[11/06/2010] News
LIVORNO. Finalmente una buona notizia dal fronte petrolifero americano: il Senato Usa ha respinto il Big Oil Bailout, una risoluzione dei repubblicani che avrebbe salvato Big Oil e bloccato il Clean Air Act, impedendo all'Epoa, l'agenzia ambientale statunitense, di attuarlo.
Anche gli ambientalisti cantano vittoria: «Il Senato ha fatto la cosa giusta - ha detto Michael Brune, il direttore di Sierra Club - Con il petrolio che sgorga ancora nel Golfo, un approccio stile selvaggio West alle norme di sicurezza ambientale sarebbe stato straordinariamente irresponsabile e gli inquinatori sarebbero stati ancora di più esentati dalle leggi. Aggiungendo al danno la beffa, la normativa avrebbe bloccato i nuovi regolamenti per il risparmio di combustibile per auto e camion che sono sulla buona strada per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e salvare i consumatori alla pompa. La risoluzione avrebbe cancellato l'affermazione dell'Epa che l'inquinamento da global warming è una minaccia per la salute e la sicurezza, e avrebbe bloccato le iniziative richieste dalla Corte Suprema. L'effetto sarebbe stato quello di indebolire il Clean Air Act, lasciando le compagnie petrolifere e del carbone libere di continuare a immettere nell'atmosfera l'inquinamento da global warming senza alcuna garanzia o regolamentazione. Gli oppositori e sostenitori di questa risoluzione dovrebbero accordarsi almeno su una cosa: è compito del Senato mettere l'America sulla strada di un futuro ad energia pulita. Invece di mettere in discussione l'autorità dell'Epa per mantenere l'aria pulita e ridurre l'inquinamento da riscaldamento globale, il Senato deve assumersi la sfida della responsabilità e approvare entro quest'anno una forte e globale legislazione su clima e mettere fine alla nostra dipendenza dal petrolio».
Intanto le maggiori associazioni ambientaliste americane hanno lanciato l'iniziativa "Hands Across The Sand" che vedrà, fra le tante sigle, la partecipazione di Sierra Club, Audubon, Surfrider, Oceana, Greenpeace, Defenders of Wildlife, Alaska Wilderness League, Ocean Conservancy, Friends of the Earth, Environment America, 350, MoveOn.org, Center for Biological Diversity and CleanEnergy.org.
Il 26 giugno gli americani uniranno le mani in tutto il Paese in quello che è già definito «Il più grande raduno contro la trivellazione petrolifera in mare aperto della Storia». «La nazione unirà le sue mani sulle spiagge e nei parchi e nelle città in tutta l'America - spiega il cartello degli organizzatori - uniti contro i pericoli delle trivellazioni offshore di petrolio presenti nei nostri oceani per la fauna marina, le industrie della pesca e le economie costiere».
"Hands Across The Sand" vuole essere un potente segnale ai riottosi politici statunitensi perché abbandonino la dipendenza dai combustibili fossili e avviino il Paese verso l'energia pulita. «L'obiettivo è quello di convincere i nostri leader ad abbandonare l'espansine delle trivellazioni petrolifere offshore - spiegano gli organizzatori - e ad adottare politiche che incoraggino le fonti di energia pulite e rinnovabili». Secondo Dave Rauschkolb, l'ideatore dell'evento, «L'immagine è potente, il messaggio è semplice. No alla trivellazione petrolifera offshore, sì all'energia pulita. Tracceremo una linea sulla sabbia contro le trivellazioni petrolifere offshore, lungo le spiagge dell'America e nelle manifestazioni di solidarietà in tutta l'America e in tutto il mondo. Nessuna industria dovrebbe essere in grado di occupare tutta l'economia delle regioni costiere e mettere in pericolo gli ambienti marini con errori pericolosi e sporchi».
L'idea di Hands Across The Sand è venuta a Rauschkolb, un imprenditore che Dave Rauschkolb 3 ristoranti sulla Gulf Coast e uno a Panama City, molto prima del disastro petrolifero del Golfo del Messico, nell'ottobre 2009, il primo raduno a livello statale è stato quello del 13 febbraio 2010 dal quale è partito un messaggio ai parlamentari ed al governatore della Florida che volevano togliere il divieto di perforazione petrolifera offshore nelle acque costiere dello Stato meridionale degli Usa. Migliaia di abitanti della Florida,in rappresentanza di 60 città e oltre 90 spiagge, si erano uniti per protestare contro il parlamento dello Stato e il Congresso Usa che chiedevano la revoca del divieto di trivellazione petrolifera nelle acque litoranee e in quelle di alto mare della Florida. Migliaia di mani giunte, da Jacksonville a Miami Beach, dalle Key West a Pensacola Beach riuscirono ad impedire che le piattaforme petrolifere arrivassero entro le tre miglia dalla cosata, ma poco dopo la manifestazione il Parlamento della Florida riprese a discutere l'ipotesi dell'offshore costiero.
«Stiamo assistendo ad un travolgente interesse per questo evento - dice Michael Brune - Gli americani sono stanchi di lasciare che le compagnie petrolifere come la Bp ci prendano a schiaffi. Siamo "affamati" di una leadership che faccia fronte alle industrie petrolifere e che protegga le comunità costiere e l'occupazione. Siamo pronti a portare l'America fuori dal petrolio e in un futuro di energia pulita»