[28/06/2010] News
GROSSETO. Ad un anno dalla scomparsa di Eva Buiatti la Toscana (e non solo) rimane orfana di un altro scienziato che ha dato un forte contributo al progresso scientifico e all'ambientalismo italiano e internazionale. E' morto Enzo Tiezzi, anticipando di poche ore Rina Gagliardi con la quale ha condiviso oltre ad un percorso politico anche una esperienza editoriale, Arancia Blu che nata nel 1990 ha avuto vita breve ma intensa e ha provato a legare i temi dell'ambientalismo e dello sviluppo sostenibile a quelli dell'economia planetaria, per individuare un diverso modello di sviluppo partendo dall'assunto, come scriveva Luigi Pintor nell'editoriale del primo numero della rivista che usciva con Il Manifesto, che «il rapporto costi-benefici dello sviluppo capitalistico si è invertito, si dice scientificamente così?».
«Mi rendo conto- scriveva sempre Luigi Pintor in quell'editoriale - che non credere (come io non credo) alla "magnifiche sorti e progressive" del mondo così com'è, dell'arancia blu a cui siamo appesi, può apparire un atteggiamento aristocratico, pericolosamente leopardiano. La Ginestra è una bellissima poesia e anche una bella filosofia, ma non basta per misurarsi con la realtà contemporanea. Come invertiremo la tendenza che ci domina, come si può pensare ( e praticare) un'altra nozione di progresso, che cosa vuol, dire anteporre la qualità alla quantità?».
«E' dunque e davvero una lunga marcia , non a ritroso ma in direzione completamente diversa, quella che ci è richiesta- concludeva Luigi Pintor - e che dovremo riuscire a reinventare e a precorrere. Non una moda ma una lunga lotta. Se Arancia blu e Il Manifesto sapranno contribuirvi, con dottrina e impegno politico comuni, o anche solo con buona volontà (giacchè nulla è facile, nemmeno una rivista, neanche un giornale che vadano contro corrente) sarà almeno un segnale in più, un incoraggiamento minimo, un po' di ossigeno nell'aria...».
Arancia blu ha avuto vita breve ma l'intuizione che l'aveva portata a nascere è invece rimasta - anche grazie a Enzo Tiezzi- il tema centrale attorno al quale si sviluppa il concetto di economia ecologica, necessaria ancorché condivisibile proprio a partire dalla descrizione esemplare fatta da Tiezzi nel suo primo libro scritto nel 1984, Tempi storici tempi biologici, di come la corsa dell'uomo allo sviluppo e all'uso delle risorse naturali avesse già superato i tempi biologici necessari alla natura per rigenerarsi. Da cui la necessità di rivedere un modello economico e culturale incapace di comprendere le leggi dell'entropia.
Così scriveva Enzo Tiezzi nella sua rubrica Alfabeti per l'ecologia su Arancia blu:
«Entropia significa spreco delle risorse e inquinamento, crisi energetica e distruzione dell'ambiente. La teoria economica dominante, tutta basata su fondamenta meccanicistiche, continua a ignorare la legge dell'entropia e il ruolo della variabile tempo. Il concetto dinamico classico del tempo, con la sua reversibilità, non ha niente a che vedere con la realtà e con la natura. Il tempo non è privo di direzioni preferite (non è isotropo) come lo spazio. Il tempo possiede una direzione. La termodinamica introduce la "consapevolezza del passato e l'indeterminazione del futuro, indica l'orientazione del tempo nei processi naturali. (...) Ora , non solo la teoria economica ignora questi concetti, ma ne introduce un altro che potrebbe essere riassunto dalla famosa frase "il tempo è denaro". Il progresso viene misurato dalla velocità con cui si produce, si arriva a pensare addirittura che quanto più velocemente si adoperano le risorse della natura, tanto più il progresso avanza. In altre parole, più velocemente si trasforma la natura, più si risparmia tempo. Ma questo concetto di tempo tecnologico o economico è esattamente l'opposto del tempo entropico. (...).
Il tempo tecnologico è inversamente proporzionale al tempo entropico; il tempo economico è inversamente proporzionale al tempo biologico. (...) Il tempo-denaro, il tempo dell'orologio non sono i tempi che contano per instaurare un corretto rapporto con al natura».
Temi di cui a distanza di vent'anni si percepisce (purtroppo) la straordinaria attualità.