[31/05/2010] News

Il polipropilene costa troppo? Care industrie chimiche avete mai sentito parlare di riciclo?

GROSSETO. L' ultima edizione del rapporto "The global BoppP film market" pubblicato dalla società britannica AMI Consulting, fa emergere una ripresa consistente dei consumi del polipropilene (materia prima per una lunga serie di prodotti) a partire dal 2009 (+6%) per un totale di 5,4 milioni di tonnellate annue a fronte del calo che si era registrato nell'anno precedente che aveva fatto comunque registrare un +2% nei consumi.

Lo studio stima anche che nei prossimi tre-quattro anni il tasso di crescita annuo dovrebbe attestarsi al 6-7% grazie alla domanda proveniente dai mercati asiatici - Cina in testa-e da quelli dell'Est Europa, Russia e Brasile.

Prova ne è che la joint-venture tra Borealis (leader europeo nella fornitura di prodotti plastici) e Adnoc (una delle maggiori compagnie petrolifere) ha in programma la costruzione di una seconda unità di lavorazione in Cina, che a metà 2012 si affiancherà a quella appena inaugurata a Shanghai, secondo l'accordo sottoscritto il 28 maggio con la municipalità di Nansha, nella provincia di Guangzhou, dove la stessa joint venture ha già in funzione un importante polo logistico.

L'impianto produrrà circa 105.000 tonnellate annue di compound di polipropilene per supportare la crescita della domanda proveniente dall'industria auto ed elettrodomestici, beneficiando - per le attività di ricerca e sviluppo applicativo - dell'Application research and development centre attivo a Shanghai e dell'analoga struttura in fase di costruzione in Abu Dhabi.
Gli investimenti in nuove capacità produttive si sono quindi progressivamente spostati in Cina, che si conferma il più grande mercato per il polipropilene bi-orientato (Bopp), sia in termini di produzione che di domanda. Buona parte di quanto prodotto è destinata al mercato locale, anche se i produttori vorrebbero incrementare la più redditizia quota di export che già sottoforma di imballaggi prodotti in Cina sono destinati ai mercati dell'Europa e dell'America.

Così come i nuovi investimenti di film in polipropilene in corso in Medio Oriente, considerando la limitatezza dei mercati locali, è presumibile che abbiano come meta i mercati europei.

Un panorama che non riguarda solo il polipropilene ma una gamma più vasta di materie prime del settore della chimica di base e che ha fatto scattare l'allarme in Europa e in Italia dove, come riporta oggi Affari&finanza, il polipropilene e gli altri prodotti legati alla chimica del petrolio sono diventati merce rara.

La causa sarebbe un cartello messo in atto dai produttori, alleati per mantenere stabili le quote di produzione così da far salire i prezzi e riprendersi degli effetti economici causati dalla crisi, in particolare nello scorso anno.
E anche su questo fronte si è innestata la spirale speculativa.

«La domanda effettiva netta di prodotto potrebbe essere di fatto inferiore - spiega Stefano Carli su Affari&Finanza - ma l'effetto bolla ha intanto scatenato il panico per cui chi può compra oggi, per paura che domani i prezzi possano essere ancora più alti, oppure ricostituisce scorte ben sopra la reale necessità. E in questo scenario le medie aziende italiane della chimica si chiedono cosa fare».

Ci permettiamo di fornire loro un suggerimento: implementare l'utilizzo delle plastiche provenienti dal post consumo, laddove queste rappresentino per loro la materia prima delle rispettive produzioni E il polipropilene è appunto una di queste, ma non è la sola.

Utilizzare i materiali plastici selezionati che provengono dalla raccolta dei rifiuti non solo urbani ma anche da piattaforme private, potrebbe garantire uno stock di materia prima (seconda) che se anche non esaustivo del fabbisogno richiesto dalle aziende italiane sarebbe senza dubbio consistente, almeno dai quantitativi di rifiuti prodotti e avviati a riciclaggio.

Una maniera per riallocare questi materiali evitando che vengano avviati a smaltimento anziché ad un effettivo riciclaggio dopo essere stati raccolti e selezionati e forse anche un modo (anche se certo non esauriente) per contrastare le speculazioni.

 

 

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