[08/06/2010] News

Ennesimi ritardi per Olkiluoto, nucleare sempre piĆ¹ insostenibile (anche economicamente e socialmente)

LIVORNO. «Se le condizioni del mercato  italiano evolveranno nella direzione auspicata», «se sarà realizzato un quadro regolatorio chiaro e stabile», «se ci sarà un'autorità nucleare ben consolidata», «se sarà chiara l'accettazione locale ai progetti». A leggere tra le righe gli interventi dei rappresentanti di Eon e di Gaz de France Suez che ieri hanno presentato al sottosegretario Gianni Letta il protocollo d'intenti sul nucleare, appare piuttosto chiaro come sia fortunatamente molto lontano il futuro atomico del Belpaese, decapitato del ministero di riferimento e rallentato fin dai suoi primissimi passi, con l'agenzia nucleare e il relativo regolamento che ancora risultano oggetti misteriosi ed evanescenti, così come disegnati dal ddl Scajola.

E a proposito di ritardi, proprio ieri Areva ha dovuto umiliarsi ancora una volta annunciando un ulteriore rallentamento per la centrale finlandese di Olkiluoto (tecnologia Epr, la stessa ipotizzata per i reattori italiani): dall'iniziale 2009 per l'entrata in funzione si era passati al 2011, ma ieri il gruppo francese ha fatto sapere che prima della fine del 2012 non se ne parla sicuramente.

Per l'impianto che dovrebbe rappresentare l'emblema della rinascita nucleare europea (nel nostro continente sono soltanto due i reattori Epr in costruzione - ed anche gli altri sono molto meno di quel che scrive oggi il Sole 24 Ore, a meno di non considerare Europa anche le  più orientali e quasi cinesi regioni della federazione russa -  e anche quello di Flamanville come Olkiluoto registra ritardi e soprattutto lievitazioni dei costi) i problemi non si fermano all'insostenibilità economica dell'atomo (o meglio se ne vedono le conseguenze).

Secondo un'inchiesta pubblicata sulla rivista specializzata in Costruzione e infrastrutture Rakennuslehti, vicino agli industriali finlandesi, impiegherebbe infatti lavoro nero e manodopera non qualificata. L'inchiesta si basa sulle relazioni dal sociologo Anna Kontula, che ha vissuto con i lavoratori polacchi di Olkiluoto per un mese, documentando sfruttamenti e caporalato, tanto che le maestranze in alcuni casi sono state pagate meno di 2 euro l'ora.  

«Solo un esiguo numero di dipendenti lavora secondo il  contratto di lavoro nazionale - si legge nell'articolo che è stato rilanciato da Greenpeace international - i lavoratori stranieri stessi non possono fare denunce, perché saranno rispediti a casa prima che gli ispettori del lavoro possano occuparsi dei singoli casi».

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