[10/08/2009] News

La Nuova Zelanda taglierà i suoi gas serra del 10 – 20%

LIVORNO. Oggi il governo conservatore della Nuova Zelanda ha annunciato i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020 rispetto ai livelli raggiunti nel 1990, e i piccoli Paesi insulari del Pacifico che la scorsa settimana avevano chiesto passi coraggiosi, probabilmente ci resteranno molto male: Wellington ha deciso obiettivi di riduzione tra il 10 ed il 20%, se andrà bene, meno della metà del 45% d che chiedono i Paesi in via di sviluppo.

La Nuova Zelanda intende presentare questi obiettivi ai Climate change talks iniziati oggi a Bonn. Il ministro per il cambiamento climatico della Nuova Zelanda, Nick Smith, ha detto però che «Questo obiettivo è credibile sia a livello internazionale che economicamente e ambientalmente responsabile. Si tratta di un obiettivo ambizioso ma realizzabile».

Il primo ministro John Key ha detto che questo «diventerà uno dei grandi compiti centrali della Nuova Zelanda  visto che le emissioni lorde sono già del 24% superiori a quelle dei livelli del 1990. Tuttavia, questo target deve tener conto degli equilibri tra responsabilità ambientali del Paese e costi economici». Per Smith la Nuova Zelanda raggiungerà il suo obiettivo dio riduzione per il 2020 con il tagli delle emissioni nazionali, lo stoccaggio del carbonio nelle foreste, l'acquisto di quote di riduzione delle emissioni da altri Paesi.

Non certo soluzioni originali e non certo coraggiose, e lo stesso ministro del commercio Tim Groser è convinto che «Per noi raggiungere un accordo globale sulla riduzione delle emissioni post-2012 a Copenaghen, è una sfida enorme. Questo obiettivo, accanto ad altre importanti iniziative come quelle sulle emissioni derivanti dall'agricoltura (soprattutto il metano emesso con le flautolenze del bestiame, diffusissimo in Nuova Zelanda, ndr), sono state prese con l'obiettivo di far giocare alla Nuova Zelanda un ruolo costruttivo nel garantire un accordo internazionale».

Insomma la Nuova Zelanda si allinea con prudenza verso il 20% in meno delle emissioni già preso come impegno obbligatorio dall'Ue, ma la sensazione è che voglia stare a vedere dalla parte della barricata dei ricchi, non certo delle piccole nazioni insulari che chiedono il saluto mentre l'oceano che le unisce, e le divide, le annega.

Torna all'archivio