[14/05/2010] News toscana
FIRENZE. «Pur in un territorio che ha alle spalle una grande politica e una grande tradizione di tenuta e attenzione i cambiamenti climatici travolgono anche noi. E la tenuta del bosco è la prima garanzia dell'assetto idrogeologico. Gli allagamenti e le frane del Natale 2009 hanno prodotto oltre 500 milioni di danni. Per questo la giunta regionale stanzierà 30 milioni di euro per mettere in sicurezza il territorio e ridurre il rischio di frane e allagamenti. Ciò consentirà di aumentare 1000 posti di lavoro in un anno e anche di realizzare in montagna impianti di cogenerazione alimentati a biomasse».
Dichiarazioni del 6 maggio scorso, pronunciate dal presidente regionale Rossi in un intervento più onnicomprensivo che - come ha sottolineato greenreport - nonostante abbia descritto una visione della green economy legata ad alcuni interventi settoriali (polo energetico costiero, settore agroforestale, filiera corta) e non abbia citato gli ambiti di azione relativi a manifatturiero e tecnologie verdi, comunque ha evidenziato una positiva comprensione - da parte della nuova giunta - della imprescindibile azione del bosco a tutela della stabilità idrogeologica del territorio e per la mitigazione delle emissioni inquinanti di matrice climatica (e del loro effetto sul clima) e chimica.
E, al di là degli effetti ambientali diretti (cui va aggiunto anche un contributo determinante in termini di regimazione degli afflussi idrici meteorici), una efficace conservazione dei boschi toscani - che si estendono su 1.051.000 Ha coprendo il 50,1% del territorio regionale - comporta anche una garanzia di vivibilità delle regioni montane, con le conseguenze associate in termini di presidio del territorio e contrasto all'abbandono delle aree rurali, oltre che di effettiva praticabilità delle politiche di gestione agro-silvo-pastorale per i distretti montani.
Ma non è solo "messa in sicurezza del territorio", quello che serve alle foreste toscane. Di pari importanza (e correlato al precedente in una relazione di rafforzamento reciproco) è l'obiettivo della massimizzazione della redditività del settore, sia per quanto riguarda le forniture di materie prime, sia per i prodotti lavorati. Lo sottolinea anche il presidente della sezione toscana dell'Unione comunità montane (Uncem) Oreste Giurlani, che in un comunicato di ieri auspica la messa in opera di «interventi che, valorizzando la multifunzionalità dei boschi, mirano all'accrescimento del valore economico degli impianti forestali e dei loro prodotti e, conseguentemente, alla crescita economica e sostenibile del territorio», citando il "case study" rappresentato dal bando per l'accrescimento del valore economico delle foreste emesso nei giorni scorsi dal Gal "L'altra Romagna", società mista pubblico-privata orientata alla promozione/valorizzazione dei boschi dell'appennino romagnolo.
Secondo Giurlani, «forestazione, agricoltura, sviluppo del territorio, difesa del suolo sono tutti argomenti all'ordine del giorno, che interessano in prima linea le aree montane del territorio. L'incremento delle sinergie tra attività agricole, forestali, zootecniche, di tutela ambientale può essere capace di sviluppare nuove iniziative nella produzione di energia, nella gestione e manutenzione del territorio, nell'agricoltura sociale». Le foreste, infatti, «svolgono molteplici funzioni (sociali, economiche ed ambientali) interdipendenti, spesso simultanee e concentrate nello stesso luogo». Ma, per preservare tale multifunzionalità, è necessaria anzitutto una più approfondita e dettagliata conoscenza del territorio, cioè come sostiene il presidente di Uncem «occorrono approcci di gestione equilibrati fondati su adeguate informazioni sulle foreste».
In conclusione, quindi, gli obiettivi di consolidamento del tessuto produttivo agro-forestale e di «mantenimento di concrete opportunità di sviluppo» richiedono «il miglioramento della competitività attraverso innovazione e modernizzazione, rafforzamento dell'integrazione delle filiere agricole, agro-alimentari e forestali e lo sviluppo di nuove capacità e competenze».
Detto questo, tre sono le cose da puntualizzare: anzitutto è ovvio che il comparto energetico rappresenta uno degli ambiti di sviluppo economico attualmente più promettenti, per la montagna toscana, in termini di crescita potenziale. Questa evoluzione va dallo sviluppo della filiera montana delle biomasse (che per motivi territoriali tende peraltro ad orientarsi spontaneamente verso la filiera corta) all'inserimento degli impianti di intercettazione dell'energia eolica (oltre che del solare), fino alle potenzialità annesse alla messa in opera di impianti idroelettrici, specie se di piccola taglia.
E, in generale, un incremento della redditività delle foreste e delle aree forestali toscane non può non passare anche attraverso un moderato ma stringente aggiornamento infrastrutturale: e ciò vale sia in termini di infrastrutture immateriali, sia materiali "tradizionali", sia anche per quanto riguarda le cosiddette "infrastrutture forestali" (piste camionabili, piste di esbosco, aree di concentrazione, linee di teleferica, radure anti-incendio).
Infine, è da citare il fatto che da un "rilancio" dell'economia montana regionale dovrà comportare necessariamente anche una maggiore pressione sul bosco, sia per quanto riguarda il prelievo legnoso, sia per l'asportazione dei resti di lavorazione e del sottobosco (elemento potenzialmente critico, una volta che si sarà affermata una vera filiera delle biomasse, a causa dell'impoverimento del bilancio di elementi nutritivi), sia in termini di impatto "fisico" legato alle fasi di taglio ed esbosco, alla presenza degli operatori, alla citata intensificazione delle infrastrutture necessarie, eccetera.
E, tutti e tre gli elementi citati (energia, infrastrutture, impatto territoriale, a cui va aggiunta la politica di gestione e valorizzazione delle aree protette), sono da considerarsi tra i principali discriminanti per il futuro dell'economia montana regionale: il rilancio di essa, cioè - obiettivo, come detto, di primo piano per la Toscana dei prossimi anni - dovrà infatti essere inevitabilmente affrontato passando soprattutto per questi "colli di bottiglia", ma ciò andrà fatto tenendo come obiettivo prioritario il perseguimento della sostenibilità ambientale, sociale ed economica di ogni politica di rilancio attuata. Così come pari dignità, in questo confronto tra diversi (ma affini, e tra loro auto-rafforzanti) drivers di sviluppo per i boschi e per l'economia della montagna toscana, deve essere attribuita agli obiettivi di mantenimento dell'armonia paesaggistica, che poi a sua volta si traduce in garanzia di vivibilità per le popolazioni locali e in fattore di rafforzamento dei flussi turistici.