[10/08/2009] News toscana
FIRENZE. La notizia non è nuova, ed è stata rilanciata anche dall'edizione fiorentina di "Repubblica" la scorsa settimana, ma stavolta sono davvero in procinto di iniziare nella periferia del capoluogo toscano i lavori per la costruzione di 60 appartamenti destinati a ospitare i ricercatori dell'Istituto universitario europeo, ente di eccellenza per la formazione della classe dirigente comunitaria riconosciuto a livello mondiale.
I lavori, regolarmente approvati con delibera c.c. del 5 giugno 2006, sono destinati a svolgersi in area destinata dal piano regolatore comunale ad "attrezzature private" (sottozona H3 delle Nta), dove è permessa l'edificazione se il privato, come in questo caso, realizza attrezzature coerenti con la propria attività di interesse culturale. Il progetto, peraltro, gode di un supporto economico da parte del ministero delle infrastrutture che, almeno secondo gli accordi del 2006, prevede un finanziamento per 1,6 milioni di euro sui 3,8 milioni di costo totale dell'operazione.
Tutto regolare, quindi. Ma c'è qualcosa che non si capisce dalla descrizione di cui sopra: l'area è anzitutto sì periferica, ma situata in quella estrema periferia di Firenze (zona detta del "ponte alla Badia" - vedi immagine) situata alla base della collina di Fiesole, in una zona - non a caso -praticamente circondata da aree con il vincolo di inedificabilità. Si tratta di un'area molto particolare, caratterizzata da una viabilità circostante che è tuttora in buona parte ricalcata su quella etrusca, e sovrastata da una parte dalla collina - appunto - di Fiesole, e dall'altra da quella dove scorre la via Bolognese.
Proprio su queste due colline sorgono attualmente due delle sedi dell'Istituto europeo: su quella di Fiesole (località san Domenico) sorge la principale, mentre sulla dirimpettaia è situata, presso villa Salviati, una sede di rappresentanza destinata poi a diventare la principale. L'idea della dirigenza dell'Istituto, come spiegato a Repubblica dal segretario generale Marco Del Panta Ridolfi, è appunto quella di «creare un grande campus universitario, con edifici e corpi comunicanti, collegando tutte le sedi (..). Per questo stiamo comprando dei terreni per realizzare camminamenti e passaggi tra le varie 6-7 sedi più grandi, che si troverebbero a 500-600 metri di distanza massima». E in questo senso va la costruzione degli appartamenti, che dovrebbero essere divisi in tre corpi principali su circa un ettaro e mezzo di superficie.
La notizia qualche perplessità la solleva, anche perchè nella zona della Badia è veramente raro, negli ultimi anni, osservare cantieri finalizzati a nuove edificazioni: ed è ovvio che sia così, poiché siamo al confine tra i comuni di Firenze e di Fiesole, in una zona a forte connotazione residenziale inserita in una delle realtà oggettivamente meglio conservate della periferia fiorentina.
Naturalmente il fatto che gli accordi siano stati trasparenti e coerenti col Prg garantisce la regolarità dell'operazione, e anzi è giusto che enti di grande valore culturale come l'Istituto universitario europeo (la cui sede di rappresentanza nella restaurata villa Salviati sarà inaugurata dal presidente Napolitano a dicembre) ricevano il giusto sostegno dal pubblico, anche per quanto attiene all'urbanistica e alle conseguenze economiche annesse, in una naturale ottica di stimolo (anche) all'economia della conoscenza.
Ma è proprio l'alto spessore dell'ente in questione a sollevare dei dubbi sull'opportunità del progetto, poiché l'intervento è, sia pure di limitata estensione, piuttosto pesante dal punto di vista paesaggistico e soprattutto per le prospettive che esso apre per i mai sopiti appetiti immobiliari sulle zone collinari del capoluogo. E che sia proprio un ente "quasi-pubblico" come l'Istituto ad attuarlo, solleva appunto perplessità.
Insomma, potrebbe trattarsi solo di una tempesta in un bicchier d'acqua, ma anche trasformarsi in un nuovo "caso-Monticchiello": a questo proposito citiamo l'indignato parere contrario dell'associazione Italia Nostra, che nel 2006 parlò di «processo incompatibile di densificazione edilizia in atto, con tanto di disseminazione del costruito nei residui spazi di margine, compresi quelli collinari». Occorrerà adesso capire se (attualmente) l'associazione per la difesa del paesaggio e le associazioni ambientaliste locali hanno qualcosa da dire a riguardo, e quali siano le eventuali critiche al progetto, che è ai blocchi di partenza.