[30/06/2010] News

Maledetta ignoranza

LIVORNO. Anche se ci riteniamo assolti, siamo tutti coinvolti. Anche nell'ignoranza dei nostri figli, o fratelli o cugini che hanno dimostrato nel tema di italiano alla maturità. Quella del 2009, vedremo se le cose cambieranno quest'anno ma è improbabile, di cui parla oggi il Sole24Ore. La sintesi è che un diciottenne su due "fatica" con l'italiano. «Quattro - spiega il Sole - le "competenze" misurate dai correttori esterni, due insegnanti per ciascun compito, dalla composizione del testo, alla grammatica, al significato delle parole, alla capacità di scegliere argomenti pertinenti, che rappresentano, secondo gli esperti di lingua della Crusca, "i principali ambiti in cui si misura la padronanza dell'italiano". Scarsi i risultati conseguiti dai ragazzi, con giudizi negativi, oscillati tra il 54% e il 63% a seconda delle quattro abilità esaminate. Praticamente, 5-6 compiti su 10».
E' evidente che sia a dir poco preoccupante questo trend in uno dei fondamentali dell'istruzione come lo è l'italiano scritto. Saper leggere e scrivere correttamente è il minimo richiesto in qualsiasi ambito lavorativo. Una scarsa conoscenza delle parole genera errori anche marchiani. Non è solo un problema di apostrofi o di virgole, comunque sintomatici di scarsissima conoscenza delle regole grammaticali, ma proprio di comprensione. Il vocabolario scarso pare essere una costante delle nuove generazioni, ma per onestà va detto questa criticità non è nata ai tempi degli sms. Sono ormai più di vent'anni che la deriva va avanti e lo dimostrano anche i tanti errori che pure noi come categoria - i media che scrivono, ma anche quelli che parlano - commettiamo. Non ce ne voglia il Sole ma proprio oggi, è solo un esempio e se facessero le pulci loro a noi probabilmente scoverebbero qualche magagna, ne piazzano uno in prima pagina. Nella didascalia della foto si legge infatti: «Sale la tensione tra Usa e Russia dopo il blitz dell'Fbi che ha portato all'arresto di 11 russi sospettati di spionaggio. Tra essi l'affascinante Anna Chapman (...)». Essi in italiano si usa per cose e animali, quindi nel caso bisogna usare "loro". Errore veniale, si dirà. Ma l'italiano, come altre lingue è vero, va via via semplificandosi e quasi sempre pescando dall'italiano parlato per inserirlo in quello scritto. Operazione anche comprensibile, ma un errore all'apparenza insignificante con un apostrofo sbagliato, può far cambiare di molto la comprensione del testo: un ape distrugge un negozio non è uguale a un'ape distrugge un negozio... Inoltre è l'esercizio dello studio di regole anche complicate che permette poi di poter scrivere anche in altre lingue, cosa che ai tempi della globalizzazione è tutt'altro che insignificante.
Se si pensa poi al fatto che chi conosce l'arte della retorica e la sfrutta per imbonirsi le persone o turlupinarle soffia sul fuoco dell'ignoranza proprio per essere facilitato nel proprio intento, si capisce quanto sia necessario oltre ogni ragionamento porre rimedio a questo declino. Studiare, anche l'italiano, serve soprattutto per liberarsi dal giogo dell'ignoranza e imparare così a stare al mondo. Pretendere conoscenze superscientifiche a livello di maturità è stupido, ma la maturità di un individuo a 18 anni non si misura proprio sulle sue capacità di comunicare? Se siamo d'accordo che il futuro debba essere una società sempre più aperta che faccia della sostenibilità ambientale e sociale anche cultura, per raggiungere questo obiettivo serve una generazione di giovani capaci e istruiti. Ma forse è proprio chi vuole mantenere lo status quo - e che ad esempio non sostiene più proprio l'Accademia della Crusca che sembra destinata alla chiusura - che ritiene più utile tenere le classi nell'ignoranza proprio come tanti anni fa, perché così più controllabili. Siamo tornati davvero così indietro? Ognuno di noi si faccia un esame di coscienza.

 

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