[11/06/2010] News toscana

L’assessore Salvadori alla II Commissione in consiglio: «una vera politica di filiera per l’agricoltura sostenibile toscana»

FIRENZE. Semplificazione, ridefinizione del sistema di programmazione, revisione della governance istituzionale per il settore agricolo. E poi politiche comunitarie, sostegno alle produzioni olearie/vinicole e alla zootecnia, rilancio del vivaismo (anche in via integrata con le politiche di riqualificazione urbana e del verde pubblico), e in generale «un nuovo modello di intervento, che permetta lo sviluppo delle imprese ed il giusto reddito a chi lavora», in quanto «se la Regione svolge un ruolo solo assistenziale, per l'agricoltura toscana non c'è futuro».

Sono questi i temi che - si legge in un comunicato - sono stati discussi ieri nell'incontro "di presentazione" tra l'assessore all'Agricoltura della regione Toscana Gianni Salvadori e la II commissione "Agricoltura e sviluppo rurale" del consiglio regionale, incontro in cui sono state definite le generali linee di intervento e le modalità di cooperazione tra l'esecutivo regionale e il consiglio nei prossimi anni.

La «priorità delle priorità», secondo l'assessore, riguarda il funzionamento dell'Agenzia regionale toscana per i finanziamenti all'agricoltura (Artea), che va sottoposto ad un processo di semplificazione. Semplificazione che è richiesta anche nel contesto delle produzioni biologiche, che «hanno bisogno di meno fogli e più controlli», e che si accompagna alla necessità di una revisione della programmazione di settore, oggi articolata su quattro livelli di governo (Regione, province, comunità montane, Gruppi di azione locale) e caratterizzata da 35 centri di spesa.

Una ridefinizione si rende necessaria anche, secondo Salvadori, rispetto alle politiche comunitarie: in questo senso, ha affermato l'assessore, «nel Commissario europeo abbiamo trovato un interlocutore sensibile, anche se siamo l'unico paese che tratta a livello di regioni. Un coordinamento nazionale sarebbe una scelta importante». Non sono mancati un cenno alla - già discussa negli anni passati - ipotesi di una ridefinizione del Piano di sviluppo rurale, con finanziamenti non più per bandi ma per progetti, e al necessario sostegno ai settori del vino, dell'olio e della zootecnia, già discussi dall'assessore lunedì scorso in un incontro con le associazioni di settore.

A questo proposito, va ricordato quanto affermato lunedì dalle sezioni locali di Coldiretti, Cia e Confagricoltura riguardo alla grave crisi che ha colpito quest'anno il comparto cerealicolo toscano: «a fronte - riassumeva un comunicato della Regione - di una produzione media regionale di 99 mila tonnellate di grano tenero, per il 2010 si prevede un raccolto di poco più di 32 mila tonnellate, due terzi meno. Crollo della produzione anche per il grano duro dove, se la media annua era di 390 mila tonnellate, quest'anno non si arriverà nemmeno a 140 mila tonnellate, un calo di oltre il 50%». Il motivo di questa smodata contrazione della produzione è da ricercarsi in fattori economici (le pesanti oscillazioni che, specialmente negli ultimi tre anni, hanno investito i prezzi del grano) e climatici, legati questi ultimi all'andamento meteorologico degli ultimi mesi, che «ha ridimensionato le superfici coltivate rispetto a quelle programmate dove sono state fatte le semine (e) danneggiato le colture in fase di germinazione e di emergenza».

Le strategie a questo proposito indicate come prioritarie dall'assessore nell'incontro con gli agricoltori vertono sul «garantire la stabilità dei prezzi, la trasparenza dell'origine, l'eliminazione delle distorsioni che provocano la perdita di valore all'interno della filiera e la moltiplicazione dei costi dal campo alla tavola. Bisogna rafforzare la posizione debole del settore primario all'interno della filiera alimentare con soluzioni che consentano una partecipazione vera e sostanziale degli agricoltori alla filiera. Altre iniziative indispensabili - ha aggiunto - devono essere prese con le associazioni, una ricetta che prevede l'adozione di interventi finanziari per facilitare l'accesso al credito (..). Saranno inoltre attivati bandi di filiera a favore anche del settore cerealicolo prima della futura semina per favorire progetti ed intese fra agricoltori ed altri soggetti della filiera».

Ed è proprio quest'ultimo citato (cioè la politica di filiera) il punto focale per il rilancio dell'agricoltura toscana, e anche il tasto su cui Salvadori ha, nell'incontro di ieri in Commissione, battuto con più determinazione: ciò che più occorre è, ha affermato infatti, «mettere in atto concretamente una politica di filiera, a partire dalla vendita e non dalla produzione», coinvolgendo la grande distribuzione e promuovendo forme diverse di promozione.

"Partire dalla vendita e non dalla produzione" può significare, in buona sostanza, il concentrarsi prima di tutto sul garantire che il "fiume" rappresentato da due dei principali aspetti che nella politica agricola sono più inerenti alla sostenibilità sociale e ambientale (e cioè il raccorciamento delle filiere e il sostegno al biologico, fattori che - insieme alla inscindibile relazione tra sostegno all'agricoltura e tutela/valorizzazione del paesaggio toscano e alle politiche agrituristiche ed agri-energetiche - rappresentano appunto, oggi, i capisaldi di una politica agricola tendente alla sostenibilità) possa infine effettivamente avere garantiti i suoi sbocchi nel "mare" rappresentato dal mercato.

Una politica diversa, insomma (perché più evoluta) rispetto a quella spesso condotta finora, anche in Toscana, dove le risorse politiche, economiche, logistiche per il perseguimento della filiera corta e il sostegno al biologico si sono in gran parte limitate al supporto alla sole fasi iniziali della filiera. Col risultato sì, da una parte, di un meritorio sostegno non solo alle coltivazioni in sé e per sé ma anche alla difesa di quel contesto culturale, di quelle tipicità che esprimono l'intrinseca relazione tra genotipo e ambiente e "circondano" le coltivazioni biologiche e/o tipiche con una reciproca massimizzazione dei rispettivi contenuti informativi.

Ma anche, dall'altra parte, col risultato di una tuttora diffusa condizione di "handicap" dei prodotti derivanti da filiera corta o da coltivazioni biologiche, i cui sbocchi all'interno dell comparto distributivo sono ancora limitati ad esperienze puntuali, sia pure in un contesto di avvenuta evoluzione, specie negli ultimi due anni, sia per la Gd sia per i cosiddetti "mercatali". Ed è, quella dell'eccessiva concentrazione da parte dei decisori politici sulle fasi iniziali della filiera, e non su tutto il suo dispiegarsi (in particolare per quanto riguarda l'accesso finale al mercato), uno dei difetti più tipicamente individuabili in vari settori di attività delle politiche che la Regione ha attivato in questi anni sui temi inerenti alla sostenibilità: ed è chiaro che questa ultima considerazione va presa soprattutto in riferimento alle politiche di sostegno a quella filiera che, dalla differenziazione compiuta dalle famiglie e dalle aziende fino al (tuttora limitato) accesso finale al mercato delle materie prime seconde e dei prodotti derivanti da riciclo, riguarda la gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

 

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