[14/06/2010] News

Recensione. L'Aquila non รจ Kabul di Giuseppe Caporale

Per raccontare il terremoto che ha colpito l'Abruzzo sono state scritte pagine su pagine e anche greenreport non si è risparmiato. E' una tragedia che più di altre ha meritato di essere indagata perché fin dalle prima ora dopo l'evento ha fatto emergere molti interrogativi. Perfino alle persone che hanno vissuto la vicenda da lontano, figuriamoci a chi ha potuto osservarla e viverla dall'interno come Giuseppe Caporale, il giornalista abruzzese che ha seguito per il quotidiano "la Repubblica" il terremoto dell'Aquila.

I suoi resoconti giornalieri dalle zone del sisma, hanno dato poi l'input per la stesura di questo volume, in cui vengono ripercorse le ore seguenti la scossa delle 3,32 avvenuta il 6 aprile, attraverso la testimonianza diretta, attraverso gli occhi di chi era presente. L'autore ha visto e sentito il terremoto e nel libro racconta certo anche tutte le immagini della tragedia che la gente di Abruzzo ha vissuto.

Ma al racconto di testimone oculare ha aggiunto indagini su quanto avvenuto o non avvenuto prima, ha analizzato la gestione dell'emergenza, ha evidenziato come la tragedia abruzzese sia stata anche un grande evento mediatico utilizzato a scopi politici. Per tutto questo è stato definito "il giornalista del terremoto" avendo avuto il merito di "sezionare" questo tragico evento ben oltre le consuete "autorizzazioni". 308 vittime, 1500 feriti, 65mila sfollati, 23 case distrutte, sono i crudi numeri del terremoto forniti dalla Protezione civile per una tragedia che Caporale ha definito "annunciata". L'autore per primo ha dato la notizia delle indagini sul terremoto fatte dalla Procura dell'Aquila: «abbiamo il dovere di verificare se alcune palazzine siano davvero state costruite utilizzando sabbia marina, come ci viene segnalato da più parti. O, in altri casi senza ferro. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro parenti» ha dichiarato il procuratore Alfredo Rossini. E le responsabilità, secondo le indagini fatte dai giornalisti in primis, partono da lontano.

Dalla pianificazione (il Piano regolatore generale dell'aquila è del 1975) dato che il quartiere di Pettino (che ospitava prima del 6 aprile 25mila abitanti) è stato costruito su una faglia ad altissimo rischio sismico che nel corso dei secoli non aveva fatto mancare i suoi segnali: «la scelta più imbecille che potevano fare era quella di progettare edifici lungo la faglia: questo sisma è il gemello di quello del 1703» dichiara un geologo docente della facoltà di Scienze ambientali dell'Università dell'Aquila. Speculazione edilizia quindi come in altre parti del Paese anche se qualcuno ha fatto osservare che all'Aquila, circondata da montagne, non c'erano molte aree edificabili.

Questo è un caso emblematico ma nel capoluogo abruzzese, come ricorda l'autore, c'è anche un ospedale abusivo. Il San Salvatore, inaugurato nel 2000 senza aver mai ricevuto il certificato di agibilità. La storia dell'ospedale è molto lunga (il progetto iniziale risale al 1967) e ad ogni anno passato è cresciuta esponenzialmente la spesa per la sua costruzione (da 11 a 200 miliardi di finanziamenti destinati al Mezzogiorno). Ma qui non si tratta solo di una questione di soldi spesi male e di mancanza di carte bollate: in questo caso è stata messa a rischio la vita delle persone perché, come spiega Caporale, il cemento con cui è stato realizzato il nosocomio era "disarmato".

Leggerezze, disattenzioni, controlli superficiali, sottovalutazioni di numerosi segnali, all'ospedale come alla Casa dello studente e alla Prefettura il cui grado di sicurezza, già nel 2008, era stato definito "prossimo allo zero". Ora molti edifici sono sotto sequestro e ci sono indagini in corso: bisognerà verificare se ci sono colpe attribuibili ad errori, oppure vero e proprio dolo nel caso si sia voluto risparmiare sulle strutture degli edifici giocando con la vita di chi vi ha vissuto all'interno. Del resto chi conosce e ha avuto modo di sfogliare i rapporti Ecomafia di Legambiente, non sarà certo rimasto stupito per le infiltrazioni della criminalità organizzata che anche recentemente hanno portato la magistratura ad indagare su importanti gruppi industriali che lavorano con il calcestruzzo.

Sul cemento depotenziato ci sono molte indagini in giro per il Paese e gli affari sono tali che non è pensabile che le ecomafie siano rimaste fuori. Anzi sono proprio loro a controllare questa partita che si gioca anche in Abruzzo: infatti, secondo l'ultimo rapporto Ecomafia, nel 2008 in Abruzzo sono state denunciate 367 persone e sono stati operati 71 sequestri immobiliari per un totale di 319 infrazioni accertate dalle forze dell'ordine. L'Abruzzo è al 9° posto nella classifica nazionale dell'illegalità nel ciclo del cemento. Con "Ricostruire pulito", l'osservatorio ambiente e legalità di Legambiente e Libera realizzato in Abruzzo in collaborazione con la provincia dell'Aquila, si vuol dimostrare che un altro modo di costruire e di ricostruire è possibile. In primis coinvolgendo la società civile nella fase post-terremoto tenendo alta l'attenzione sul pericolo di infiltrazione criminale.

Gli appetiti per le ecomafie nel territorio disastrato sono molti: movimento terra, produzione del calcestruzzo, fornitura dei mezzi di lavoro, smaltimento degli inerti, attività estrattive (in una regione senza un Piano cave regionale), sono tutti segmenti di una filiera dove la criminalità organizzata può trovare "energia" per il suo sostentamento. Ma la ricostruzione ha fatto gola anche a molti imprenditori "onesti", fino a prova contraria, alcuni dei quali in modo cinico a poche ore dal disastro pensavano già a come sfruttare opportunamente questa tragedia e a quanto si sarebbero potuti gonfiare i loro portafogli.

Nel volume si parla di ricostruzione avviata con il piano Case (Complessi antisismici, sostenibili, ecocompatibili) varato dal governo, criticato da molti, la cui realizzazione è ben analizzata da Caporale che è andato a valutare anche le modalità di costruzione dei prefabbricati, che attualmente a 90 giorni dalla consegna definitiva, hanno fatto registrare molti segni di deterioramento. Tra l'altro ora le new town sono oggetto di diversi filoni di indagine da parte dei magistrati antimafia. Ricostruzione "truccata", ricostruzione mal eseguita e ricostruzione mancata come l'abbandono del centro storico immerso per mesi nei calcinacci che dovevano essere rimossi con maggiore tempestività: questa operazione avrebbe aiutato la popolazione anche dal punto di vista psicologico.

Il nostro è un paese fragile per caratteristiche naturali (è un territorio ad alto rischio sismico e idrogeologico) per carenza di interventi di manutenzione, assenza di pianificazione, abusivismo edilizio dilagante. Tutti questi aspetti si interconnettono poi in caso di tragedie come quella di San Giuliano di Puglia, il "terremotino del Molise" come lo definì il prof. Enzo Boschi. L'evento avvenuto il 31 ottobre del 2002, è stato caratterizzato da una scossa forte ma che avrebbe dovuto fare solo paura (come spiegarono i tecnici) invece causò 27 morti (quasi tutti bambini) per il crollo di un edificio scolastico. Un piano di una scuola elementare appena inaugurato, è stato spazzato via dal sisma: l'unico edificio in cui sono stati registrati crolli di rilievo. Ma non tutto è da addebitare al "fato": anzi per merito di qualche magistrato scrupoloso e caparbio è stata aperta un'inchiesta e accertate responsabilità (negligenze della pubblica amministrazione) almeno nel secondo grado di giudizio. Quello di San Giuliano è stato un evento drammatico che ha messo a nudo il degrado di gran parte dell'edilizia scolastica del Paese: dopo quella drammatica circostanza sono partite indagine e monitoraggi sul territorio nazionale, ma come greenreport più volte a testimoniato, ancora oggi rimane molto da fare.

Caporale, facendo anche il parallelo con il sisma abruzzese, analizza il terremoto del Molise ed in particolare la fase post terremoto con lo stato di emergenza prolungato, il sisma ingigantito ed esteso per far arrivare a pioggia i fondi della ricostruzione. Le risorse economiche da indirizzare alla prevenzione non sono mai stanziate o non lo sono a sufficienza, mentre per il post-evento arrivano fondi oltre il dovuto, indirizzati anche a chi non ne avrebbe bisogno. Per l'autore la ricostruzione post- terremoto in Molise non è da imitare.

Prevenzione e sistema di allerta. Nel libro di Caporale non poteva mancare un indagine attenta di quanto avvenuto nella fase che ha preceduto la scossa distruttiva. In quell'area c'erano stati segnali che in molti avevano ravvisato: al netto della casualità degli eventi sismici, della non prevedibilità del luogo dove si esplicita la scossa e della sua entità, rimane il dubbio che non sia stato fatto tutto il possibile, che il sistema della Protezione civile (locale e nazionale) non abbia funzionato al meglio, che non siano stati analizzati a fondo anche dagli scienziati dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), tutti gli indicatori che segnalavano una certa turbolenza all'interno della crosta terrestre in quell'area.

La scienza ha ribadito che i terremoti non si possono prevedere ma solo prevenire. Costruzioni antisismiche certo senza dubbio, ma anche investimenti in ricerca per capire se i precursori antisismici hanno qualche margine di affidabilità. La scienza ufficiale talvolta per autoreferenzialità liquida troppo velocemente gli input che provengono dall'esterno come è successo con il ricercatore Giampaolo Giuliani indagato per procurato allarme.

In tema di sistema di allerta e di assunzione di responsabilità, nel volume viene ricordato il caso di Zamberletti che nel 1985 in Garfagnana dopo una serie prolungata di scosse esercitò il "principio di precauzione" e consultandosi con l'Ingv decise di avvertire i cittadini per l'evacuazione. Poi il grande terremoto non si verificò e Zamberletti fu indagato (poi prosciolto) per procurato allarme. Ora per la gestione della fase pre terremoto in Abruzzo sono indagati i vertici della Protezione civile e la Commissione Grandi rischi con l'accusa di aver sottovalutato il pericolo terremoto.

Il volume di Caporale, agli atti dell'inchiesta", è una testimonianza utile per i cittadini abruzzesi che hanno necessità di ricordare e sapere, con l'auspicio che possano tornare ad una vita normale, per quanto possibile. E' una memoria necessaria per tutti gli altri cittadini, con l'auspicio che il sisma abruzzese possa essere almeno utile per cambiare qualcosa in questo Paese, in tema di cultura del territorio, della legalità, della prevenzione, della trasparenza. Sarebbe triste che il terremoto di Abruzzo venisse solo ricordato per l'evento mediatico che è stato, utilizzato dal governo e da Berlusconi in particolare per far dimenticare temporaneamente la crisi e per aumentare il suo consenso come spiegato in dettaglio dall'autore.  

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