[04/06/2010] News toscana
GROSSETO. A Piombino i cittadini si lamentano per il previsto aumento della tariffa del servizio rifiuti e il presidente di Asiu Fulvio Marzi risponde che sarà solo un aumento transitorio. Gli abbiamo chiesto come.
«L'attuale Tia di Piombino è quella che ho trovato e che storicamente è stata applicata sul territorio. Ed è tra le più basse considerando l'area limitrofa. Il costo complessivo del servizio per i rifiuti urbani si aggira sui 150-160 euro a tonnellata e di questi 90 sono coperti dalla Tia mentre il resto viene sostenuto grazie alle entrate derivanti dallo smaltimento agli speciali nella discarica di Ischia di Crociano. Ma dato che l'impianto è in via di esaurimento e il prossimo progetto industriale non sarà a regime prima di 3 anni, è necessario lasciare spazio nei volumi residui della scarica per lo smaltimento degli urbani. Quindi non potendo più contare sui flussi economici derivanti dallo smaltimento degli speciali per diluire il costo del servizio è necessario in questa fase transitoria aumentare la Tia per garantire la copertura dei costi. Comunque sia, i costi per i cittadini rimarranno sempre più bassi di almeno 2 o 3 volte rispetto a alle altre realtà locali. E ci tengo anche a sottolineare che al momento che potremo attivare la nuova impiantistica la tariffa tornerà ad essere abbassata , si tratta quindi di un aumento transitorio».
Ma la tariffa non dovrà essere l'Ato a definirla?
«Questa è la situazione che si prevede se non ci sarà un intervento diverso da parte dell'Ato».
Lei dice che sino ad ora si poteva tenere bassi i costi grazie ai flussi di rifiuti speciali che andavano in discarica, ma per questi non era stata attivata la Tap?
«La Tap è nata per trattare gli scarti della Lucchini e le ceneri derivanti dai processi di termovalorizzazione, in discarica venivano smaltiti rifiuti speciali extra a questi».
E la Tap a che punto è?
«La Tap è sta lavorando il conglomerix e non il Cic come si prevedeva. Perché ci siamo detti che non aveva senso trattare scorie come le loppe che hanno già un mercato e quindi era preferibile concentrarsi sugli scarti che danno problemi alla Lucchini. Per questo è stata attivata una collaborazione con il Cnr che ha portato a questo processo in cui ad essere trattate sono le scorie che non hanno mercato e le ceneri derivanti degli impianti di incenerimento per arrivare a questi nuovi mix che sono stati testati, autorizzati e che possono essere utilizzati per fare pavimentazioni stradali ed altro».
Quindi la Tap sta lavorando?
«Da circa dieci quindici giorni sta lavorando le scorie della Lucchini e il conglomerix ottenuto si sta impiegando per la pavimentazione dell'impianto».
E sta lavorando anche le ceneri?
«Non per il momento ma queste potranno arrivare, ad esempio dalla prossima attività dell'impianto di Scarlino. Ma per la tap ci sono elementi di grande interesse per il futuro».
In che senso?
«Dallo studio del CNR si è valutata la possibilità di affinare i materiali in ingresso alla produzione per realizzare prodotti ancora più performanti da un punto di vista ingegneristico-prestazionale per ampliarne gli sbocchi di utilizzo sul mercato. E studiando quali fossero i trattamenti più idonei ne è emerso un positivo collaterale in questo caso positivo. Ovvero il lavaggio di queste scorie per renderle più facilmente fruibili comporta la cattura di Co2 e la produzione di idrogeno. Quindi è nato il progetto HYSTEEL, che prevede di impiegare la scoria di siderurgia e di termodistruzione come mezzo attivo per produrre energia e catturare anidride carbonica. Un progetto che permetterà al tempo stesso di migliorare le caratteristiche dei rifiuti in ingresso al trattamento ed ottenere migliori caratteristiche dei prodotti in uscita e al contempo di produrre idrogeno e quindi energia e catturare, quindi ridurre, la CO2 presente nell'ambiente».
Quindi quando lei ha lanciato il progetto rifiuti zero pensava al ciclo degli speciali?
«No io parlavo soprattutto dei rifiuti urbani ma non certo per il fatto che basta fare la raccolta differenziata, che è solo uno strumento utile e migliorare il successivo riciclaggio ed ottenere quindi meno scarti. Mi riferivo al progetto che stiamo mettendo in piedi a Ischia di Crociano che non prevede l'ampliamento della discarica ma la realizzazione di un impianto in cui si potranno trattare i rifiuti indifferenziati»
Ovvero?
«Si tratta di un impianto a celle di digestione anaerobica da cui si ottiene biogas e un materiale di risulta che potrà andare alla termovalorizzazione. Le ceneri prodotte potranno poi essere trattate nell'impianto Tap per fare conglomerix e chiudere il ciclo. Fatto 100 la quantità di rifiuti prodotti e tolta parte di raccolta differenziata che andrà a riciclaggio, la parte indifferenziata residua verrà trattata in queste celle che saranno quattro e che funzioneranno a ciclo di chiusura progressiva, il materiale di risulta sarà il 20-25% e questo sarà termovalorizzabile e le ceneri riutilizzate. Per questo ho parlato di 'rifiuti zero', perché il progetto prevede la chiusura del ciclo con costi previsti piuttosto bassi e con la possibilità di attivare sinergie anche con territori limitrofi».
Nel senso che questo materiale di risulta potrà essere bruciato all'impianto di Scarlino e voi potreste trattare le ceneri che produce?
«Questa è una ipotesi attendibile»
E che capacità avrà questo impianto?
«L'impianto è tarato sulle massime punte estive di circa 75.000 tonnellate mentre la nostra produzione si attesta sulle 40.000 tonnellate. Questo significa che per dieci mesi l'anno potremo essere in grado di trattare anche i rifiuti dell'Elba».