
[18/05/2010] News
LIVORNO. Nature Geoscience pubblica lo studio "Consistent geographical patterns of changes in high-impact European heatwaves" che evidenzia come «Le proiezioni del cambiamento climatico suggeriscono che ondate di caldo estivo europee diventeranno più frequenti e gravi nel corso di questo secolo. Coerentemente con la tendenza osservata in questi ultimi anni, gli effetti più gravi derivanti dalle ondate di calore di più giorni, associate a temperature notturne calde ed alla relativa elevata umidità. Qui analizziamo una serie di simulazioni ad alta risoluzione del clima regionale e dimostriamo che esiste un "geographically consistent pattern" tra i modelli climatici».
I ricercatori prevedono che le modifiche maggiori avverranno nell'Europa meridionale, ma che le ondate di calore si spingeranno anche più a nord ed avranno forti ripercussioni sulla salute per i cittadini dell'Europa meridionale. «Per la Penisola Iberica e la regione del Mediterraneo - spiegano Fischer e Schär - la frequenza dei giorni di canicola si prevede un aumento da una media di circa due giorni per ogni estate per il periodo 1961-1990 a circa 13 giorni per il 2021-2050 e di 40 giorni per il 2071-2100. In termini di impatto sulla salute, le nostre proiezioni sono più gravi per i bacini idrografici a bassa quota nell'Europa meridionale e per le coste del Mediterraneo, interessando molti centri urbani densamente popolati. Troviamo che in questi luoghi, la frequenza delle condizioni pericolose di caldo aumenteranno anche in maniera notevolmente più veloce e più forte».
Lo studio definisce una canicola come un periodo continuo di 6 giorni con temperature che figurano tra il 10% delle più calde registrate in ogni regione nello stesso periodo, quindi una canicola in Grecia è molto più calda di una registrata in Scandinavia.
A soffrire di più la canicola prossima ventura da cambiamento climatico (stimata in 40,6 gradi) saranno le grandi città mediterranee: «Alcune tra le regioni più densamente popolate dell'Europa - si legge su Nature Geoscience - come le grandi regioni urbane di Atene, Bucarest, Marsiglia, Milano, Roma e Napoli, registreranno dei cambiamenti molto importanti dei loro indicatori sanitari».
Nel 2003 in Europa le ondate di caldo prolungate causarono almeno 40.000 decessi, ma il principale autore dello studio, Erich Fischer, dell'Istituto della scienza climatica ed atmosferica di Zurigo, dice di non sapere ancora fino a quale punto il futuro aumento delle ondate di calore potrà essere mortale: «L'inquinamento dell'aria potrebbe aggravare i problemi sanitari degli individui prima dei problemi respiratori o cardiaci con temperature atmosferiche più elevate. Lo studio non tiene conto del fatto che le città possono agire come "isole di calore", spesso più calde della campagna circostanti. D'altronde, delle previsioni climatiche migliori possono aiutare a garantire che gli individui a rischio, soprattutto i più anziani e i più giovani, restino all'ombra e bevano di più nelle giornate di grande calura. Le persone che vivono in Arizona dimostrano che è possibile adattarsi al calore. In clima così caldi, le persone evitano di fermarsi all'aperto nelle ore più calde della giornata».
Ma se lo scenario futuro previsto per il Mediterraneo europeo è quello dell'Arizona, allora si tratta di uno scenario desertico tipo nord Africa. Secondo Fisher «Lo studio é il primo a determinare le regione dell'Europa dove l'aumento delle temperature coinciderà con l'aumento dell'umidità, delle temperature più elevate la notte e delle canicole di lunga durata, vale a dire tutti i fattori che possono aggravare i problemi di salute. Per esempio, il riscaldamento climatico comporterà più umidità nell'aria nelle regioni del Mediterraneo, il che non permetterà agli individui traspirare quanto è necessario per affrontare l'eccesso di caldo. Le temperature più elevate la notte potrebbero così rendere il sonno più difficile. Vediamo l'aumento più importante del numero di queste giornate di condizioni pericolose per la salute lungo tutta la costa del Mediterraneo e nei bacini a bassa altitudine quali la Pianura Padana o del Danubio».