[12/08/2009] News toscana

Firenze, quanti nuovi casi Arlecchino ed Italia?

FIRENZE. In questi giorni sta crescendo la protesta degli operatori commerciali, appoggiati dalla Confesercenti, contro la ventilata trasformazione dei cinema Arlecchino ed Italia in strutture di media distribuzione.

Verrebbe da dire ‘finalmente' perché niente di analogo era successo in questi anni, quando eravamo l'unica associazione di categoria a tentare di spiegare quale irreparabile dissesto del tessuto commerciale e sociale avrebbe causato non solo il multiplex di Novoli ma anche il megacentro annesso che certo non può essere considerato di media bensì di grande distribuzione - a meno che non si voglia prendere per buona la novella dei "singoli negozi affiancati ognuno col proprio numero civico" che qualche ex assessore provava fantasiosamente a raccontare alla città.

Crediamo quindi opportuno sottolineare già da adesso, sperando di non vedere fra qualche anno tristemente confermata la nostra denuncia, che Firenze sta rischiando di avere una lunga serie di nuovi casi Arlecchino ed Italia in tutta la città: le presenze e gli incassi dei cinema stanno purtroppo segnando una sostanziosa flessione che mette in pericolo la sopravvivenza di molti cinema fiorentini.

Né qualcuno pensi di risolvere la questione con la politica dei vincoli: aldilà della dubbia legittimità di vincolare edifici in base alla loro attività (ad esempio il Ciak è vincolato, l'Italia che si trova a due passi no perché era a ‘luci rosse'), per le sale costrette alla chiusura il sicuro risultato sarebbe quello di diventare tutta un'altra serie di contenitori vuoti ed ingombranti.

Auspichiamo quindi che la nuova Amministrazione Comunale, che sta mostrando una sensibilità diversa rispetto alle tematiche della sostenibilità ambientale e sociale nonché la volontà di ridiscutere scelte sbagliate, assuma delle forti iniziative di sostegno e di agevolazione per i cinema esistenti, sia nel centro sia nei quartieri, e trovi una diversa destinazione per l'edificio sotto sequestro a Novoli, accantonando definitivamente l'idea di consentire la costruzione anche di una sola sala.

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