
[12/08/2009] News
LIVORNO. Un giorno memorabile quello iniziato nel pieno della notte per i quattro operai della Innse e per il sindacalista della Fiom che sono rimasti abbarbicati, per 8 giorni e 13 ore, su una gru all'interno del capannone della fabbrica per difendere il loro posto di lavoro, e quello degli altri che con loro fanno i 49 in mobilità da oltre un anno e che hanno difeso anche con la forza il tentativo dell'attuale proprietario di svendere la fabbrica e i macchinari, praticamente a peso.
Alla fine il tanto atteso accordo è arrivato e dopo due giorni di trattative, sì è conclusa l'acquisizione dell'azienda da parte di una cordata di imprenditori, di cui è capofila il gruppo Camozzi di Brescia, e cui partecipa l'attuale proprietario, Silvano Genta, e la Aedes, proprietaria dell'area su cui sorge la fabbrica.
L'accordo prevede che l'area e le attività resteranno di natura industriale fino almeno al 2025, grazie ad una clausola voluta dal patron della Camozzi, il cavaliere del lavoro Attilio Camozzi, per allontanare l'ombra della speculazione immobiliare dalla operazione. «L'impegno - ha detto nella conferenza stampa dopo l'accordo siglato questa mattina in Prefettura - è a mantenere l'area a destinazione industriale fino al 31 dicembre 2025».
E già questo è un impegno che porta a due risultati di notevole importanza: il mantenimento dell'attività e quindi dell'occupazione per gli operai e la scampata apertura ad una speculazione immobiliare che l'atteggiamento dell'acquirente della Innse, Genta sembrava intenzionato a perseguire. Lo smantellamento della fabbrica macchinario dopo macchinario avrebbe dato infatti potuto dare il via libera alla proprietaria dell'area su cui sorge per eventuali attività speculative in campo edilizio, rese ancora più agevolate dalla legge che la regione Lombardia ha varato sul cosiddetto piano casa e che prevede la possibilità di ampliamento anche per i capannoni industriali.
La Innse tornerà invece a produrre e la data in cui si prevedere che i macchinari torneranno in funzione è il prossimo primo ottobre, secondo le assicurazioni di Attilio Camozzi e per farlo servirà mettere a punto entro settembre il piano industriale e quello per gli ammortizzatori sociali relativi ai 49 operai che verranno assunti in blocco. Oltre alla riassunzione di tutti gli operai e all'acquisto del capannone e dei 14-15mila metri quadri di terreno intorno alla fabbrica Attilio Camozzi ha chiesto come clausola imprescindibile l'acquisto di tutti i macchinari, inclusi i sette già venduti a Silvano Genta. «Non avremmo accettato - ha detto - se quelle sette macchine fossero state vendute».
Una storia di battaglie per il lavoro, che avviene in un momento di crisi non solo economica ma anche dei valori di solidarietà che vede un epilogo positivo e che fa sperare che non servano in futuro posizioni così estreme per poter garantire che il sistema industriale non venga smantellato pezzo dopo pezzo come Genta voleva fare con la Innse di Milano.
Un epilogo positivo anche perché si è sventata una pratica purtroppo già vista tante volte di chiusura di attività industriali per far posto a quelle edilizie, con notevole consumo di territorio.
Per chiudere definitivamente in bellezza questa storia sarebbe a questo punto auspicabile che le nuove produzioni cui alludeva Camozzi fossero verso una tecnologia innovativa e verso prodotti utili dal punto di vista ambientale. Aspettiamo di vedere allora nei prossimi mesi come andrà a finire.