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[25/05/2010] News
PISA. Si è conclusa la Conferenza nazionale sulla biodiversità preparata frettolosamente e male dal ministero dell'ambiente ignorando tra gli altri le regioni e i parchi che chiedono naturalmente di poter giocare il ruolo importantissimo che gli compete. Dopo il fallimento degli impegni assunti qualche anno fa da Matteoli a Montecatini in un incontro internazionale sulla biodiversità, ci riprova ora la Prestigiacomo che ha detto che per poterlo fare meglio il suo ministero sta lavorando anche ad una modifica della legge 394.
Insomma il ministro che in due anni non si è degnata di incontrare la rappresentanza dei parchi (come se i suoi colleghi non avessero mai incontrato sindaci, presidenti di provincia etc) ‘scopre' ora che i parchi vanno coinvolti ( meglio tardi che mai) e per questo pensa sia bene anche cambiare la legge 394 che pure non è da buttare.
Qui bisogna dire subito che il tempo delle furbate è finito. La legge stabilisce dal ‘91 che i parchi attraverso la Carta della natura (mai fatta) e la Consulta tecnica (abrogata e non rinnovata) avrebbero dovuto provvedere soprattutto a questa finalità. E da anni, infatti, si parla anche di un piano nazionale della biodiversità che non ha mai visto la luce mentre le regioni si sono tutte dotate di leggi al riguardo.
Se il ministero non ha provveduto a varare il piano nazionale più volte annunciato, se ha messo in frigo la Carta della natura, se ha abrogato ma non riordinato la Consulta tecnica come stabiliva una legge di oltre 10 anni fa ( dieci anni!) sulle sue colpevoli inadempienze la legge 394 c'entra come il cavolo a merenda. Tanto è vero che le modifiche di cui parla il ministero tendono a ridurre ulteriormente il ruolo degli enti parco nazionali che già non possono decidere neppure dell'acquisto di qualche sedia e il cui direttore è scelto da Roma e non dal parco. E se non bastasse al senato si sta discutendo una legge che estrometterebbe del tutto le regioni da qualsiasi competenza sulle aree protette marine con tanti saluti alla gestione integrata delle coste che è una condizione sine qua non per la tutela della biodiversità marino-terrestre come l'Unione europea chiede da anni. Se queste sono le intenzioni e i propositi del ministro vanno bloccati sul bagnoasciuga. E non si scomodino per favore le visioni ‘ideologiche' a cui si ispirerebbero gli ambientalisti nelle loro critiche. Un governo che sta pensando - tanto per cambiare - a nuovi condoni non può cercare scuse tanto vecchie e fasulle. Come le stanno cercando i nuovi amministratori del Piemonte che da 30 anni ha un sistema unico e da poco rinnovato di aree protette e il cui assessore vorrebbe ora rendere aziende che danno lavoro e non si perdano dietro cose così astruse come la biodiversità. Insomma basta con i ‘parchi museo'. Dite la verità, questa è proprio nuova. Fu un refrain che accompagnò tutta un'epoca assai prima dell'entrata in vigore della legge quadro che i nuovi arrivati ora riscoprono come nuova. Che fantasia.