[29/06/2010] News

L’Africa occidentale vuole salvare la sua biodiversità marina dalla pesca “coloniale”

LIVORNO. Si è aperto a Nouakchott, la capitale della Mauritania, il quinto forum costiero e marino dell'Africa occidentale che ha per tema "La biodiversité, notre sécurité dans un monde en changement. Sauvons-la!" ed al quale partecipano oltre 200 persone in rappresentanza dei sette Paesi costieri dell'area (Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Sierra Leone e Isole di Capo Verde) organizzazioni internazionali e sub-regionali ed esperti di salvaguardia dell'ambiente costiero e marino.

Il forum côtier è un'iniziativa congiunta del programme régional de conservation de la zone marine côtière en Afrique de l' ouest, dell'Iucn, della Fondation internationale du Banc d'Arguin e di Wetlands International, i suoi lavori, aperti da un intervento del primo ministro della Mauritania, Moulay Ould Mohamed Laghdhaf, proseguiranno fino al primo luglio. I partecipanti stanno discutendo di sviluppo delle attività di ricerca scientifica, acquisizione di conoscenze e saperi locali e tradizionali, ma anche del sostegno e messa in opera di un quadro di governance partecipativa delle risorse marine e delle aree costiere della costa occidentale dell'Africa.

A Nouakchott la Commission sous-régionale des Pêches (Csrp) ha lanciato un appello in favore di un'azione urgente e concordata per la protezione della biodiversità nella fascia litoranea dell'Africa occidentale e in un comunicato lancia l'allarme «Sull'evoluzione catastrofica degli stock (di pesci) che hanno raggiunto proporzioni particolarmente inquietanti. Il sovra-sfruttamento delle risorse da parte della pesca marittima, ha fatto si che il 50% degli stock siano al limite di produttività e il 25% sovra sfruttati, il che ha reso gli ecosistemi più vulnerabili direttamente attraverso la riduzione dell'abbondanza e della diversità delle popolazioni e delle specie e indirettamente attraverso la riduzione degli habitat. Questa situazione é dovuta soprattutto ad una pesca eccessiva e al degrado dell'ecosistema marino da parte degli inquinanti chimici e organici (idrocarburi, scarichi di rifiuti domestici ed urbani direttamente in mare)».

La Csrp segnala tra le cause dell'impoverimento della fauna marina anche gli accordi ineguali firmati tra i Paesi dell'Africa occidentale e l'Unione europea (che domani terrà proprio un consiglio dei ministri sui problemi della pesca) ed i Paesi asiatici, ma anche la compromissione di alcune specie da parte di una pesca tradizionale che soffre la competizione con quella industriale.

Secondo il comunicato «Gli Stati sono convinti della necessità di unire I loro sforzi per raccogliere la sfida di sconfiggere il flagello che minaccia le risorse alieutiche e sviluppare delle alternative percorribili, ma bisognerà andare oltre la semplice volontà».

Quello che si delinea a Nouakchott è un altro cambio di passo rispetto all'uso indiscriminato utilizzo delle risorse naturali marine che avrà ripercussioni sulla pesca a livello mondiale e soprattutto europeo: il periodo dell'indiscriminata pesca "coloniale" nelle acque dei Paesi dell'Africa occidentale sembra finito sia per l'impoverimento delle risorse, sia per la richiesta di sovranità che i Paesi dell'area fanno sul loro mare e per la salvaguardia della biodiversità e delle comunità costiere impoverite dall'assalto della pesca industriale e che i Paesi dell'Africa occidentale stanno cercando di incrementare attraverso l'istituzione di aree marine protette.

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