[18/06/2010] News
LIVORNO. Il direttore generale della Bp, Tony Hayward, ha finalmente recitato il mea culpa davanti alla Commissione commercio ed energia del Congresso Usa per il disastro petrolifero del Golfo del Messico: «L'esplosione e l'incendio a bordo della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon e la fuga di petrolio che ne è risultata nel Golfo del Messico non avrebbero mai dovuto prodursi e io sono profondamente desolato che questo si sia prodotto. Quando ho appreso che undici persone hanno perduto la vita nell'esplosione e nell'incendio sulla Deepwater Horizon, sono stato personalmente devastato. Vorrei presentare le mie sincere condoglianze alle famiglie ed agli amici delle vittime».
Che questo briciolo di umanità la multinazionale lo dimostri a quasi 2 mesi dall'incidente e solo dopo che Barack Obama è apparso alla nazione per accusare direttamente la Bp per la pessima gestione della catastrofe ambientale della Gulf Coast è qualcosa che fa arrabbiare ancora di più gli americani, compreso il fatto che Hayward si era riferito alla gente del Golfo come "popolino"..
Ed è proprio la loro reazione che Hayward teme di più per l'immagine della Bp, dopo essere stato costretto da Obama a mettere sul tavolo 20 miliardi di dollari: «Vorrei rivolgermi direttamente alle persone che vivono e lavorano nella regione del Golfo: so che questo incidente ha avuto un impatto profondo sulle loro vite ed ha causato un capovolgimento e mi scuso profondamente per questo».
Alla sincerità delle sue tardive scuse per quello che ormai è considerato il peggiore disastro ambientale della storia americana non ci credevano davvero i manifestanti inferociti che lo aspettavano davanti al Congresso e poi hanno fatto irruzione in aula con le mani dipinte di nero e gridando: «Tony, devi andare in galera per i tuoi crimini».
Hayward ha comunque abbandonato l'irridente sicumera dei primi giorni ed ha assicurato che la Bp farà il possibile per tappare il vulcano di petrolio e che pagherà tutte le rivendicazioni legittime per io Danni causati dalla marea nera: «Capisco la gravità della situazione. So che solo le azioni e i risultati e non delle semplici parole, possono in fin dei conti darvi la fiducia che cercate».
Intanto la più grande associazione ambientalista Usa, Sierra Club, sta organizzando per il 4 luglio a Washington una manifestazione di massa contro le trivellazioni offshore e per l'energia pulita: "Freedom from Oil this Independence Day".
L'associazione vuole piantare migliaia di bandiere al National Mall e milioni virtualmente online, per dimostrare il sostegno dei cittadini statunitensi al presidente Obama che ha detto di voler sviluppare un piano per liberare gli Usa dal petrolio.
La base democratica e gli ambientalisti sembrano aver accolto bene la pacata fermezza di Obama esibita nel suo discorso alla nazione sul disastro del Golfo del Messico e Sierra Club spiega che «L'evento fa parte della campagna Club Beyond Oil, lanciata dopo il disastro della Bp nel Golfo con l'obiettivo di invitare il presidente Obama a darci un piano per porre fine alla dipendenza americana dal petrolio nei prossimi 20 anni».
Sierra Club ha organizzato raduni e manifestazioni in tutto il paese, coinvolgendo i suoi 1,3 milioni di soci e sostenitori, più di 111.000 persone hanno già firmato la petizione rivolta ad Obama. L'associazione sta anche producendo un film sui luoghi dell'ecocidio del Golfo che verrà utilizzato per sensibilizzare i cittadini.
Il direttore di Sierra Club. Michael Brune, è abbastanza soddisfatto della piega politica che stanno prendendo la cose: «Il presidente Obama riconosce che la nostra dipendenza dal petrolio ha creato ogni tipo di problema, compreso il più recente disastro orribile che stiamo vedendo in pieno svolgimento nel Golfo. Ora chiediamo al presidente di tracciare un piano specifico per portare l'America fuori dalla dipendenza dal petrolio nei prossimi venti anni. Chiediamo a tutti coloro che si sentono frustrati e addolorati per la tragedia nel Golfo di parlare e di contribuire fare in modo che questo non accada mai più. Abbiamo bisogno di abbandonare l'industria del petrolio una volta per tutte. Abbiamo bisogno di abbracciare finalmente la soluzione dell'energia pulita che ci libera dal petrolio. Abbiamo bisogno che il presidente Obama ci dica esattamente quali passi dobbiamo fare subito per far finire la nostra dipendenza dal petrolio e di come ogni americano possa far parte di questi cambiamento. Non tutti possono partecipare a una manifestazione o ad un evento per dimostrare il loro sostegno all'energia pulita, ma possono dimostrare il loro sostegno piantando una bandiera online, e noi pianteremo una bandiera per loro a Washington, Il 4 luglio, quando celebreremo l'indipendenza americana, l'innovazione e la resistenza. Queste qualità uniche dell'America sono le stesse che ci aiuteranno a liberarci dalla dipendenza dal petrolio che ha fatto tanti danni alla nostra economia, ai nostri oceani, alla fauna selvatica, e alle nostre comunità».