[20/05/2010] News
ROMA. Il Partito democratico in occasione della Conferenza nazionale sulla biodiversità che inizia oggi a Roma ha licenziato un lungo documento molto critico con il governo. I democratici partono dell'assunto che «La biodiversità è l'architrave della qualità della vita del nostro Pianeta. Salute, fertilità del suolo, cibo, clima, quantità e qualità dell'acqua, utilizzazione di risorse naturali, coesione sociale, pace durevole, conservazione degli habitat e equilibrio faunistico, difesa e valorizzazione delle cultivar vegetali e delle razze animali, sono la diretta conseguenza della consapevolezza e della capacità dell'uomo nel riconoscere l'importanza di mantenere ed accrescere il tasso di biodiversità sulla Terra come nei singoli Paesi» e poi accusano sia il governo che le regioni amministrate dal centro-desta di derubricare «la responsabilità dell'uomo verso le altre specie e la vita stessa sulla Terra, hanno costantemente praticato politiche contrarie alla conservazione della natura e contrastato, nei fatti, qualsiasi azione strutturale volta a conservare il grande patrimonio intergenerazionale costituito dalla biodiversità ed a recuperarne il suo valore, individuando politiche adeguate». Un patrimonio che fa dell'Italia uno dei Paesi più ricchi di biodiversità in Europa e che viene ricordato nel documento del Pd: «circa 57.000 specie animali (un terzo di quelle europee) e 5.600 specie floristiche (metà di quelle europee) delle quali il 13,5% sono specie endemiche, o la biodiversità colturale e delle sementi ad uso alimentare che in questi decenni solo i saperi e la fatica degli agricoltori hanno consentito di conservare». L'accusa al centrodestra è quella di ostacolare l'approvazione «di una legislazione chiara e coerente in materia, ad iniziare dalla piena attuazione delle Convenzioni internazionali e dal recepimento integrale delle Direttive Comunitarie in materia di conservazione della natura che, addirittura, viene osteggiato. Lo dimostrano i ripetuti tentativi del centrodestra di ricorrere ai condoni edilizi, di tagliare le risorse per la difesa del suolo, di promuovere, riaprendo un inutile quanto dannoso conflitto, forme di caccia deregolamentate, di ridurre i finanziamenti ai parchi e di ostacolare la nascita di nuove aree protette, per difendere i privilegi corporativi ed egoistici contro l'interesse generale per la difesa del territorio, degli habitat e delle specie».
Il Pd è insoddisfatto per come è stata organizzata la Conferenza nazionale per la biodiversità: «Chi pensava di vedere qualche novità positiva rimarrà probabilmente deluso. Il Governo e il Ministro dell'Ambiente, on. Prestigiacomo, non arrivano a questo appuntamento con le carte in regola per dare il segno, di fronte alla Comunità internazionale e nazionale, di un cambio di passo e di concretezza della proposta italiana. Per come è stata (dis)organizzata e per i contenuti che sono trapelati l'iniziativa appare vissuta come un atto burocratico dovuto e una modesta operazione di immagine, vuota di contenuti, tesa ad occultare le iniziative che le destre stanno portando avanti contro la tutela della biodiversità» I democratici lamentano l'esclusione «di qualsiasi interlocuzione di merito nella stesura del documento di base con il mondo scientifico, le regioni, i parchi, l'associazionismo ecologista, gli ambiti venatori e gli enti locali. Nonostante la Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro del 1992 e i documenti comunitari che ne sono conseguiti abbiano fatto esplicito riferimento all'agrobiodiversità come componente importante della biodiversità, non ci risulta alcun coinvolgimento del mondo agricolo. La sfida di costruire una Strategia nazionale per la biodiversità è stata trattata in modo burocratico e centralistico, mentre precondizione essenziale per l'ambizioso obiettivo di tutela richiede esattamente l'opposto, cioè riuscire a mobilitare pienamente e in modo consapevole tutte le espressioni sociali, generazionali, culturali e istituzionali della società». Critiche pesanti anche al Comitato nazionale per la biodiversità con la presenza di 11 ministeri e con solo 3 rappresentanti delle regioni, nessuno degli enti locali, solo un rappresentante del mondo scientifico e nessuno dei parchi e degli altri soggetti interessati. «Inoltre, il documento predisposto dal Ministero dell'Ambiente, oltre a scontare i problemi di metodo, è puramente esortativo ed estremamente generico perché privo di obiettivi e di responsabilità precise, di scadenze temporali, di dati analitici di base sullo stato della biodiversità, di indicatori numerici per il successivo monitoraggio dei risultati, di processi di feedback e di rimodulazione delle azioni sulla base di risultati periodici accertati, e, non ultimo, della necessaria quantificazione delle risorse finanziarie occorrenti e disponibili». Il Pd propone «Un Comitato di alto livello scientifico in cui fare sintesi delle migliori conoscenze oggi disponibili per porle al centro della discussione di un Tavolo Nazionale di altrettanto alto profilo in cui ridurre la presenza ministeriale e favorire quella delle regioni, delle aree protette, delle associazioni e delle categorie sociali e produttive maggiormente chiamate in causa dagli obiettivi di conservazione. Un comitato tecnico-scientifico conoscitivo in grado di costruire insieme alle regioni, agli enti locali e alle forze della cultura, sociali e produttive un processo partecipativo di stesura della Strategia sulla biodiversità, la cui approvazione finale è demandata alla Conferenza Stato-Regioni, che impegni realmente il Governo e stabilisca risorse finanziare certe per raggiungere ambiziosi obiettivi condivisi».
Il documento si conclude con 4 impegni e 10 proposte per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020 e contribuire alla qualità della vita del Paese.
«Occorrono impegni precisi e trasparenti (metodo, strumenti, tempi, risorse) - dicono i democratici - per superare i gravi limiti in cui versa la struttura conoscitiva e di controllo della governance ambientale in Italia, ed in particolare urge: Redigere la "Carta della Natura", prevista da circa 20 anni, che è lo strumento fondamentale per valutare lo stato della biodiversità, la sua consistenza, la sua distribuzione e la sua evoluzione potenziale; istituire una sede nazionale di alto livello tecnico nella quale fare convergere e lavorare le più alte conoscenze scientifiche in campo naturalistico esistenti nel nostro Paese; Definire e finanziare un coerente sistema di monitoraggio della biodiversità, di scala nazionale e regionale, fondato su solidi criteri tecnico-scientifici; Predisporre le relazioni sullo stato di applicazione delle principali norme in materia, a partire dalle leggi 394/91 e 157/92, anche al fine di stabilire un rapporto più organico tra le normative e stabilire un nesso più forte tra tutela della natura e attività di utilizzo, tra mantenimento e recupero del patrimonio faunistico e tutela e ripristino degli habitat operati da Regioni, Province, Aree Protette, Ambiti Territoriali di Caccia, Comprensori Alpini, Autorità di Bacino, ecc».
Le 10 scelte politiche specifiche ed essenziali da fare secondo il Pd sono: 1. Ripristinare adeguati finanziamenti per le Aree Protette nazionali (Parchi nazionali e Aree Marine Protette), ridotte in questi ultimi due anni di oltre il 20%; 2. Ristornare alle Regioni e alle Istituzioni delegate, almeno nella misura del 50%, le tasse venatorie di concessione governativa, da destinare ai fini del miglioramento della gestione dell'ambiente, del territorio e della fauna selvatica; 3. Emanare il DPR che ponga definitivamente fine all'approvazione di disposizioni regionali che tendano a introdurre la possibilità di abbattere specie protette e stravolgere le Direttive Comunitarie per gli Habitat e le Specie, anche con l'allungamento improprio dei tempi di caccia; 4. Predisporre atti che, partendo dalla clausola di salvaguardia, stabiliscano l'abbandono di qualsiasi intenzione di introdurre in Italia la coltivazione in campo aperto di Organismi Geneticamente Modificati a salvaguardia dell'eccellenza del made in italy, della qualità del nostro comparto agroalimentare e della salute dei cittadini; 5. Chiudere le procedure di infrazione comunitarie che riguardano le Direttive in campo ambientale; 6. Sostenere la ricerca pubblica, rafforzando economicamente gli Istituti deputati, a cominciare dall'Ispra, ed uscendo dalla fase commissariale; 7. Rafforzare ed incrementare la biodiversità agricola ed alimentare, partendo dalle cultivar vegetali e dalle razze animali a rischio di estinzione. Occorre sostenere le imprese agricole e forestali che svolgono attività che incentivano la tutela e l'incremento della biodiversità, adottano sistemi di certificazione ambientale, si impegnano al mantenimento e alla riproduzione di cultivar vegetali e razze animali autoctone, ne promuovono e valorizzano lo sviluppo attraverso il recupero, la diffusione della conoscenza e la commercializzazione, adottano pratiche agricole e forestali utili a contrastare i cambiamenti climatici, a trattenere carbonio e a consumare meno risorse idriche; 8. Mettere un argine invalicabile ad un indefinito consumo del suolo partendo dalla riduzione di "occupazione" di territorio naturale, orientando le trasformazioni urbanistiche e territoriali alla riqualificazione, al recupero nonché alla radicale ricostruzione delle tante aree già costruite, dismesse e degradate; 9. Dare più concretezza, recuperando taluni ritardi regionali, per mantenere stretto il rapporto tra caccia conservativa e tutela ambientale, all'applicazione della legge 157/92: una normativa avanzata che, fuori da strumentali dispute propagandistiche ed ideologiche, ha dato prova di se sul piano gestionale e ha consentito la pacificazione fra cacciatori, agricoltori e ambientalisti. Favorire la partecipazione e la concertazione tra le forze interessate dal cui indifferibile confronto potranno scaturire le eventuali migliorie utili a promuovere l'ambiente, una caccia in sintonia con la società e la conservazione del patrimonio faunistico; 10. Sostenere l'approvazione in Parlamento, in tempi brevi, della proposta di legge numero 2744 "Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare" (Cenni ed altri), presentata alla Camera dei Deputati. Un provvedimento che promuove il recupero, la protezione e la valorizzazione economica delle risorse agricole autoctone, attraverso le comunità locali e il sostegno al ruolo degli agricoltori custodi.