[06/08/2009] News toscana

Tirreno: ecco la nuova medusa-killer (della pesca)

FIRENZE. Non è urticante per l'uomo, ma nutrendosi di uova e larve di pesci e di piccoli crostacei sottrae risorse alimentari significative alle popolazioni ittiche, con danni notevoli sia per la biodiversità sia per l'industria della pesca. Si tratta dello cnetoforo Mnemiopsis leyidi, organismo planctonico pluricellulare simile alle comuni meduse, che in questi giorni è stato avvistato in Liguria, al largo di La Spezia.

La segnalazione, di cui hanno parlato in questi giorni "Il secolo XIX" e "Il Tempo" in seguito ad un lancio Ansa del 3 agosto, è stata avanzata da Fernando Boero, biologo marino e titolare del progetto "Occhio alla medusa" per una rete mediterranea di segnalazione e studio delle infestazioni di meduse, attuato dall'associazione Marevivo e dalla Commissione internazionale per l'esplorazione scientifica del Mar Mediterraneo (Ciesm).

Una curiosità: quando greenreport parlò del rischio di una progressiva sostituzione delle meduse ai pesci nelle nicchie ecologiche da essi occupate anche nel Mediterraneo (16 giugno), e sulle conseguenze sulla salute umana e soprattutto sull'economia della pesca, ci focalizzammo proprio sul caso-limite rappresentato dall'invasione delle meduse pettine nel mar Nero, evento che secondo la National science foundation americana ha comportato, in soli 8 anni, un aumento della biomassa complessiva di questi cnetofori che ha raggiunto punte di oltre 900 milioni di tonnellate, un valore che secondo la Nsf è «superiore di oltre 10 volte al peso di tutte le catture di pesce annuali nell'intero pianeta.

E tutto questo è avvenuto in soli 8 anni a partire dal 1982, anno in cui avvenne la "fuga" delle meduse alloctone dalle cisterne stabilizzatrici di petroliere giunte dall'oceano e ancorate nel mar Nero. I danni economici, sempre secondo stime Nsf, si aggirarono sui 350 milioni di $: e attualmente è il turno del mar Caspio, dove l'infestazione è in corso e sono attesi danni economici ancora maggiori.

E ora questi organismi, secondo la segnalazione, sono alle porte della Toscana. Certo, va ribadito che il contesto è quello di una perdurante scarsità di dati (a cui stanno cercando di porre rimedio iniziative come il programma "Occhio alla medusa"), e non va dimenticato il fatto che l'aumento delle segnalazioni (anche riferite alla ben più temibile, perchè molto tossica per l'uomo e dotata di tentacoli urticanti semi-invisibili e lunghi decine di metri, caravella portoghese - Physalia Physalis - che nel corso di questa primavera è stata avvistata più volte nei mari toscani) può essere anche legato alla maggiore sorveglianza, alla diffusione della rete e del web 2.0, alla maggiore navigazione, ecc.

Ma non si può omettere che la sostituzione delle meduse ai pesci è evento che, a causa dell'azione combinata della diminuizione della quantità di grandi predatori (tartarughe in particolare, ma - anche se su questo sussistono dubbi - anche tonni, squali e pescespada), dei cambiamenti climatici (de-sincronizzazione dei ritmi biologici e della catena alimentare, delocalizzazione degli areali, aumento delle temperature e della salinità causata anche dai minori apporti fluviali) e in generale della pesca condotta a livelli insostenibili, è destinato a verificarsi sempre più, e probabilmente il problema è destinato a esplodere in un futuro sempre più vicino. Ciò, naturalmente, è per ora solo una prospettiva (anche se terrificante), e non è una previsione supportata da studi sufficientemente approfonditi.

Ma il trend è quello, e le prove a favore di esso continuano ad accumularsi, come testimonia anche il fatto che le meduse pettine sono considerate dall'Iucn tra le specie aliene più pericolose per gli ecosistemi in cui si insediano. E il problema è che per ora siamo ad un solo avvistamento di meduse pettine, e a una decina al massimo di caravelle portoghesi (di cui sono state avvistate due diverse sottospecie): ma fino a poco tempo fa eravamo a zero, e oggi è ben peggio di ieri: come sarà domani?

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