[21/06/2010] News
LIVORNO. Stamattina la compagnia di Stato russa Gazprom ha iniziato a ridurre le forniture di gas alla Bielorussia, l'ultima dittatura europea governata dal fraterno amico Aleksandr Lukascenko, quello che Silvio Berlusconi pochi mesi fa esaltò come uno dei leader più amati dal popolo in una memorabile visita a Minsk.
E' toccato al capo di Gazprom, Alexei Miller, annunciare l'avvio che il fronte della guerra del gas, dopo la pacificazione elettorale dell'Ucraina, si è spostato a nord: «Il tempo di 5 giorni fissato alla parte bielorussa è terminato... Il debito non è stato saldato. Lunedì, alle 10 ora di Mosca, limitiamo del 15% al giorno le forniture di gas russo alla Bielorussia per ridurle ulteriormente dell'85%».
I russi hanno accolto così, con la chiusura delle manopole delle condotte, la delegazione di Minsk guidata dal vice-ministro dell'economia Andrei Filonov arrivata oggi a Mosca per tentare di risolvere la questione con trattative dell'ultimo minuto.
I russi dicono che il gioco di Lukascenko, che è passato dall'unione politica e doganale alla minaccia di non far passare più dal suo territorio il petrolio e le reti per il trasporto dell'energia della nuova centrale nucleare che i russi vorrebbero costruire nella loro enclave di Kaliningrad, è finito: «La Bielorussia riconosce il suo debito per il gas - spiega Miller - ma propone di regolarlo con dei veicoli, del materiale ed altre merci. I negoziati avviati stamattina si sono risolti in un fallimento». Ai bielorussi è stato spiegato che secondo la legislazione russa i pagamenti stranieri possono essere effettuati solo in moneta sonante, e non certo la carta straccia del rublo bielorusso, ma dollari o euro.
L'ordine di cominciare a chiudere i rubinetti è arrivato a Gazprom dal presidente russo Dmitri Medvedev in persona, che pretende che la Bielorussia onori il debito gasiero da 200 milioni di dollari. Medvedev ha chiesto a Miller di proseguire i negoziati con Minsk, ma ha fatto avvertire Lukascenko di non farsi illusioni: «Il taglio del gas sarà graduale e proporzionato al volume dei debiti», ha detto Miller.
La situazione, già tesa, è precipitata dopo che la settimana scorsa il vice-ministro bielorusso dell'energia, Edward Tovpinets, aveva detto che il debito gasiero coi russi equivaleva a quello che la Russia doveva pagare come diritti di transito dovuti da Gazprom, «Il che significa che i debiti del gas possono essere compensati». Infatti, la delegazione bielorussa era arrivata a Mosca sicura che le discussioni si sarebbero basate «Sul costo di transito del gas attraverso la Bielorussia e sul debito di Gazprom per il transito verso l'Europa». Ma già sabato scorso i colloqui tra Gazprom e la compagnia di Stato bielorussia Beltrangaz si erano arenati proprio su questo scoglio, anche perché già il 15 giugno Medvedev aveva lanciato un ultimatum alla Bielorussia.
Il governo nazional-sovietico di Minsk è convinto che Gazprom non abbia il diritto di ridurre di più del 15% le forniture di gas: «In virtù del contratto - fa sapere il ministero dell'energia - Gazprom può ridurre le sue forniture di gas alla Bielorussia proporzionalmente al debito accumulato» e i 200 milioni di dollari sarebbero esattamente il 15% delle forniture russe dall'inizio dell'anno, il resto per i bilerorussi è stato pagato, quindi i russi non hanno il diritto di minacciare una chiusura dell'85%.
Gazprom e il sempre più infastidito governo putiniano ribattono che per il gas la Bielorussia si è impegnata a pagare 169 dollari per ogni 1.000 m3, ma che dall'inizio del 2010 paga solo 150 dollari, il che aveva già prodotto un debito di 192 milioni di dollari al primo marzo 2010. Come sempre quando si trova in difficoltà, la dittatura di Misk ha fatto la faccia feroce e il 19 giugno ha chiesto i 200 milioni di dollari di diritti di transito, ma il coltello del gas dalla parte del manico ce l'hanno i russi ed è subito arrivata la minaccia di mettere a secco la Bielorussia con un taglio dell'85%.
I governi fratelli di Mosca e Minsk sono in crisi da lite economica, succede anche nelle migliori famiglie, ma, come ha dimostrato la vicenda ucraina, i russi hanno un concetto tutto loro della famiglia e quando si tratta di energia la Santa Madre Russia si trasforma rapidamente in un padrino inflessibile per riportare all'ordine gli incauti ribelli.