[16/06/2010] News toscana
PISA. Una filiera ambientale che comprende anche province, parchi e bacini. Il dibattito avviato con la nuova giunta Rossi sull'ambiente sul consumo del territorio, la tutela del paesaggio e il ruolo delle istituzioni registra interessanti sviluppi che fanno ben sperare. Intanto il clima pur con qualche residuo e inevitabile strascico polemico appare finalmente non solo più disteso ma più consapevole. Dopo la bella intervista di Lancisi a Settis e quella al sindaco di Piombino Anselmi c'è in particolare un punto che forse merita di essere ripreso e soprattutto approfondito per evitare omissis fuorvianti.
Mi riferisco ai rapporti regione-comuni ai quali si tende a ricondurre - e non solo da parte di Settis - le cause principali se non esclusive delle troppe cementificazioni a cui abbiamo assistito anche in Toscana. Che possa esservi e per di più a partire dall'anello più debole della catena un unico (o quasi) responsabile della situazione toscana ma più in generale nel paese è sicuramente una forzatura. Le ‘cosacce' che angustiano il paese da decenni non sono certo arrivate in Italia e neppure in Toscana sull'onda dei comuni. E' tutta la filiera istituzionale che mostra palesi inadeguatezze tanto al tempo dello stato assoluto padrone quanto successivamente quando sono entrate in campo con qualche maggior ruolo anche le regioni e con esse gli enti locali. La filiera si è arricchita di ruoli e passaggi ma non se ne avvantaggiata come ci si aspettava la programmazione complessiva. Questo è il punto e non solo per noi toscani.
Certo, poi ogni regione ha le sue responsabilità sia nel rapporto con lo stato da un lato che con gli enti locali dall'altro.
Ma anche nelle regioni compresa la nostra che pure non è stata con la mani in mano le cose non hanno funzionato a dovere. Colpa del troppo potere concesso ai comuni?
Qui c'è appunto il rischio di quegli omissis ai quali ho accennato. Intanto perché la filiera istituzionale non si esaurisce nel rapporto con i comuni specie in Toscana dove le cose più innovative sono state introdotte e non da poco tempo dai parchi regionali e nazionali, dai piani territoriali di coordinamento delle province, dalle autorità di bacino pur con tutti i limiti che sappiamo.
E' questa filiera che non si è riusciti a gestire adeguatamente a partire dal PIT. Vuoi perché come nel caso di Monticchiello avevamo un'area protetta fasulla e restata tale. Vuoi perché anche in situazioni come quella della Val di Cornia - vedi il riferimento del sindaco di Piombino- ciò che manca non è il riconoscimento di competenze pianificatorie ai comprensori (che queste competenze le ebbero una vita fa con scarsi risultati) ma semmai a parchi regionali o altro tipo di area protetta di cui anche in quella zona si parla da tempo e dove ora non è certo il caso di inventarsi nuovi e improbabili organismi peraltro già sperimentati.
Ciò che conta è saper mettere in rete questo complesso e qualificato sistema istituzionale che non può escludere i soggetti maggiormente qualificati su questo terreno solo perché non elettivi. Quei soggetti sono, infatti, costituzionalmente dotati di una irrinunciabile ‘specialità' che la nostra regione ha il merito di aver creato e sostenuto ma non di aver saputo finora mettere pienamente a frutto nella gestione del territorio. Ecco, tra le cose da cambiare questa non è la meno urgente e importante a cui l'assessore Bramerini si è impegnata a rimettere mano presto. E noi siamo sicuri che lo farà.