[06/08/2009] News toscana

Riparte il dibattito sull'Arno a Firenze. Quali carte sono sul tavolo?

FIRENZE. Come ogni stagione estiva, si riapre il dibattito sul rapporto tra Arno e Firenze, con particolare attenzione al potenziamento dell'utilizzo delle sponde per attività diurne e serali al fine di (come dice lo slogan che tutte le estati risuona immancabilmente) "aprire il fiume alla città". Per quest'anno è l'edizione fiorentina di "Repubblica" a dare il via alle danze, riportando i progetti intrapresi dal quartiere 1 (centro) e dalla provincia di Firenze.

Solitamente il dibattito prosegue per tutta la prima parte dell'estate, poi con le prime piogge si arresta, e rimangono sul tavolo solo i (pochi) progetti compatibili con la spiccata natura torrentizia del principale fiume toscano. E' infatti il capriccioso regime idrico dell'Arno, insieme probabilmente al sempre pressante ricordo dell'alluvione del 1966, ad avere finora in buona parte vanificato gran parte dei molteplici progetti presentati.

Ma gli eventi adesso potrebbero ricevere una spinta inedita, a causa di diversi fattori nuovi che sono entrati in gioco: anzitutto, in attuazione di indicazioni contenute nella direttiva acque (2000/60/CE) per la semplificazione della gestione della gestione della risorsa idrica e degli assetti idrogeologici, è in corso una generale ridiscussione del ruolo delle Autorità di bacino. In particolare, l'ente gestore del bacino dell'Arno è stato incaricato della redazione del piano per il distretto "Appennino settentrionale", che comprende tutta la Toscana (tranne il bacino del Serchio, che continuerà ad essere gestito da un'autorità dedicata), ma anche parti dell'Emilia-Romagna, della Liguria e delle Marche.

Il piano del distretto è stato presentato il 16 luglio, ed è ora disponibile per le osservazioni degli interessati, in attesa della presentazione del piano nazionale (22 dicembre 2009, almeno in teoria) che riunirà i piani locali degli 8 principali distretti. La generale ridiscussione della gestione della risorsa idrica, finalizzata in primo luogo alla semplificazione e ad un migliore chiarimento sulle competenze dei vari organi di governance, potrà avere anche conseguenze importanti riguardo al tratto fiorentino del  bacino dell'Arno, come riportato anche da "Repubblica" stesso.

Altro fattore di potenziale evoluzione della discussione sull'Arno a Firenze è il fatto che, dopo anni e anni di immobilismo, qualcosa è stato fatto, sulle sponde del fiume: alcuni ex-impianti ricettivi ormai chiusi (Villa Kasar, Lidò, Teatro dell'acqua) sono stati demoliti, e hanno fatto passi avanti i progetti per la spiaggia sulla sponda sinistra (zona piazza Poggi), ormai giunto al suo terzo anno di vita, e quello per bar e eventi musicali più a valle, presso la pescaia di santa Rosa.

Infine, non si può omettere, tra i fattori che fanno sperare in un cambio di marcia nella discussione, la considerazione relativa al recente insediamento della nuova giunta comunale e alle prospettive legate alla sbandierata volontà di attuare politiche innovative rispetto al passato. Una volontà che, giusta o sbagliata che sia, avrà sicuramente un impatto sulle politiche per il fiume, finora spesso trascurate per vari motivi, tra cui sicuramente sono preponderanti quelli spiegati in apertura. E mettiamoci anche la considerazione che il nuovo sindaco, Renzi, proviene da un'esperienza quinquennale di governo della Provincia, e proprio sui progetti per l'Arno (incluso quello per il recupero energetico da mini-impianti mimetizzati nei salti d'acqua del fiume) ha investito notevoli risorse politiche: nei cento punti del suo programma, oltre al citato progetto per il mini-idroelettrico (punto 47), si parla dell'Arno al punto 62: «Protocollo d'intesa con tutti gli enti interessati per chiarire responsabilità e competenze. Approvazione progetto Riva Destra (attivato in parte dalla scorsa amministrazione, prevede la riapertura di alcune strutture di interesse artistico-architettonico situate in Oltrarno, ndA). Interventi sulle sponde di vivibilità. Primi eventi già nell'Estate 2009».

Per i tre motivi spiegati appare quindi realistica la prospettiva che davvero, stavolta, si possa attuare un percorso di sviluppo delle sponde del fiume nel tratto fiorentino, e in questo senso è da salutare con soddisfazione la prospettiva dell'apertura, a settembre, di un "Tavolo per l'Arno" tra Quartiere, Comune e Provincia. Resta però da vedere quale sviluppo sarà perseguito, se cioè nell'azione di risistemazione verranno fatti prevalere gli obiettivi "sociali" o quelli più strettamente "ambientali" e come verranno affrontate quelle situazioni in cui i due obiettivi non coincidono: solo a titolo esemplificativo, si pensi alla realizzazione del mini-idroelettrico sulle briglie del fiume, un progetto che prevede l'installazione (dati Peap provincia di Firenze) di circa 3,5 Mw di potenza nel tratto fiorentino. Un valore non da poco (che si sommerà, nelle previsioni, ai 43,6 Mw di potenza installabili nei vari bacini degli affluenti dell'Arno in provincia), ma per il cui ottenimento occorreranno strutture che (pur nella mimetizzazione prospettata) avranno necessariamente un loro impatto, sia visivo sia per l'accessibilità alla popolazione nelle aree dove saranno situati gli impianti.

Altro caso emblematico riguarda quegli isolotti che negli ultimi anni si sono sviluppati nel fiume, ad esempio proprio davanti alla "spiaggia" di piazza Poggi, e che col tempo e col radicarsi dei salici e dei pioppi cresciuti spontaneamente stanno acquisendo (almeno a giudicare dalla varietà e diversità della fauna avicola che vi si sta progressivamente instaurando) un certo "valore aggiunto" naturalistico ed ecologico: questo valore aggiunto sarà sfruttato e potenziato, magari per diversificare l'offerta turistica valorizzando, oltre all'arte e alla bellezza di Firenze, anche i suoi ecosistemi urbani sulla scia di quanto avviene in varie realtà del nord Europa (Amsterdam, Praga, Budapest), oppure questi isolotti verranno trasformati in nuove spiagge e nuove piste da ballo lasciando perdere ogni velleità di recupero ecologico urbano?

Sono, questi, solo due esempi, ma indicativi del fatto che per le sponde dell'Arno serve una strategia integrata, e obiettivi chiari, che non dimentichino né gli aspetti sociali né quelli ambientali. E, anche se siamo sicuri che la necessità di sicurezza dalla piene improvvise (anche per le infrastrutture ricettive temporanee messe in opera) sarà tenuta in debita considerazione dai decisori politici, va comunque ribadito il rischio che, con l'intensificarsi del surriscaldamento globale e l'aumento della copertura artificiale del suolo a monte, gli eventi alluvionali siano destinati ad aumentare in numero (forse), ma in intensità sicuramente, anche se a questo proposito l'azione regimante del Bilancino e delle altre dighe a monte sta svolgendo egregiamente il suo ruolo.

E' quindi da ribadire, per ora, come non si possa parlare dell'Arno a Firenze senza parlare delle politiche idrogeologiche dell'intero bacino, o delle politiche di forestazione e di incremento della stabilità e stratificazione dei soprassuoli vegetali compiute in Casentino, o finanche delle politiche generali attuate, su scala locale e mondiale, per il contrasto e l'adattamento ai cambiamenti climatici. E in tutto questo deve entrarci anche la politica comunale, provinciale e regionale per l'energia, le questioni legate alla qualità dell'acqua, alla disciplina dei prelievi per industria e agricoltura, e così via: insomma, nessuno aveva detto che la discussione sarebbe stata facile. Ma è comunque il momento di portarla a termine, una volta per tutte, e tenendo presente che, per il principio dei vasi comunicanti, ogni parola e ogni impegno spesi su quei 3-4 km di Arno in mezzo a Firenze sono conseguenza, e a loro volta sono causa, di altre mille parole e impegni spesi a livello provinciale, regionale, nazionale e globale.

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