[21/05/2010] News

La direttrice della European environment agency (Eea) a greenreport: «creare connessioni con la “gente” per far capire il link tra economia ed ecologia»

FIRENZE. «Oltre a fare pressione sui decisori politici, è necessario dare alla cittadinanza gli strumenti adatti per comprendere la necessità di usare in un modo migliore le risorse del mondo. Per questo agiamo sotto due linee di azione: non solo per facilitare la comunicazione dei "politici" verso la "gente", ma anche per sostenere la comunicazione in direzione opposta».

Questa duplice linea di azione di matrice comunicativa è «lo scopo fondamentale dell'Agenzia europea per l'ambiente» (Eea, European environment agency) e anche la motivazione centrale che ha portato allo sviluppo di "Eye on earth", il portale dell'agenzia che, presentato oggi a Firenze, intende fornire in tempo reale informazioni sullo stato dell'ambiente in svariate città europee (in primo luogo lo stato dell'aria, delle acque, il consumo di suolo, il trend di emissioni climalteranti) a tutti gli utenti interessati, che a loro volta potranno inserire contenuti da associare alle informazioni scientifiche disponibili.

L'ottica del nuovo portale (sviluppato in partnership con Microsoft, e rintracciabile nella homepage del sito dell'Agenzia http://www.eea.europa.eu/) è quindi riconducibile - anche in termini di agile accessibilità - alla struttura del diffuso programma "Google earth", che ha recentemente aggiunto, nelle sue applicazioni, la possibilità per gli utenti di arricchire con un contributo personale (foto, video, testi, links) le informazioni presenti.

E' quanto spiegato ieri, alla presentazione della conferenza "Economia globale e crisi ambientale" che ha avuto luogo oggi nel capoluogo toscano, da Jacqueline McGlade (nella foto), dal 2003 direttrice esecutiva dell'Eea e il cui mandato quinquennale è stato rinnovato nel 2008. La conferenza, che ha visto la partecipazione di vari scienziati ed esperti di statistica (l'ex-presidente dell'Istat Luigi Biggeri), sostenibilità ambientale e sociale, cambiamenti climatici (tra cui citiamo l'attuale segretario operativo dell'Ipcc Gilles Sommeria) ed economia ecologica (come lo statunitense Robert Costanza) provenienti da varie parti del mondo - vedi link in fondo alla pagina - ha avuto luogo in occasione della assegnazione del premio ambientalista "Il monito del giardino", che per l'edizione 2010 ha visto tra i premiati la stessa McGlade, la quale ha tra le altre cose sostenuto che la passata conferenza di Copenhagen «non va considerata un vero e proprio fallimento, poiché comunque il suo svolgimento ha portato molte persone ad interessarsi del problema dei cambiamenti climatici, e questo è un elemento comunque positivo».

Certo è che non solo il dubbio risultato emerso da Copenhagen, ma in generale il limitato livello di comprensione del problema dei cambiamenti climatici e della necessità di una sostenibilità dello sviluppo nell'opinione pubblica, indicano sì la necessità di una migliore "scienza", ma soprattutto (almeno in questa fase) quella di una migliore "comunicazione" di questa scienza. Ne abbiamo discusso con la stessa Mc Glade.

Dottoressa McGlade, quali le linee strategiche che l'Agenzia europea per l'ambiente ritiene determinanti per una più ampia e più evoluta comprensione, da parte dell'opinione pubblica, della necessità di una sostenibilità dello sviluppo, anche in riferimento al suo intervento di ieri?

«Il principale presupposto da cui partiamo riguarda il fatto che, per la comprensione dei temi ambientali, le persone necessitano di essere indirizzate e di avere gli strumenti adatti per questa comprensione. E in questa attività di comunicazione va fatta una chiara distinzione per quanto riguarda la strategia da attuarsi in ogni settore: da una parte, cioè, vanno evidenziati i costi dell'inazione, per quanto riguarda le criticità ambientali, e dall'altra occorre porre i costi dell'agire.

Per i comuni cittadini, ciò consiste essenzialmente nel parlare degli impatti che le nostre attività quotidiane hanno sull'ambiente, e dall'altra parte l'effetto che a sua volta "l'ambiente" ha sulla loro vita e sul loro benessere quotidiano.

Inoltre, sia col lavoro dell'Eea sia con "Eye on earth", cerchiamo in pratica di monitorare ciò che i paesi fanno, e di dare loro un giudizio: in questo senso siamo un po' dei "cani da guardia" che vigilano sulle attività di politica ambientale attuate dagli stati, e sulla loro effettiva incidenza.

Ma, per la migliore comprensione e la più ampia diffusione degli studi compiuti, occorre riconoscere che siamo all'interno di una nuova rivoluzione nella comunicazione: quasi tutte le persone oggi hanno l'Applephone, o comunque comunicano tra loro attraverso i cellulari, gli sms eccetera. E sono anche questi i mezzi che intendiamo usare per creare anzitutto una forte connessione con le persone, e poi per far capire loro le connessioni che sussistono tra economia ed ecologia».

Questo perché non va dimenticato che la crisi finanziaria non solo ha forti implicazioni per l'ambiente, ma che - anzi - la crisi non è legata solo al denaro, ma è stata causata anche dal cattivo utilizzo che è stato fatto delle risorse disponibili. E quindi, per il rilancio dell'economia, noi puntiamo ad una ricostruzione basata sull'ambiente: e questo non significa ridurre la ricchezza, ma basare la crescita sulla sostenibilità ambientale».

Quali le finalità specifiche del nuovo portale "Eye on earth" che come Eea avete presentato oggi a Firenze?

«Serve sostanzialmente a dare alle persone uno sguardo agevole per comprendere il problema della limitatezza delle risorse. Risorse che vanno prima misurate, e poi gestite, ma appunto la gestione deve essere preceduta dalla misurazione: quanta acqua è disponibile all'interno di una nazione? Quanto suolo libero? Quanto è inquinata l'aria?

Queste sono le domande che ci poniamo in questo momento, e quelle informazioni che vogliamo rendere disponibili al pubblico attraverso "Eye on earth". Inoltre, la presenza chiara e facilmente comprensibile di queste informazioni ci è utile per fare pressione sui paesi stimolando in qualche modo il loro "orgoglio nazionale", inteso in senso politico, per intraprendere politiche finalizzate all'azione».

 

Torna all'archivio