[10/08/2009] News

Servizi pubblici, fotografia impietosa di Bankitalia, soprattutto per il sud

LIVORNO. Il dibattito di questi giorni sull’attribuzione dei fondi Fas alle regioni, che ha visto per il momento privilegiare solo la Sicilia che ha ottenuto 4 miliardi di euro per la propria programmazione non si è ancora sopito. E c’è chi cerca di aizzare la polemica (leggi il governatore del Veneto Galan) per compiere  il tentativo di mettere  in contrasto le regioni del nord e del centro con quelle del sud che vengono additate come quelle in cui le amministrazioni sono più indietro, ma che ugualmente vengono premiate per motivi che attengono  a equilibri politici (vedi minaccia del partito del sud) .

Un tentativo che viene rispedito al mittente da parte della presidente della regione Umbria Maria Rita Lorenzetti che rilancia piuttosto la necessità di fare un fronte comune tra le regioni per ottenere quello che loro spetta.
In effetti l’erogazione dei fondi Fas non deve seguire una sorta di logica meritocratica, anche perché se così fosse, le regioni del sud non sarebbe messe così bene almeno da quanto emerge da uno studio di Bankitalia.

Sulla qualità dell'amministrazione pubblica italiana il Formez ha prodotto infatti un indice generale di buon governo, costruito come media ponderata di diversi indici, che è stato alla base dello studio realizzato da Bankitalia e presentato in questi giorni, nel quale si conferma un sostanziale e invariato divario tra nord e sud Italia. Il lavoro tiene conto delle politiche di semplificazione e di quelle per il lavoro, include anche due indici che misurano la capacità di rafforzare la competitività del territorio e di utilizzare le risorse finanziarie da parte delle amministrazioni locali e infine prende in esame anche la gestione dei servizi pubblici locali. Una fotografia interessante, per quanto si tratti ancora una volta di studi realizzati partendo da altri studi, e soprattutto di dati non recentissimi, in ogni caso precedenti la situazione di crisi globale scoppiata a metà del 2008.

Nel comparto dei servizi pubblici locali, si legge nel rapporto di Bankitalia  «si combinano gli effetti delle politiche nazionali e di quella regionale. Il processo di liberalizzazione avviato a livello nazionale negli anni novanta si proponeva di favorire l'aggregazione degli operatori, assicurare la separazione tra gestore del servizio e regolatore, tendere alla copertura dei costi mediante le tariffe. Una lenta applicazione delle riforme da parte delle autorità regionali e locali ne ha però sinora limitato di molto l'efficacia, soprattutto nel

Mezzogiorno». L'evidenza empirica, che Bankitalia deriva dal lavoro di Bianco e Sestito (2008), riguarda quattro aspetti: l'attuazione delle riforme, la struttura dei mercati, l'efficienza produttiva e la qualità dei servizi.

L'attuazione delle riforme - Nel complesso l'implementazione formale delle riforme non presenta grandi differenziali territoriali, ma l'effettivo conseguimento dei risultati che le riforme si proponevano è inferiore nel Mezzogiorno.

Nel comparto dei rifiuti, Bankitalia ravvisa che «le riforme non hanno assicurato un'adeguata separazione tra gestione e programmazione/controllo» indicandone il motivo legge Ronchi «non sempre sufficientemente chiara», omettendo in realtà di ricordare le incessanti modifiche, correzioni, aggiunte da parte dei vari governi, che hanno reso la normativa ambientale così confusa e soprattutto interpretabile.

«Nel settore dei trasporti pubblici locali - continua il rapporto di Bankitalia - si registra invece un'implementazione a livello regionale della normativa nazionale (legge Burlando) piuttosto diffusa e omogenea. Lo strumento delle gare è stato peraltro utilizzato, per l'affidamento del servizio, in misura maggiore al Centro Nord (rispettivamente 67 e 59 per cento degli affidamenti) rispetto al Mezzogiorno (11 per cento)».

Un indicatore del grado di liberalizzazione (che tiene conto della proprietà pubblica o privata, della modalità di affidamento, della proprietà della rete) vede 4 delle prime 5 regioni collocarsi al Nord.

Tutte le regioni dell'ultimo quartile (basso grado di liberalizzazione) sono localizzate nel Centro Sud.

Nel comparto idrico infine, l'attuazione della riforma (legge Galli) ha visto la costituzione delle autorità d'ambito e la predisposizione dei piani d'ambito avvenire prima al Sud (per effetto dell'accelerazione dovuta all'accesso ai finanziamenti UE condizionati alla stesura dei piani stessi).

La struttura dei mercati - L'emergere di "grandi operatori" nei diversi settori in grado di sfruttare adeguatamente economie di scala e scopo e di competere con alcuni operatori internazionali ha caratterizzato prevalentemente il Centro Nord.

Su 15 grandi imprese selezionate da Bankitalia come rappresentative del fenomeno, solo una è collocata nel Mezzogiorno (Acquedotto Pugliese) ed appartiene al gruppo di imprese che può essere definito "monoprodotto in house" le cui grandi dimensioni sono frutto di ragioni "storiche" e del mercato iniziale di riferimento (in questo caso la regione Puglia), ma che non hanno sperimentato percorsi di ristrutturazione, aggregazione, crescita. Lo stesso vale per alcune altre imprese medio-grandi per lo più attive nel comparto dei trasporti pubblici locali. L'assenza di grandi operatori è parzialmente dovuta al mancato sviluppo nel Mezzogiorno di imprese attive nei comparti energetici diverse dai monopolisti nazionali (Eni ed Enel).

In generale nel Mezzogiorno sono più diffuse le gestioni dirette del servizio (nel comparto dei rifiuti rappresentano il 22 per cento, contro l'11 per cento nel Nord), nel settore dei rifiuti quelle commissariali; sono meno diffuse le imprese multiutility (in tutti i comparti); nel caso dei trasporti pubblici locali le aziende sono caratterizzate in media da dimensioni inferiori; nel comparto idrico sono pressoché assenti imprese private (presenti invece nel Nord).

L'efficienza produttiva e i risultati - Nei diversi comparti, anche se con intensità diversa, si rileva una minore efficienza produttiva per le imprese localizzate nel Mezzogiorno.

Nel settore dei rifiuti, sebbene i costi non presentino un chiaro pattern territoriale, l'indagine mostra come mentre delle 29 aziende del Nord che hanno risposto solo 6 gestivano la raccolta per il solo comune capoluogo, nel Mezzogiorno questo è vero per 14 delle 22 aziende che hanno risposto (con minore capacità di sfruttamento delle - sia pur limitate - economie di scala); la produttività del lavoro risulta più bassa nel Mezzogiorno anche controllando per la dimensione e per le caratteristiche dell'impresa.

Nel settore idrico la dispersione della rete idrica è più elevata al Sud (dove viene disperso oltre il 50 per cento contro il 25 per cento del Nord Ovest e il 30 del Nord Est). I bilanci delle imprese mostrano un più elevato valore aggiunto per addetto nel Nord.

La qualità dei servizi e altri obiettivi (ambientali) - Anche gli indicatori di qualità dei servizi e di raggiungimento di obiettivi ambientali segnalano in generale una performance peggiore del Mezzogiorno, anche se è davvero antieconomico perdere tempo per esempio con i dati delle raccolte differenziate, che in questo rapporto sono riferiti all'ormai lontano 2005. Da ricordare casomai, ma anche questo non è una novità, che tra il 1998 e il 2005 la crescita della produzione di rifiuti è stata superiore al Sud (oltre 17 per cento contro 10, ma partendo da valori molto più bassi), mentre come sempre nessun accenno viene fatto per quanto riguarda i rifiuti speciali, che sono almeno 4 volte gli urbani ma che nelle statistiche ufficiali spariscono quasi sempre.

Con riferimento ai trasporti pubblici locali, l'utilizzo di autobus, filobus, tram risulta inferiore nel Mezzogiorno (17,5 per cento contro il 24 nel Centro e il 31 nel Nord); il grado di apprezzamento per il servizio è inferiore.

La disponibilità e regolarità nell'erogazione dell'acqua non è omogenea, con uno svantaggio per il Mezzogiorno (dove il 23 per cento delle famiglie segnalano difficoltà nell'erogazione dell'acqua, più del doppio rispetto al Nord).

La qualità nell'erogazione di energia elettrica e gas non mostra invece differenze sostanziali tra Nord e Sud. Nel servizio elettrico, in particolare, miglioramenti (in termini di riduzione delle lunghe interruzioni del servizio) si sono registrati in entrambe le aree, anche per effetto dell'attività dell'autorità di regolamentazione.

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