, nonché l'analisi di cosa la comunità mondiale stia facendo collettivamente su ognuna di queste particolari questioni politiche».
Gli indicatori principali utilizzati per calcolare la classifica di ogni Paese per la vitalità degli ecosistemi sono: cambiamento climatico, agricoltura, pesca, forestazione, biodiversità ed habitat, acqua (effetti sugli ecosistemi), inquinamento dell'aria (effetti sugli ecosistemi). Gli indicatori per la salute ambientale: malattie derivanti dall'ambiente; inquinamento dell'aria (effetti sugli esseri umani); acqua (effetti sugli esseri umani).
Scorrendo l'Index, le sorprese non mancano, Paesi considerati tra i più ecologisti del mondo (come le Maldive) sprofondano nella mediocrità, altri non certo noti per le loro politiche ambientali e sociali la scalano, i grandi del Pianeta fanno solitamente brutte figure e i poveri tra i più poveri trasferiscono le loro disgrazie e fortune anche nelle iniziative e nelle politiche per l'ambiente.
Il Paese migliore per le politiche ambientali è, nonostante la crisi economica che l'ha travolta, l'Islanda, con 93,5 punti, seguita da Svizzera (89.1); Costa Rica (86.4) e Svezia (86.0).
L'Italia fa parte del secondo gruppo al diciottesimo posto mondiale con 73,1 punti , preceduta dalla Norvegia (81.1) dalla sorprendente Mauritius (80,6), unico Paese africano a distaccarsi a dal fondo della Classifica, seguita da Francia (78.2), Austria (78.1), dall'autarchica e boicottata Cuba (78.1), da un'ancora più inaspettata Colombia (76.8), da Malta (76.3) non proprio famosa per il suo rispetto di fauna ed ambiente, dalla virtuosa ma atomica Finlandia (74.7), dalla Slovacchia (74.5), primo Paese dell'ex blocco sovietico, dalla Gran Bretagna (74.2) e poi Nuova Zelanda (73.4) prima nell'Oceania-Pacifico, Cile (73.3) e la Germania (73.2) che incredibilmente ci stacca solo di un decimo di punto nonostante le sue performance ambientali nelle energie rinnovabili, la raccolta differenziata record e uno Stato sociale che funziona.
Qualche sorpresa, sempre nel secondo gruppo di merito, anche tra i Paesi che seguono l'Italia dal diciannovesimo al venticinquesimo posto: Portogallo (73.0); Giappone (72.5), Lettonia (72.5), Repubblica Ceca (71.6), un'impensabile Albania ventitreesima (71.4), Panama (71.4) e a chiudere il gruppo dei "buoni" la Spagna (70.6).
Venendo ai giganti economici e politici del pianeta, vecchi ed emergenti, nel terzo gruppo ci sono il Canada eco scettico quarantaseiesimo (66.4); l'Australia cinquantunesima (65.7), gli Stati Uniti d'America sessantunesimi (62.5); il Brasile sessantaduesimo (63.4 ); la Russia putiniana sessantanovesima (61.2). Nel quarto gruppo ci sono i due giganti asiatici: la Cina centoventunesima (49.0) e l'India centoventitreesima (48.3) .
A chiudere la classifica, occupando i posti tra il 153 e il 163, 8 Paesi africani, uno dell'Asia centrale ex sovietica e la solita Haiti che non manca mai sul fondo di tutte le classifiche: Benin (39.6); Haiti (39.5); Mali (39.4); Turkmenistan (38.4) Niger (37.6); Togo (36.4); Angola (36.3); Mauritania (33.7); Repubblica Centrafricana (33.3); Sierra Leone (32.1).