[17/05/2010] News

La mina del pateracchio nucleare sul cammino del nuovo governo britannico

LIVORNO. Il nuovo governo di coalizione britannico tra conservatori e liberaldemocratici nasce con un grosso ingombro: il nucleare. La nomina a ministro dell'energia di Chris Huhne preoccupa non poco le industrie nucleari inglesi e la francese Edf. Si tratta di una scelta sorprendente, visto che l'esponente liberaldemocratico si è sempre duramente opposto alla politica nucleare dei Tory che nel loro programma elettorale prevedevano la costruzione di 10 nuove centrali nucleari nel Regno Unito con l'obiettivo di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e per arrivare addirittura a zero emissioni di carbonio nella produzione di energia elettrica.

Il neo-premier conservatore Cameron e il suo vice lib-dam Clegg hanno cercato di uscirne con una dichiarazione comune che sembra un mal raffazzonato pateracchio: «I liberaldemocratici si sono a lungo opposti a qualsiasi nuova costruzione nucleare. I conservatori, invece, si sono impegnati a consentire la sostituzione delle centrali nucleari esistenti, purché siano soggette al normale processo di pianificazione per i grandi progetti (sotto il new national planning statement) ed inoltre a condizione che non ricevano sovvenzioni pubbliche. Abbiamo concordato un processo che permetterà ai liberaldemocratici di mantenere la loro opposizione al nucleare pur consentendo al governo di presentare il national planning statement alla  ratifica da parte del Parlamento perché le nuove costruzioni nucleari diventino possibili. Questo processo comporta: che il governo completi la stesura di una dichiarazione di pianificazione nazionale e la rimetta al Parlamento; un accordo specifico che il portavoce dei liberaldemocratici potrà usare contro la dichiarazione di pianificazione, ma sul quale i parlamentari liberaldemocratici si asterranno, e la chiarezza che questo non sarà considerato come una questione di fiducia».

Quindi, a prima vista i liberaldemocratici avrebbero ceduto sul nucleare, probabilmente in cambio della promessa di non costruire nuove centrali. Le industrie nucleari hanno fatto buon viso a cattivo gioco sulla nomina di  Huhne sperando che alla fine la crisi economica costringa i loro amati Tory a sostenere (e soprattutto finanziare) nuove centrali nucleari. Gli stessi Clegg e Huhne hanno confermato, tra i crescenti mugugni della base lib-dem, che la loro opposizione al nucleare è "not theological", ma basata sui costi eccessivi per la costruzione di nuove centrali, lasciando intendere che potrebbero essere disposti al compromesso. Potenza delle poltrone...

Comunque quel che preoccupa le imprese nucleari è che Tory e liberaldemocratici abbiano trovato l'accordo su un punto: non dare al nucleare alcuna sovvenzione diretta, cosa che lascia però le mani libere ai conservatori per rilanciare gli investimenti nucleari aumentando artificialmente il prezzo delle quote di carbonio in commercio sul mercato comunitario delle emissioni. I liberaldemocratici però potrebbero chiedere un indagine sui costi pubblici del nucleare che potrebbe ritardare l'approvazione della nuova legge promessa agli industriali dai conservatori.

L'idea che sia proprio l'antinuclearista Chris Huhne a dover scrivere le politiche di regolamentazione ed a fissare il calendario per il nucleare non fa dormire sonni tranquilli alla lobby nuclearista che aveva puntato tutto su una vittoria dei Tory, nelle loro orecchie riecheggia ancora quanto diceva solo pochi giorni fa in campagna elettorale il neo-ministro dell'energia: «Dopo  Three Mile Island e Chernobyl, nessun investitore del settore privato ha costruito una centrale nucleare in qualsiasi parte del mondo senza ferree sovvenzioni del governo. La Banca Mondiale si rifiuta di concedere prestiti per progetti nucleari a causa della lunga storia di perdite economiche. Il nostro messaggio è chiaro, No al nucleare, in quanto non è una scorciatoia, ma un vicolo cieco».

Un vicolo cieco nel quale sono finiti anche i liberaldemocratici britannici e che rischia di far sbattere l'intero governo non appena la base lib-lab si accorgerà del tradimento e richiamerà i suoi parlamentari (eletti in collegi uninominali e legati agli umori del territorio) al rispetto delle promesse fatte. Il pateracchio tory-lib-dem potrebbe rivelarsi una bella mina per il governo di coalizione e per la credibilità del partito liberaldemocratico.

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