
[18/06/2010] News
LIVORNO. Tredici associazioni brasiliane (Apremavi, Fundação Sos Mata Atlântica, Grupo Ambientalista da Bahia - Gambá, Greenpeace, Grupo de Trabalho Amazônico, Imazon, Instituto O Direito por um Planeta Verde, Instituto de Pesquisa Ambiental da Amazônia, Instituto Socioambiental, Pesquisa e Conservação do Cerrado , Preserve a Amazônia, Rede de Ongs da Mata Atlântica, Wwf) hanno inviato una lettera ai candidati alle elezioni presidenziali del Brasile chiedendo loro di prendere posizione contraria alla legislazione ambientale proposta da diversi parlamentari di collegi rurali.
Nell'ultima riunione della "Comissão Especial do Código Florestal" della Camera di Brasilia diversi parlamentari si sono opposti al progetto di legge presentato dal deputato Aldo Rebelo, ma il progetto ha avuto il via libero per essere discusso in Parlamento e le Ong temono che la proposta faccia un ulteriore passo avanti nella sessione della Commissione speciale del 21 giugno, dove i deputati "ruralistas" hanno una larga maggioranza.
Nella lettera ai candidati le associazioni scrivono: «La Camera dei Deputati ha creato nel 2009 la Comissão Especial per promuovere la revisione del Codice forestale, presieduta dal deputato Moacir Micheletto (Pmdb-Pr), e che ha come vice-presidente il deputato Anselmo de Jesus (Pt-Ro) e relatore il deputato Aldo Rebelo (Pcdob/Sp). Il rapporto finale de deputato Aldo Rebelo è stato presentato il 9 giugno. Tra le varie battute d'arresto identificate nella proposta, come per esempio quelle in contraddizione col principio costituzionale della funzione sociale della proprietà (rurale e urbana), il rapporto propone l'amnistia nei cerrados e foreste dell'Amazzonia per più di 40 milioni di ettari di disboscamento illegale verificatosi dopo il 996. Questa amnistia corrisponde a 14,6 miliardi di tonnellate di CO2 emesse illegalmente».
Tutto il mondo è Paese, anche il Brasile di Lula ha qualche problema con la responsabilità sociale dell'impresa e li il condono edilizio diventa condono forestale... e spuntano anche le case fantasma.
Ma secondo le 13 Ong la cosa è ancora peggio di quel che si potrebbe pensare quando si passa all'applicazione del federalismo (anche qui l'Italia aiuta): «La relazione propone inoltre che ogni Stato brasiliano possa, a sua discrezione, ridurre del 50% i limiti fissati dalla legge federale in materia di salvaguardia permanente, che corrisponde alle matas protettrici dei corsi d'acqua ai margini dei fiumi, laghi e sorgenti. Questi stessi spazi territoriali, non a caso, sono considerati dalla Difesa civile come aree a rischio in caso di eventi climatici estremi, inondazioni e uragani, che negli ultimi anni hanno già provocato lo sfollamento di migliaia di famiglie, principalmente nelle regioni Sul e Sudeste del Paese. Un'altra misura grave proposto nella relazione è l'esenzione dall'obbligo di riserva legale per l'imposta immobiliare di fino a quattro moduli in tutto il Paese. Questo potrebbe significare, solo nella foresta amazzonica, la rimozione della riserva legale in aree fino a 70 milioni di ettari. Supponendo che la metà di queste aree sia già deforestata, ma il disegno di legge elimina la protezione giuridica per almeno 35 milioni di ettari di foreste. Se approvata dal Congresso Nacional e firmata dal presidente della Repubblica, saranno rilasciate legalmente circa 12,8 miliardi di tonnellate di CO2 oggi stoccate nelle foreste dell'Amazzonia. Questo corrisponde a tre volte l'obiettivo brasiliano di riduzione delle emissioni da deforestazione presentato nel dicembre 2009 dal Brasile a Copenhagen».
Secondo gli ambientalisti brasiliani la proposta annullerebbe praticamente quanto previsto dalla Lei de Política Nacional de Mudanças Climáticas, approvata nel dicembre 2009 e che stabilisce un obiettivo nazionale volontario di riduzione di CO2 tra il 36,1 e il 38,9 % entro il 2020, inoltre se la proposta verrà approvata del Código Florestal rimarrebbe più o meno carta straccia. Le 13 Ong brasiliane sollecitano una presa di posizione definitiva e prima della votazione della Comissão Especial, dei candidati alla presidenza della Repubblica del Brasile rispetto a quanto ha presentato Aldo Rebelo, «La mancanza di una chiara posizione pubblica e dei candidati questo sarà interpretato come connivenza con questa minaccia, che può completamente compromettere la politica nazionale per la mitigazione dei cambiamenti climatici con effetti che vanno al di là del prossimo mandato presidenziale».
Secondo Carlos Alberto de Mattos Scaramuzza, responsabile conservazione del Wwf Brasil «Mettere nelle mani degli Stati decisioni come quella dell'estensione delle áreas de preservação permanente e delle percentuali di riserva legale è temerario, perché ignora il fatto che i processi biologici oltrepassano le frontiere polítiche Detto in altra maniera, sottomettere una questione importante agli interessi delle assemblee legislative e dei governi degli Stati, non sempre va d'accordo con gli interessi collettivi».
Per Rafael Cruz, di Greenpeace Brasil, «Il testo trasferisce la responsabilità della salvaguardia, che è di tutta la società, ad una parte del potere pubblico. La verità è che tutti coloro che hanno proprietà forestali dovrebbero conservarle, per il semplice fatto che le foreste sono un bene della società. Sfortunatamente il relatore Aldo Rebelo gestisce la deforestazione».
Anche il deputato del Partido Verde Édson Duarte è molto critico con il tentativo di trasferire prerogative della Repubblica federale ai singoli Stati: «Questo apre varchi ai gruppi di interesse locali, che obbediscono ad interessi politici ed economici a detrimento dell'ambiente».
E' anche molto sospetta la fretta e la segretezza che hanno caratterizzato la presentazione del progetto di legge che è stato protocollato da Rebelo pochi minuti prima della presentazione in Commissione. Un altro deputato, Sarney Filho, che coordina il Frente Parlamentar Ambientalista della Camera, denuncia di aver ricevuto il testo della relazione mentre il relatore la presentava e che le osservazioni presenti, pur allegate, non sono state discusse e il Partido Verde sottolinea: «Non è possibile che un tema di tale serietà, come la revisione della legislazione ambientale brasiliana, venga trattato in questa maniera».