[03/06/2010] News

E’ il Brasile il Paese che ha più impatto sull’ambiente

LIVORNO. Secondo lo studio "Evaluating the Relative Environmental Impact of Countries" realizzato da un gruppo di ricercatori internazionale delle università di Adelaide, e dell'Australian Research and Development Institute (Australia) e delle università di Singapore, Princeton e Casmbridge (Usa), e pubblicato su PlosOne, «La tutela dell'ambiente è necessaria per mantenere i servizi ecosistemici essenziali per il benessere umano. E' importante essere in grado di classificare i Paesi secondo il loro impatto ambientale, in modo che i modelli politici con performance "povere" vengano identificati. Noi forniamo notizie specifiche per Paese dei livelli di  impatti ambientali, con misurazioni dell'impatto in proporzione alla disponibilità delle risorse totali per Paese e in assoluto (totale), in modo da esplicitamente evitare di confondere i dati sulla salute umana con gli indicatori economici. Le nostre classifiche sono basate sulla perdita delle foreste naturali, la conversione degli habitat, le catture marine, l'uso di fertilizzanti, l'inquinamento delle acque, le emissioni di carbonio e la  minaccia per le specie, anche se molte altre variabili sono state escluse a causa della mancanza di dati specifici per paese».

Dei 228 paesi presi in considerazione dallo studio, 179 (proportional) e 171 (absolute) avevano dati sufficienti per poterli analizzare.

La classifica del proportional index indica Singapore, Corea, Qatar, Kuwait, Giappone, Thailandia, Bahrein, Malaysia, Filippine e Olanda come i Paesi con il più alto impatto ambientale in proporzione, mentre Brasile, Stati Uniti, Cina, Indonesia, Giappone, Messico, India, Russia, Australia e Perù hanno l'impatto più alto in assoluto, cioè l'uso delle risorse totali, le emissioni e le specie minacciate.

Il Brasile è primo per impatto assoluto a causa della deforestazione record, del terzo posto per la trasformazione degli habitat naturali e del quarto per numero di specie a rischio di estinzione e per emissioni di CO2.

I paesi che in proporzione hanno il  minore impatto ambientale sono Eritrea, Suriname, Lesotho, Turkmenistan, Gabon, Kazakhstan, Mali, Vanuatu, Ciad e Bhutan. In termini assoluti sono invece quasi tutti piccoli Stati insulari: Tonga, Saint Kitts e Nevis, Gambia, Saint Vincent e Grenadines, Swaziland e Barbados, Gibuti, Grenada, Saint Lucia, Antigua e Barbuda.

I ricercatori spiegano su PlosOne che «Gli impatti ambientali proportional e absolute sono correlati, in particolare per i Paesi asiatici che hanno sia alti impatti proporzionali che assoluti. Nonostante la debole concordanza tra diversi impatti ambientali, i Paesi sono spesso poco performanti per motivi diversi. Non abbiamo trovato prove a sostegno della "the environmental Kuznets curve hypothesis", di una relazione non lineare tra l'impatto e il reddito per abitante, anche se c'è una debole riduzione dell'impatto ambientale quando aumenta la ricchezza pro capite. Utilizzando modelli di equazioni strutturali che tengono conto delle correlazioni incrociate abbiamo trovato che l'aumento della ricchezza è stato il driver più importante per l'impatto ambientale. I nostri risultati dimostrano che la comunità non solo deve incoraggiare migliori  prestazioni ambientali nei Paesi meno sviluppati, specialmente in quelli asiatici, ma che bisogna anche  concentrarsi sullo sviluppo di pratiche agricole ecocompatibili nei paesi più ricchi».

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