[01/07/2010] News toscana
PISA. Un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Giovanni Bianucci, ricercatore al dipartimento di scienze della terra dell'università di Pisa, e da Olivier Lambert, del Musèum national d'Histoire naturelle de Paris, ha fatto riaffiorare nel deserto del Perù i resti fossili del più grande predatore della storia, quello che è stato subito identificato come «Il Leviatano, mostro marino spesso rappresentato nelle sembianze di un drago, di un coccodrillo o di una balena».
L'eccezionale scoperta ha avuto una prestigiosissima vetrina internazionale: è stata pubblicata su "Nature" di luglio (The giant bite of a new raptorial sperm whale from the Miocene epoch of Peru).
Il reperto è stato scoperto nel deserto costiero del Perù, a 35 km sud-est dalla città di Ica, in sedimenti di 12-13 milioni di anni fa. L'incredibile scoperta effettuata da Bianucci e dai suoi collaboratori è il frutto di una lunga cooperazione internazionale, con ricerche sparse in tutto il mondo, dall'Africa al Sud America. In Perù, le investigazioni sono iniziate nel 2006 con diverse campagne di prospezione e scavo, che hanno coinvolto ricercatori dei musei di storia naturale di Bruxelles, Parigi, Rotterdam e Lima. Non sono mancate le scoperte di diversi giacimenti fossili eccezionali, con un incredibile numero di reperti, molti dei quali hanno permesso di riscrivere la storia di diversi gruppi di mammiferi marini.
All'università di Pisa spiegano che il nome scientifico attribuito al colossale fossile è "Leviathan melvillei" «dedicandolo a Herman Melville che, nel suo celebre romanzo "Moby Dick", identifica più volte nel capodoglio quello che la tradizione biblica indica come il mostro marino per antonomasia. E "Leviathan", uno dei più temibili predatori marini fino ad oggi conosciuti, è effettivamente un parente alla lontana dell'attuale capodoglio ("Physeter macrocephalus") con il quale condivide le dimensioni gigantesche, intorno a 15 metri , e il grande spermaceto sopra la testa».
I ricercatori hanno ritrovato il cranio, lungo 3 metri, la mandibola e diversi denti lunghi quasi 40 centimetri e spiegano che «Diversamente dal capodoglio, "Leviathan" aveva una batteria di denti completa: 18 nella mascella superiore e 22 in quella inferiore. Era pertanto un feroce predatore che afferrava e immobilizzava la preda con i grossi denti e ne stappava le carni a morsi, nello stesso modo dell'attuale orca ("Orcinus orca"). Niente a che vedere con il capodoglio che ha perso i denti superiori e si nutre prevalentemente aspirando a bocca aperta polpi e calamari. Confrontato con altri grandi predatori del passato, "Leviathan" non sembra avere molti rivali alla sua altezza, sia in terra che in mare: il temibile "Tyrannosaurus" aveva un cranio che raggiungeva al massimo la metà della lunghezza di quello di "Leviathan" e denti lunghi in genere intorno a 15 cm; "Liopleurodon", un rettile marino del Giurassico, aveva un cranio di taglia simile a quello del tirannosauro e denti di 20 cm. L'unico vero competitore di "Leviathan" fu il popolare megalodon ("Charcharocles megalodon"), uno squalo gigantesco, forse lungo fino a 20 metri vissuto da circa 30 a 3 milioni di anni fa. Incredibilmente, denti di megalodon sono stati ritrovati fossili anche nello stesso giacimento di "Leviathan", attestando la contemporanea presenza di questi due mega-predatori nello stesso ambiente, dove probabilmente si nutrivano delle stesse grandi prede: balene lunghe 10 metri ritrovate fossili sempre nello stesso giacimento».
Secondo l'università di Pisa la scoperta di enormi animali marini come "Leviathan" «Pone interrogativi che stimolano ad andare avanti con queste ricerche: quale fu l'impatto di questi mega-predatori sulle comunità marine? Quale azione selettiva esercitarono sulle prede? Come mai sono scomparsi dai mari attuali? Queste e altre domande attendono risposte esaustive che potrebbero venire da nuove scoperte in quell'incredibile laboratorio dell'evoluzione che è il deserto peruviano».