[12/08/2009] News

L'Istat conferma: difficile raccogliere dati attendibili sull'ambiente

LIVORNO. L'Istat ha pubblicato ieri il rapporto "Dati ambientali nelle città", una indagine attuata, fin dal 2000, con periodicità annuale sui comuni capoluogo di provincia. Un lavoro reso difficile - come sottolinea l'istituto - per la «molteplicità delle fonti di dati, rilevanza del dettaglio territoriale, assenza di standard uniformi nella realizzazione di banche dati amministrative da parte degli organismi locali fornitori delle informazioni». Criticità che comportano, scrive Istat nella parte relativa alla metodologia, «rischi e inconvenienti compresi nella complessità dei fenomeni ambientali» cui hanno cercato di ovviare mettendo una «particolare attenzione nel processo di raccolta e analisi dei dati al fine di giungere ad una validazione degli stessi ed offrire un'informazione chiara, confrontabile, di facile interpretazione e il più possibile rispondente alla realtà». Un processo che ha comportato la necessità di utilizzare «opportune metodologie di individuazione di dati anomali e ricostruzione di quelli mancanti e/o anomali» e un successivo controllo dei dati «basato su un criterio di analisi delle variazioni spazio-temporali degli indicatori».

Torna quindi il tema della necessità di individuare un sistema omogeneo di raccolta dati tramite indicatori in grado di fornire un immagine più fedele possibile della situazione ambientale e delle risposte date dalle amministrazioni per far fronte alle criticità. Così da valutare in maniera oggettiva lo stato ambientale, i progressi fatti e individuare cosa ancora c'è da mettere in atto per riportare lo stato delle realtà urbane a livelli più consoni all'ambiente e al vivere civile.

Gli indicatori elaborati per ogni tematica ambientale rispondono ai modelli predisposti a livello internazionale nel sistema Dipsir che tiene conto dello stato, ovvero l'insieme delle qualità chimiche, fisiche e biologiche delle risorse ambientali (aria, acqua, suolo, ecc.), delle alterazioni che intervengono per effetto delle pressioni, costituite da tutto ciò che tende a degradare la situazione ambientale (emissioni atmosferiche, produzioni di rifiuti, scarichi industriali, ecc.). e per lo più originate da attività (drivers) antropiche (industria, agricoltura, trasporti, ecc.). Alterazioni che producono effetti (impacts) sulla salute degli uomini e degli animali, sugli ecosistemi, sull'economia, che richiedono risposte, vale a dire contromisure (come leggi, piani di attuazione di nuovi interventi, prescrizioni) al fine di migliorare lo stato registrato e riportare la situazione ai livelli più simili ad uno stato originale.

Un sistema importante, omogeneo a livello internazionale e quindi confrontabile sui risultati, ma che non è ancora supportato da una struttura in grado di raccogliere tutte le informazioni in maniera uniforme per poter su questi elaborare gli indicatori. Lo sottolinea anche Istat nel suo rapporto, quando spiega che solo raramente è stato possibile fare ricorso ad un unico ente in grado di fornire tutti i dati, mentre la gran parte di questi sono stati raccolti tramite questionari indirizzati ai diversi organismi, pubblici e privati, presenti nel comune dei 111 capoluoghi oggetto dell'indagine. E laddove il dato non risultava coerente si è poi provveduto a ricostruirlo, applicando, in alcuni casi, la variazione media del gruppo di riferimento (ripartizione geografica, classe di popolazione, ecc.) all'ultimo dato disponibile, in altri casi, attraverso un modello di interpolazione lineare.

Con la conseguente girandola di interpretazioni nella compilazione dei questionari e con la difficoltà, nonostante lo sforzo di validazione, di ottenere un risultato attendibile senza ombra di dubbio. Una conferma che per produrre una indagine ambientale a livello urbano, servirebbe un sistema più standardizzato non solo per quanto riguarda la scelta degli indicatori ( su cui appunto un passo avanti è già stato compiuto) ma anche nella modalità di raccolta dei dati ovvero un sistema di contabilità ambientale, che a più riprese si è cercato di introdurre attraverso proposte di legge, ma cui ancora non si è riusciti ad approdare.

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