[07/06/2010] News
LIVORNO. Dopo oltre 25 anni dalla fuga di gas da un impianto della Union Carbide che uccise almeno 25.000 persone a Bhopal, in India ci sono state 8 condanne per negligenza criminale per il peggior disastro industriale del mondo. Tra gli otto condannati c'è Keshub Mahindra, che dirigeva la Union Carbide India Ltd (Ucil ) dalla quale fuoriuscirono nella notte tra il 2 e 3 dicembre 1984 tonnellate di di metil-iso-cianato e gas letali dall'impianto di pesticidi. Gli altri sono tutti funzionari indiani della Ucil: Vijay Gokhale, J. Mukund, S.P. Chaudhary, K.V. Shetty, Kishor Kamdar e S.I. Quireshee.
Invece il vero responsabile della vicenda, l'ex presidente della Union Carbide, lo statunitense Warren Anderson, che lasciò la carica nel 1986 è latitante dal 1992, quando dopo molti tentennamenti l'India spiccò un mandato di cattura internazionale contro di lui. Nel 1984 Anderson era stato addirittura arrestato, ma poi venne rilasciato su cauzione.
Secondo le Ong ambientaliste ed umanitarie che si sono occupate della vicenda di Bhopal, le vittime ed i parenti, il verdetto è una vera e propria presa in giro della giustizia e il governo indiano è colpevole di «Negligenza criminale». La pena a due anni di prigione e l'ammenda di 100.000 RS per gli 8 è una sciocchezza di fronte all'enormità della tragedia, protrattasi fino ad oggi con continue morti.
«Il verdetto di oggi è un disastro... lo hanno fatto sembrare un incidente del traffico automobilistico - ha detto all'agenzia india Ians Satinath Sarangi del Bhopal Group for Information and Action, una Ong che rappresenta i sopravvissuti del disatro dell'84 - Le accuse sono state diluite. Le vittime sono deluse».
Sarangi accusa le autorità indiane di non avere avuto la volontà politica di andare contro Warren Anderson: «Il messaggio che viene fuori è che la vita delle persone non ha importanza, ciò che conta sono gli investimenti esteri diretti. Si può uccidere la gente, menomarle per la vita e farla franca o quasi franca».
Uno dei sopravvissuti alla tragedia ha detto con giusta rabbia: «Abbiamo perso i nostri amici e parenti ... la nostra terra, ci rimangono l'acqua e l'aria inquinata. I nostri ragazzi hanno molti problemi di salute. Ma gli imputati sono riusciti a cavarsela con solo due anni di carcere. Come si chiama questa, giustizia?»
Una signora che da 25 anni fa fuori e dentro dagli ospedali per assistere il marito ha gridato ai giornalisti fuori dal tribunale: «Il primo ministro e il Central Bureau of Investigation dovrebbero vergognarsi di se stessi ... Il governo e la Union Carbide vanno a braccetto in questa catastrofe. Questa è l'ingiustizia assoluta».
La gente è delusa e inferocita e quelli a cui è andata meglio hanno ottenuto solo indennizzi miserevoli, spesso 2.550 rupie in due rate e le famiglie alle quali è andata meglio sono arrivate a 1.000 dollari.
Intanto i veleni della Union Carbide restano ancora li ad avvelenare le falde acquifere e la gente. Rashida Bi, del Bhopal Gas Peedit Mahila Stationery Karamchari Sangh, ha detto alla Ians: «Questa è una completa ingiustizia fatta ai 25.000 morti. Si tratta di un verdetto vergognoso. Siamo estremamente delusi. I diritti fondamentali delle famiglie di coloro che hanno sofferto a causa della Union Carbide sono stati violati per tenerli lontano dalle aule di giustizia. Ci sarà sicuramente appello ai tribunali superiori. Se il primo ministro è preoccupato anche solo un po' per il nostro benessere, deve agire».
Invece fino ad ora il nuovo mandato di cattura spiccato contro Anderson nel luglio 2009 non è stato eseguito. Secondo Sayed M. Irfan, del Bhopal Gas Peedit Mahila Purush Sangharsh Morcha, «Warren Anderson dovrebbe essere portato in India e messo in carcere per almeno 20 anni. Eravamo ansiosi di conoscere il verdetto. Ma come al solito le nostre aspettative sono state inutili. Siamo diventati come palloni da football ... siamo stati presi a calci da Bhopal a Delhi e da Delhi a Bhopal».