[11/08/2009] News
LIVORNO. A valutare i prezzi delle commodities la ripresa sembra ormai alle porte e darebbe ragione a quegli analisti che ne valutavano l'andamento come un grafico a V, cioè con una risalita repentina dopo la drastica caduta che ha cominciato a registrarsi dagli ultimi mesi del 2008.
Segno del permanere di una finanziarizzazione dei beni e delle materie prime, cioè di una loro trasformazione in titoli finanziari rappresentativi del loro valore e messi in vendita nei mercati internazionali. Quindi soggetti ad un sistema finanziario che prevede rialzi e ribassi con la conseguente speculazione sui rispettivi titoli.
Ma la realtà dei fatti svela che oltre ad una crisi della domanda dovuta al rallentamento delle attività produttive in seguito al periodo di recessione si cominciano a rilevare con forza anche problemi relativamente all'offerta di queste materie prime e che l'approccio di sola natura finanziaria rischia di ripercorrere la stesa strada che ha portato gran parte dei paesi industrializzati alla crisi peggiore dopo quella di inizio secolo.
Vale per il rame, di cui oggi si legge un rialzo dei prezzi ai massimi da dieci mesi a questa parte, vale per il petrolio, per lo zucchero come per l'olio di palma, in cui il rialzo dei prezzi pare fortemente legato alla scarsità di quantità a disposizione sui mercati, su cui agisce la leva speculativa.
In ognuno di questi casi, e di esempi se ne potrebbero fare altri e ne potranno emergere nei prossimi giorni, esiste infatti un problema di fondo che più che ai titoli finanziari è legato al limite delle risorse e ai processi in atto sul clima che determinano ancora più incertezza sul loro futuro e ai minori investimenti che su questi settori- e in particolare sull'agricoltura- sono stati fatti negli ultimi decenni, da cui una minore crescita della produttività e una minore capacità di far fronte all'aumento di domanda che nel frattempo si è instaurata. Non è un caso il richiamo della Fao fatto per ridare priorità all'agricoltura nelle strategie per lo sviluppo.
Il peggioramento delle previsioni indiane sulle piogge monsoniche hanno fatto volare il prezzo dello zucchero grezzo, così come l'incertezza dell'arrivo del Nino (che già doveva essersi manifestato) in Asia, con le conseguenti alterazioni meteorologiche, rischia di compromettere i raccolti delle piantagioni di olio di palma: e le quotazioni in borsa di questa materia prima sono già in rialzo da settimane per l'aumento della domanda dovuto agli impieghi che se ne fa in tutto il mondo come combustibile ma soprattutto - in questo periodo- come materia prima nel settore alimentare e cosmetico in vista dei prossimi festeggiamenti delle ricorrenze religiose del mondo musulmano, induista e cinese.
La questione è quindi complessa. E non dovrebbe essere affrontata solo sulla base di quotazioni in borsa, essendo fortemente legata alla sostenibilità dello sviluppo di cui la consapevolezza della finitezza delle materie prime e quindi della necessità di un loro sfruttamento senza intaccarne i fondamentali è uno dei cardini principali.
Che ancora però stenta a divenire fondamento con il quale avviare un nuovo approccio all'economia basata su criteri ecologici e di equa redistribuzione delle risorse.
Con il rischio che anche ammettendo che questa crisi avrà davvero una andamento a V, ve ne possa essere poi un'altra e un'altra ancora in cui il grafico alla fine sarà solo una linea piatta.