[24/05/2010] News
ROMA. Secondo il rapporto "Diritti globali 2010" presentato oggi dalla Cgil, «L'Italia è completamente impreparata» per rispettare i tagli di emissioni di gas serra previsti dalla conferenza sul clima di Copenhagen del dicembre 2010. Secondo il documento «L'Italia del governo Berlusconi continua a caratterizzarsi per l'assenza completa di strategie di governo delle emissioni e per una marcata politica di disinvestimento sull'ambiente in generale».
Il rapporto è promosso dalla Cgil in collaborazione con Arci, ActionAid, Antigone, Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (Cnca), Fondazione Basso-Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente.
Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale del Cigno verde spiega che «Questa edizione del Rapporto mette a fuoco le grandi sfide sociali del presente che hanno tutte come obiettivo comune quello di tutelare i diritti umani. Attualmente, infatti, gli abitanti dei Paesi ricchi consumano almeno 10 volte di più rispetto a quelli dei Paesi poveri. Complessivamente i 500 milioni di abitanti più ricchi del Pianeta, che costituiscono circa il 7% della popolazione mondiale, sono responsabili del 50% delle emissioni globali di anidride carbonica che, secondo le stime per il 2008 della Neaa, l'Agenzia ambientale olandese, sono 31 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente Al contrario i più poveri del Pianeta, oltre 3 miliardi di persone, sono responsabili di appena il 6% delle emissioni, ma pagano il prezzo più alto dei mutamenti climatici. Sono queste le ragioni per cui, come si legge nella parte del Rapporto relativa all'ambiente, non solo la politica e la società civile globale hanno preso pienamente coscienza del surriscaldamento del Pianeta ma è diventato evidente anche ai più alti livelli istituzionali che sulla questione climatica convergono anche le crisi economica, sociale, alimentare e idrica. Il nuovo accordo internazione sul clima non potrà, quindi, eludere i temi dell'equità e della giustizia sociale. Se a livello scientifico è acclarato che i Paesi più poveri sono quelli che subiscono le maggiori conseguenze dei cambiamenti climatici, è ormai chiaro, anche politicamente che, senza garantire l'accesso a energia, tecnologie pulite e crescita economica a tutti i cittadini del mondo, non si giungerà mai a nessun punto d'incontro internazionale».
Tra le cifre presentate ci sono anche quelle di 'Sbilanciamoci!" che evidenzia come nell'ultima finanziaria approvata dal governo ci sono «50 milioni in meno al fondo per l'efficienza energetica, assenza dei fondi per le detrazioni al 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti. E poi non un centesimo sulla biodiversità e altri tagli a vari fondi per la tutela ambientale».
Secondo "Diritti globali 2010" i maggiori problemi riguardano le energie rinnovabili che sono ferme al 5,2% e che con questo trend di sviluppo (e con i finanziamenti risucchiati dal "Rinascimanto nucleare") difficilmente nel 2020 arriveranno al previsto 17%. L'Italia ha però un record: siamo il Paese più motorizzato d'Europa, : 598 auto ogni 1.000 abitanti, il 91% in più di mobilità motorizzata dal 1980.
Sergio Segio, il curatore del rapporto, evidenzia che «Lo stato dei diritti umani nel mondo è drammatico. Il Pianeta è incapace di sostenere ancora a lungo lo stile di vita e di consumi che i Paesi riccghi praticano da tempo e che quelli in via di sviluppo tendono ad imitare. In Italia, mentre la crisi brucia utili e ricchezze, i manager portano a casa bonus milionari. Nel frattempo i lavoratori perdono il posto e tirano la cinghia».
Secondo il rapporto «Le famiglie italiane sono rese più vulnerabili dalla presenza dei figli e i lavoratori non ce la fanno ad arrivare alla fine mese: il 15% dei nuclei in condizioni di povertà assoluta ha un capofamiglia occupato. L'Italia è maglia nera in Europa per la povertà minorile. E non stanno meglio i migranti: le rimesse sono diminuite del 10%. Le misure antipovertà? Un fallimento: la social card arriva solo al 18% delle famiglie colpite dalla povertà assoluta».
La Cgil spiega che il fatto che l'Italia "tiene" di fronte alla crisi non risponde a verità: «Nell'Ue i governi sono intervenuti in maniera significativa per dare nuova linfa all'economia reale e contrastare la disoccupazione. In Italia, poco o nulla è stato fatto. La vera riforma è il lavoro: senza non c'è reddito, non ci sono consumi». Tra le proposte concrete della Cgil la prima è quella dell'allungamento a 104 settimane del periodo di cassa integrazione. La buona notizia è che gli incidenti sono in calo, ma perché si lavora di meno: «La formazione sulla sicurezza è nulla o inefficace. La soluzione? Secondo l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, occorre coinvolgere i lavoratori nella valutazione dei rischi. Una soluzione semplice, ma di complicata realizzazione, a fronte delle resistenze culturali del mondo imprenditoriale e delle inadeguatezze delle istituzioni. Bisogna tornare al primato del fattore umano sulla tecnica».