[22/06/2010] News toscana

Rapporto Irpet, Rossi: «Il punto centrale è il manifatturiero e l'industria, su questo ci giochiamo il futuro della Toscana»

LIVORNO. «Questo non è il tempo dell'immobilismo e degli egoismi. E' il tempo del coraggio e delle fiducia. Alla politica non si chiede di essere ottimista o pessimista ma di avere determinazione e di avere orientamenti precisi. E noi vogliamo fare le cose, e farle presto e bene». Lo ha detto oggi il presidente della Regione Enrico Rossi (Nella foto) a commento del Rapporto 2009 dell'Irpet sulla situazione economica della Toscana (vedi altro pezzo di greenreport, link in fondo).  

La valutazione del presidente circa la performance della Toscana «pur senza sottovalutare la gravità della crisi, tende a valorizzare alcuni aspetti di ripresa messi in luce dal rapporto Irpet» come ad esempio all'export e alle previsioni di crescita del Pil: «Questo mi fa pensare che la prontezza e la volontà con cui la Toscana ha reagito, che l'attenzione e la capacità di dialogo che la Regione ha mostrato hanno dato qualche risultato. C'è stato un grande impegno sul versante del sostegno al credito, che va dato pur senza sostituirci alle banche, ai problemi sul fatturato molti imprenditori hanno risposto in modo commovente, perfino con l'indebitamento personale. C'è coraggio e voglia di reagire». Poi il presidente, a proposito di « avere orientamenti precisi» ha detto che «Il punto centrale è il manifatturiero e l'industria, su questo ci giochiamo il futuro della Toscana. E' un nodo fortemente collegato con la capacità della nostra regione di mantenere la propria identità, legata anche al territorio, all'agricoltura e al paesaggio, senza caricare la rendita di una eccessiva responsabilità di produrre ricchezza. »
Ed è qui che, pur non avendo partecipato all'incontro, ma basandoci sul comunicato della Regione e quindi sul messaggio che si è voluto far passare, nessun accenno da parte del presidente è stato fatto su "quale industria" e "quale manifatturiero". Perché se l'idea, come lo stesso Rossi ha detto in campagna elettorale e come il direttore dell'Irpet ha indicato nella sua relazione, è quello di un'economia ecologica l'affermazione di Rossi è condivisibile e apprezzabile, diversamente è solo la riproposizione anche se in chiave virtuosa di un modello che anche in Toscana ha mostrato da tempo la corda.  

Il presidente ha poi messo al primo posto nelle preoccupazioni i giovani: «Sono loro le prime vittime della crisi giovani che fuori dall'istruzione, dal lavoro, dalla formazione. Dobbiamo pensare a che cosa proporre a questa parte di società. Io mi sono espresso in modo critico sulla manovra del governo, ma se ci vogliono chiamare a discutere sui provvedimenti da prendere per i giovani siamo a disposizione. Per quanto ci riguarda dobbiamo aprire una discussione seria su come utilizzare i forni europei per la formazione, credo anche per sostenere percorsi individuali».

Mentre sulla manovra del governo, concordando con il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama Mario Baldassarri, ha proposto che tutti i comparti dello Stato, dai ministeri in giù si accollino la stessa percentuale di taglio, il 5%. «Una manovra più equa e una maggiore concertazione con gli enti locali e le Regioni - ha proseguito - potrebbe attenuare i rischi recessivi. Ma anche questo non basterà. Bisogna muoversi, agire sui fondi comunitari orientandoli su progetti specifici piuttosto che spalmarli sul 3% delle imprese, accelerare tutti gli investimenti pubblici, e per questo abbiamo preso alcune iniziative, come le proposte di legge per il patto di stabilità regionale e per dotarci di poteri sostitutivi. Su questo - ha scandito il presidente Rossi - mi impegnerò con la massima determinazione, secondo il principio di continuità della Pubblica amministrazione. Non tutto ciò che negli anni scorsi è stato avviato mi convince fino in fondo, ma i lavori iniziati devono essere conclusi e il mio messaggio, lanciato con gli strumenti di cui parlavo, è chiaro. Tutto questo non basta ancora. Abbiamo bisogno di mobilitare il capitale privato, per investimenti sulle infrastrutture e perché intervenga, sotto il controllo pubblico, nel settore dei servizi pubblici. Abbiamo infine necessità di mantenere per il futuro lo stato sociale. La Toscana perderebbe la sua identità, la sua storia, la sua cultura se rinunciasse ad essere inclusiva. Sono per l'universalismo, ma se il rischio è quello di lasciar fuori i più deboli vorrei prima far pagare qualcosa a chi può farlo. Ragionare su accessi differenziati ai servizi è meglio che ridurre gli accessi».

«Bisogna avere fiducia e trovare nella nostra storia e nella nostra cultura le energie per andare avanti - ha concluso il presidente Rossi - i prodotti della nostra industria e della nostra manifattura, che contengono qualità, innovazione e creatività, possono trovare un importante mercato presso le nuove borghesie del mondo e nello stesso tempo possiamo salvare e sviluppare la nostra coesione sociale. In questi anni salari e redditi da lavoro dipendente sono stati fortemente conculcati, ma senza il loro contributo non s i va da nessuna parte».

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