[10/08/2009] News toscana

Goletta verde all’assalto del water Front di Portoferraio

PORTOFERRAIO (Livorno). Ieri, dopo il primo blitz di Goletta verde contro il progetto di costruire un albergo al posto delle tramogge del calcare della vecchia Cava del Cavo, nel comune di Rio Marina, sono fioccate le accusa a Legambiente di prendersela solo con le amministrazioni di centro-destra dell'Elba. Accusa incauta e poco meditata, visto che stamattina Goletta verde si è spostata solo di qualche centinaio di metri dal suo attracco al porto di Portoferraio per fare il suo secondo blitz elbano.

Quattordici volontari di Legambiente hanno composto un grande striscione con le loro maglie con la scritta: "No water-front" per protestare contro il progetto del Water Front appena approvato dal comune di Portoferraio (centro-sinistra). Contro il progetto si è espressa anche Rifondazione comunista, che però è fuori dal Consiglio comunale.

Il blitz è avvenuto in un luogo simbolico : la stretta e bassa diga delle vecchie saline portoferraiesi che separa la laguna dal mare. «L'accordo di pianificazione preliminare del sistema della portualità, meglio noto sotto il nome di "water-front" - spiegano a bordo di Goletta verde - prevede in realtà uno stravolgimento radicale di tutta la rada di Portoferraio e la cementificazione massiccia della costa (50/ 60 unità immobiliari, oltre 800 posti barca , esclusi quelli all'interno delle attività nautiche, un avanzamento della linea di i costa portuale a mare), compromettendo anche gli ultimi tratti naturali rimasti come Punta della Rena e le Saline.  Il Piano del Porto è il primo tassello del costituendo "distretto nautico" dell'Elba e della costa livornese, voluto dal Master Plan della Regione Toscana, Provincia di Livorno e Comuni elbani, che trasforma gli approdi elbani in una specie di succursale e "boa di giro" dei nuovi grandi porti che stanno nascendo sulla costa e che hanno tutti l'Arcipelago come gadget da vendere.

Il water-front, propagandato come riqualificazione ambientale, in realtà è la riproposizione di un vecchio modello della nautica fatto di urbanizzazione pesante del litorale che forza gli strumenti urbanistici, un escamotage per urbanizzare la costa, approvato con il solito accordo di pianificazione, che modificherà l'attuale piano strutturale e comprende una grande operazione di riordino urbanistico dell'attuale porto di Portoferraio, che si realizzerà attraverso tre piani regolatori portuali. Come dichiarato pochi giorni fa dallo stesso sindaco, Roberto Peria, il Piano del Porto prevede uno sviluppo cantieristico ed artigianale, l'insediamento di un nuovo porto-pescherecci, un nuovo mercato del pesce, servizi vari, un nuovo albergo, la nuova piscina comunale con annessa beauty-farm, un polo commerciale dei prodotti nautici, uno yacht-club e banchine per la nautica minore. Come se non bastasse il deposito carburanti sarà spostato al di fuori dell'attuale ,area cittadina e tutto sarà accompagnato dalla realizzazione di nuovi parcheggi. In questo pesante restyling al cemento anche saranno "inglobate" le Saline di San Giovanni e quel che rimane delle aree naturali nei dintorni, un'area umida residuale, con importanti acquiferi superficiali ed uno degli ultimi rifugi di una rara avifauna migratrice e stanziale».

Il progetto ha sempre trovato l'avversità del circolo di Legambiente dell'ASrcipelago: «Siamo d'accordo con quelle forze politiche e quei consiglieri comunali che di fronte a tutte le opere messe in cantiere per il water-front di Portoferraio dicono che sia difficile parlare di semplice  riqualificazione. Il Water Front è infatti una radicale riscrittura col cemento del Golfo di Portoferraio. Il water-front approvato, con il consenso bipartisan dei consiglieri di centrosinistra e centro destra, con benevole astensioni e con il solo voto contrario di un Consigliere, dimostra che,  casualmente, quando si parla del "mattone" le forze politiche elbane si ritrovano sempre d'accordo, prevede nuove cubature, nuovi manufatti, ridisegna la linea di costa e fa interventi pesanti e dettati da uno "sviluppismo" che sembra contagiare, e rendere più plausibili, proposte di nuovi porti e approdi provenienti da altri Comuni elbani, spesso in aree delicatissima, davanti alle coste del Parco Nazionale e delle Zone di protezione speciale dell'Ue. Per questo chiediamo al Comune di Portoferraio, alla Regione Toscana, alla Provincia di Livorno di aprire davvero quel confronto che fino ad ora è mancato sul Water Front e di dare un segnale di valorizzazione vera, bonificando la magnifica costa davanti a Portoferraio in un'area degradata con depositi di rifiuti e punteggiata di schifezze che l'hanno trasformata in una discarica diffusa. Chiediamo di inserire l'area delle Saline, di punta della Rena e delle foci dei fossi nel Sito di importanza regionale LePrade-Schiopparello-Mola e di realizzare immediatamente quell'Oasi che la Provincia promette da troppo tempo, puntando ad una inclusione dell'area con le sue zone umide residuali all'interno del Parco Nazionale. Nelle prossime settimane Legambiente lavorerà ad osservazioni puntuali ad un Water Front che non ci convince per nulla e che ripropone un modello di nautica pesante ed invasiva, legata ad interventi edilizi e commerciali sulla costa proprio mentre in Parlamento vengono presentate proposte di nautica sostenibile per le isole minori e per le Aree protette. Del "nuovo" di cui si è parlato anche in consiglio Comunale c'è ben poco: il modello è quello vecchio del cemento e dell'occupazione della costa». 

Per Massimo Serafini, portavoce di Goletta Verde, «Purtroppo i nuovi porti turistici sono omai diventati l'escamotage per urbanizzare la costa, derogando e aggirando i piani urbanistici . Un business da milioni di euro che ruota intorno alla costruzione di una miriade di posti barca inutili e ingiustificati con relative strade, bar, negozi, parcheggi e centri commerciali, che passa attraverso la realizzazione di opere che innescano l'erosione costiera  e distruggendo le spiagge. Progetti per cui le amministrazioni locali fanno a gara nell'intento di accaparrarsi risorse pubbliche, che in questo caso arrivano a pioggia. Così, nonostante la Toscana sia settima nella classifica nazionale delle regioni italiane per numero di posti barca e possa contare su 26,4 posti barca per chilometro di costa contro una media nazionale di 17, si continuano a progettare e costruire nuovi approdi. Un malcostume che purtroppo non ha confini e si replica indistintamente lungo tutta la Penisola».

E Goletta verde non risparmia la costa continentale toscana: «Dure a morire, le speculazioni edilizie hanno fatto guadagnare per il terzo anno consecutivo la Bandiera Nera al Comune di San Vincenzo. Questa volta sotto accusa non c'è il porto, ma un progetto che interessa la tenuta di Rimigliano. E il Comune, come di consueto, ha dato il suo contributo avviando il procedimento per una variante al Piano strutturale che va incontro alla richiesta dei proprietari della tenuta e che rischia di trasformare per sempre l'identità dell'area e il suo grande valore naturalistico. In ballo c'è il progetto di tramutare il già previsto maxi albergo da 15 mila metri quadrati e di un centro congressi da 3 mila in un intervento alberghiero e residenziale distribuito su tutta l'area».

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