[24/06/2010] News
LIVORNO. Solo 3 giorni fa la Bp assicurava di aver recuperato 25.830 barili di petrolio grazie al suo "imbuto" piazzato sopra il vulcano della Deepwater Horizon che rutta greggio nel Golfo del Messico dal 20 aprile. Aveva anche assicurato che avrebbe fermato lo sversamento dopo l'apertura di due pozzi di "soccorso". Ieri ha tolto nuovamente il secondo "imbuto" perché le condizioni estreme, gli idrati ghiacciati che fuoriescono dal fondale di 1.500 piedi, hanno fatto fare al "tappo" la stessa fine della miracolosa "campana" che la Bp cercò di piazzare all'inizio della tragedia petrolifera. Una tragedia che ora si tinge di giallo con la morte di due persone che lavoravano per la Bp nell'area del disastro.
Quello che è evidente è che la marea nera sta diventando un incubo per gli americani e per la stessa Bp che si dimostra incapace di fermarla e che rischia di pagare la cosa molto cara, come dimostrano il tonfo in borsa e la rabbia crescente dei suoi azionisti, tra i quali qualche decina di migliaia di pensionati inglesi.
Ormai la multinazionale le sta tentando tutte, e trova anche qualche sponda: due giorni fa ha annunciato che darà i guadagni risultanti dal petrolio recuperato nel golfo del Messico alla National fish and wildlife foundation (Nfwf), una piccola associazione ambientalista Usa che si vedrà versare subito nelle sue casse 5 milioni di dollari «Per assicurare che il loro lavoro possa iniziare - ha detto l'amministratore delegato della Bp Tony Hayward - Con il suo lavoro riuscito di 25 anni per identificare e trovare le soluzioni alle più dure sfide della salvaguardia, la National fish and wildlife foundation è un'organizzazione potente e responsabile per questo denaro».
Sarà per questo che la Nfwf non è tra le 40 grandi associazioni nazionali e locali degli Usa che il 26 giugno organizzeranno o "Hands across the sand events - Opposing offshore drilling, supportino clean energy"? Una grande manifestazione che vedrà probabilmente centinaia di migliaio di persone prendersi per mano lungo le spiagge e le coste degli Stati Uniti continentali, A Puerto Rico e in altri 20 Paesi.
Comunque il direttore della Nfwf, Jeff Trandahl, non ha certo rifiutato la manna portata dalla marea nera e ha detto che la somma verrà utilizzata in progetti che «Apportano maggiori benefici agli animali degli Stati vicini al Golfo». Quelli della piccola associazione ambientalista si dovranno dare molto da fare, visto che gli esperti del governo Usa dicono che dalla voragine della Bp finiscono nell'oceano tra il 35.000 e i 60.000 barili di petrolio al giorno.
Intanto i repubblicani della Lousiana continuano nel loro doppio gioco populista: da una parte accusano Obama di non fare nulla contro la Bp e la fuoriuscita di petrolio nel Golfo, dall'altra il partito dell'elefante difende a spada tratta l'industria petrolifera e chiede ad Obama di togliere la moratoria sulle trivellazioni offshore che secondo loro ucciderebbe l'industria più redditizia dello Stato e che rappresenta circa un terzo della produzione nazionale di greggio. Il Parlamento della Louisiana ha votato all'unanimità la richiesta di ridurre la moratoria di 6 mesi di Obama che metterebbe a rischio il lavoro di oltre 100 mila persone e addirittura distruggerebbe le amate imprese petrolifere. Tutto questo mentre i pescatori sono fermi in porto e i turisti fuggono davanti alla marea nera che invade spiagge e paludi. Non è bastato nemmeno che il segretario agli Interni Ken Salazar abbia riconosciuto il danno potenziale alle imprese del settore energetico ed ai loro dipendenti e che abbia promesso che l'amministrazione Obama avrebbe chiesto alla Bp di compensare le imprese per le loro perdite. Davanti alle proteste degli ambientalisti e dell'opinione pubblica Usa sempre più inferocita con le Big Oil, la senatrice della Louisiana Mary Landrieu risponde che «Ognuno di questi pozzi in acque profonde occupa direttamente centinaia di persone e indirettamente migliaia» e riferendosi al disastro della Bp ha affermato: «Si tratta di una società. Questo è un bene. E' una situazione terribile e nessuno sta facendo luce di essa, ma quello che voglio dire a questo presidente, almeno fino a che posso, è che la sua analisi economica è devastante per molte aziende, per migliaia di aziende». Un colpo al cerchio ed uno alla botte, stando bene attenta a non colpire troppo forte il cerchio delle Big Oil.
In realtà la moratoria interessa solo 33 piattaforme offshore acque profonde che impiagano tra le 5.900 e le 9.200 persone, ma che guadagnano fino a 1.800 dollari alla settimana, quindi il fermo equivale ad una perdita di decine di milioni di dollari in stipendi, inoltre i posti di lavoro nell'indotto sarebbero tra i 26.000 e i 46.000, ma non tutti dipendono certo solo dalle 333 piattaforme di alta profondità. Ma quel che più preoccupa le Big Oil sono i 25 milioni di barili di petrolio in meno che non potranno estrarre a causa della moratoria, meno di quanto gli Usa bruciano in 2 giorni. Qualcuno sta addirittura solleticando l'orgoglio nazionale dicendo che le compagnie petrolifere potrebbero migrare in massa in Brasile, nei nuovi giacimenti offshore scoperti dalla Petrobras. Un incubo per i politici locali che rischiano di perdere la gallina d'oro delle Big Oil sempre pronte a finanziare munificamente le loro campagne elettorali, un sogno per le migliaia di americani che sabato si prenderanno per mano per chiedere all'America di uscire dal petrolio.