
[27/05/2010] News
LIVORNO. Dopo la Conferenza Nazionale per la biodiversità, quasi tutti concordano su un paio di cose: solo il fatto che sia stata convocata è stato importante; poteva essere organizzata molto meglio e con un maggiore coinvolgimento di coloro che quotidianamente hanno a che fare con la difesa della biodiversità sul territorio. Inoltre è emerso l'abisso che separa (a livello nazionale e internazionale) le parole e i documenti dai fatti. L'altro elemento critico della conferenza è sembrato proprio un ministro (e un governo) che non si assume le responsabilità del fallimento delle politiche della salvaguardia della natura in Italia e tiene ai margini della conferenza quei parchi (sempre più dissanguati dalle manovre dei vari governi) che dovrebbero essere al centro delle politiche della biodiversità.
La Prestigiacomo ha deciso invece di appoggiare la Strategia Nazionale per la Biodiversità, che porterà alla cruciale Conferenza internazionale di Nagoya ad ottobre, su due pilastri: lo schema della Strategia Europea e i suggerimenti del Wwf, ripetutamente elogiato per il suo contributo nell'intervento fatto dal ministro. Quello che ne è venuta fuori è una bozza di documento che in molti (troppi) ritengono non condiviso e partecipato e due promesse: la radicale riscrittura della legge quadro e l'approvazione di quella sulla biodiversità. Se la traccia per discutere la nuova legge sarà la bozza presentata dalla Prestigiacomo e che greenreport ha analizzato in diversi articoli, lo spirito centralistico da "parco fortezza", retto da un presidente onnipotente e agli ordini del ministro, non favorirà certo quel dialogo con parchi, regioni, enti locali, associazioni ambientaliste invano invocato prima e durante la Conferenza e necessario per convincere i dubbiosi e raggiungere davvero il risultato di salvare la biodiversità unica del nostro Paese. Non a caso le scelte della Prestigiacomo non sono state contestate solo dall'opposizione, ma i mugugni nel centrodestra per il suo atteggiamento sono in aumento, insieme alle proposte alternative per la modifica della legge sui parchi o per le aree marine protette. E' poi davvero incredibile che si parli di parchi escludendo di fatto i parchi dalla discussione, anche perché si tratta di enti che, tra mille difficoltà e ristrettezze, amministrano come possono la biodiversità del 10% del territorio nazionale, aree che messe tutte insieme sarebbero la più grossa regione italiana.
L'impressione (e non è la prima volta che la Prestigiacomo la dà) è stata quella di un ministro che non tiene conto nemmeno del lavoro svolto dai suoi uffici, che ha una percezione tutta sua della realtà istituzionale e dei protagonisti della difesa della biodiversità, ma che ha anche accettato per il suo ministero un ruolo marginale, come dimostra il suo silenzio sull'ennesimo condono "fantasma" e la flebile protesta, che non è mai andata oltre la lamentazione, contro il salasso dei finanziamenti ai parchi ed i colpi portati da Tremonti alle politiche ambientali. Ma certo non si può caricare e scaricare tutto sulle deboli spalle del ministro. Come non essere d'accordo con il responsabile aree protette di Legambiente, Antonio Nicoletti quando, forse peccando di ottimismo, dice: «Tutti gli attori che hanno voce nella Strategia nazionale, veri o presunti che siano, devono essere stanati e trascinati davanti alle loro responsabilità. In primis le Regioni, che devono superare le loro ambiguità ed essere co-protagoniste con pari dignità nelle scelte e nei doveri rispetto alla stesura e l'attuazione della Strategia. Siamo sicuri che il Ministero farà tesoro delle critiche ricevute e delle osservazioni propositive che abbiamo fatto alla bozza di documento, e correggerà velocemente il percorso che porterà alla condivisione della Strategia nazionale».
Però, alla fine dalle giornate romane è emerso un documento giudicato insufficiente dalle associazioni ambientaliste (Wwf compreso, che secondo la Prestigiacomo avrebbe contribuito a scriverlo), dal mondo scientifico e da Federparchi. Il presidente della LIPU-BirdLife Italia, Giuliano Tallone, ha detto che «L'iniziativa del ministro Prestigiacomo di convocare la conferenza è stata molto positiva. Il fatto che il mondo della ricerca, quello dell'ambientalismo e quello dei parchi si uniscano per una proposta comune è straordinario ed è uno dei risultati della Conferenza. Adesso sta al Ministro il difficile compito di trovare la strada, in un momento di crisi, per l'attuazione reale della Strategia».
Compito ciclopico dopo evidenti errori di valutazione conditi da sgarbi istituzionali: l'irritazione delle regioni si è duramente manifestata con la decisione dell'assessore regionale all'ambiente della Toscana, Anna Rita Bramerini, di non partecipare alla conferenza per protestare contro il mancato coinvolgimento nella discussione sulla bozza di Strategia Nazionale per la Biodiversità, considerata un documento non in grado di raggiungere gli obiettivi che si prefigge.
Le carenze del documento sono evidenti: Gli obiettivi non sembrano ben individuati e ancor meno calati nella concreta realtà italiana; Davanti al fallimento di Count down 2010, il ministro non è riuscito a proporre attività concrete di salvaguardia e valorizzazione delle biodiversità da fare entro tempi certi: Non esistono risorse sicure, a cominciare da quelle messe a disposizione dal governo, e quelle che ci sono rischiano di essere falcidiate dalla finanziaria "lacrime e sangue" di Tremonti, visto che è da prevedere che di tagli e condoni a livello locale e regionale e nazionale ne farà come sempre le spese l'ambiente e quindi la biodiversità; Partendo da una scarsità di risorse e dalla mancanza di politiche forti, non sono state definite le priorità ed i tempi degli interventi più urgenti; La Strategia Nazionale prende il via senza nessun coinvolgimento reale di chi dovrebbe attuare concretamente sul territorio le politiche di salvaguardia e valorizzazione della biodiversità: regioni, aree protette terrestri e marine, province ed altri soggetti che gestiscono le misure di conservazione della natura; Non esiste un sistema di valutazione ed indicatori precisi per l'attuazione e il controllo delle iniziative previste, né un sistema di governante condiviso.
L'impressione è stata quella di una Conferenza italiana avulsa dalla discussione internazionale sulla biodiversità che verte sempre di più sull'integrazione tra politiche di salvaguardia e valorizzazione dei servizi eco-sistemici che garantiscono la qualità della vita delle comunità locali. Come spesso è accaduto con questo ministro (ad esempio con il pacchetto clima-energia 20-20-20 dell'Unione europea e con i continui richiami dell'Ue all'Italia per la violazione delle norme ambientali e delle direttive habitat ed uccelli), sembra che il nostro governo sia ignaro che la strategia internazionale sulla biodiversità richiede una rete di cooperazione tra le istituzioni, le associazioni di difesa della natura e le comunità locali, con una forte condivisione delle responsabilità e una decisa assunzione di responsabilità. E' come se la stessa Carta di Siracusa, presentata proprio dalla Prestigiacomo al summit dei ministri dell'ambiente del G8, che prevede un ampliamento ed un rafforzamento del ruolo dalle aree protette e la realizzazione di una rete ecologica internazionale anche a mare, fosse considerato un documento a parte, uno spot rutilante per gli amici internazionali che non si integra con le concrete politiche che (non) si attuano in Italia.
NIcoletti è convinto che «La bozza di Strategia, in conclusione, è il risultato di sforzo utile ma da rivedere. Il percorso post Conferenza deve rappresentare, a nostro avviso, un momento importante per condividere le scelte più opportune a raggiungere l'obiettivo di dotare entro il 2010 il nostro Paese di una Strategia nazionale per la biodiversità in modo che rappresenti anche, nell'Anno internazionale della biodiversità, il viatico per celebrare la terza Conferenza nazionale delle aree protette». Speriamo che sia davvero così.
Intanto sulla questione interviane anche Marco Ciarafoni, portavoce nazionale degli Ecologisti Democratici, sul titolare del dicastero dell'Ambiente: «Il ministro Prestigiacomo? Una "paladina" dell'ambiente a giorni alterni. L'altra settimana annunciava al popolo sovrano il suo forte impegno a tutela della biodiversità tanto da ricevere, quale onorificenza, l'iscrizione ad una gloriosa associazione ambientalista. Qualche giorno prima però, nel suo assoluto silenzio, non aveva nulla dire sul piano nucleare del governo e sulla privatizzazione forzata dell'acqua. Ieri, nella veste di ambientalista del mercoledì, proclama guerra a tutte le illegalità ambientali. Oggi, di contro, partecipa alla decisione del governo di fare cassa con l'ennesimo condono edilizio che favorisce poderosi investimenti speculativi. Quando il paese potrà contare sul ministro Prestigiacomo a tempo pieno?».