[19/05/2010] News
FIRENZE. Si apre domani a Roma la prima "Conferenza nazionale per la biodiversità'' che come ribadito dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo assume un'importanza peculiare «Il 2010 è stato proclamato dall'Onu Anno internazionale della Biodiversità per evidenziare all'attenzione del mondo intero la questione dell' impoverimento ambientale del pianeta a seguito della distruzione di habitat ed ecosistemi e le inevitabili conseguenze sul benessere umano.
Quindi il 2010 segna anche per l'Italia un momento di particolare importanza per la definizione della Strategia nazionale per la biodiversità, attraverso la quale integrare le esigenze della biodiversità con lo sviluppo e l'attuazione delle politiche settoriali nazionali e regionali».
Il lavoro del resto non manca sia a livello internazionale che per il nostro Paese come evidenziato nel dossier di Legambiente "Biodiversità a rischio": cinquanta miliardi di euro l'anno, a tanto ammontano i costi derivanti dal degrado degli ecosistemi secondo le stime Ue il che segnala che la perdita di specie viventi non è stata bloccata e la biodiversità gode di pessima salute. Nel rapporto l'associazione ambientalista ha incrociato numeri, analizzato cause, ipotizzato scenari per illustrare la gravità della situazione a istituzioni e cittadini.
Secondo l'ultimo aggiornamento della Lista Rossa della Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) un terzo delle forme viventi nei vari ecosistemi del nostro pianeta è a rischio di estinzione, mentre per il "Millennium ecosystem assessment" (un progetto lanciato dalle Nazioni Unite nel 2000 per valutare le conseguenze che i cambiamenti degli ecosistemi hanno apportato al benessere dell'umanità) circa i due terzi degli ecosistemi nel mondo sono in declino. La terza edizione del "Global Biodiversity Outlook", il rapporto sulla biodiversità prodotto dalla "Convention on Biological Diversity" dell'Onu, conferma che «dopo aver esaminato più di 110 rapporti nazionali e numerose valutazioni scientifiche indipendenti, il mondo ha fallito gli obiettivi che si era dato, di ridurre significativamente il tasso di perdita di biodiversità entro il 2010».
E ancora. Secondo uno studio dell'Agenzia per la valutazione ambientale dei Paesi Bassi (Growing within Limits, ottobre 2009), con questo trend, entro il 2050 avremo una riduzione del tasso di biodiversità pari al 15%. Queste alcune delle fonti riportate e analizzate nel dossier di Legambiente in cui sono inseriti casi specifici per il territorio italiano ed europeo dove un recente sondaggio di Eurobarometro, rileva che molti cittadini europei non comprendono cosa s'intenda per biodiversità e ritengono di non essere adeguatamente informati sul suo effettivo valore.
«Per tutelare questo bene indispensabile - ha sottolineato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente - è fondamentale il contributo che le diverse politiche, locali e nazionali, possono dare nell'implementare processi di sviluppo finalizzati non solo alla conservazione e alla salvaguardia della biodiversità ma anche alla promozione di un uso sostenibile delle risorse dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Malgrado gli obiettivi del 2010 non siano stati raggiunti, negli ultimi anni sono state comunque intraprese azioni a favore della biodiversità. L'impegno di Legambiente- ha continuato Nicoletti- tradotto in progetti, campagne e iniziative specifiche per la conservazione della natura, ha contribuito a salvare dall'estinzione alcune specie, dall'orso bruno marsicano al lupo, la cui presenza nel territorio appenninico è di assoluta rilevanza nazionale e comunitaria. Legambiente ha, inoltre, messo in atto una serie di misure per la salvaguardia delle tartarughe marine, della lontra, del grifone, del cervo, della zelkova sicula, delle farfalle e di molte altre specie animali e vegetali».
I casi positivi non mancano (ad esempio il ritorno della foca monaca nelle acque italiane, la ricomparsa delle api e leggera diminuzione della deforestazione) ma le cause che hanno portato alla perdita di biodiversità animale e vegetale con conseguenze anche per l'uomo (inquinamento industriale, desertificazione, cambiamenti di uso del suolo, introduzione di specie aliene, distruzione e frammentazione dell'habitat, riscaldamento globale) non hanno trovato una risposta che faccia almeno invertire la tendenza. Di questo passo i costi economici derivanti dal degrado degli ecosistemi e perdita complessiva di benessere sono stimati pari al 7% del Pil nel 2050.
«Il nostro auspicio - ha ripreso Nicoletti - è che la Conferenza nazionale per la biodiversità, che si terrà a Roma dal 20 al 22 maggio, rappresenti l'avvio di un lavoro concreto del ministero dell'Ambiente e degli altri soggetti interessati, come le Regioni, le aree protette, gli enti di ricerca e le associazioni, per giungere alla definizione di una strategia nazionale per la Biodiversità in maniera condivisa e realmente partecipata» ha concluso l'esponente di Legambiente.