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[12/08/2009] News
LIVORNO. A quanto pare sta per scatenarsi una nuova guerra del gas fra Russia ed Ucraina. Ieri il presidente russo Dmitri Medvedev aveva ammonito Kiev: «Gli alti dirigenti politici ucraini si accordano con l'Ue, all'insaputa della Russia, sulle forniture di gas russo e firmano un documento che non concorda per nulla con gli accordi russo-ucraini di gennaio».
Secondo il quotidiano russo Kommersant il mercato ucraino del gas dovrebbe in futuro funzionare così: «Ukrtransgaz controllerebbe il traffico del gas ed il riempimento degli stoccaggi sotterranei, Neftgazset assicurerebbe l'arrivo del combustibile sul mercato interno e Ukrgazdobytcha si occuperebbe dell'estrazione e della prospezione geologica». Per i russi tutto questo è contrario alle intese di gennaio con il governo di Kiev che hanno messo termine alla guerra del gas che rischiava di lasciare al freddo le case dell'Ue.
Su Ria-Novosti il direttore dell'Istituto delle strategie globali di Kiev, Vadim Karassev, spiega che nel caso di una divisione di Naftogaz Ukraine in diversi tipi di attività, «Gazprom sarà costretta a vendere tutto il suo gas alla frontiera est dell'Ucraina e Naftogaz potrà accordare gli accessi ai tubi a tutti i fornitori che lo desiderino, il che perturberà il monopolio del consorzio russo sul transito dal territorio ucraino»..
Una cosa che l'oligarchia putiniana che controlla Gazprom non può tollerare.
L'Ucraina è venuta incontro alle esigenze europee dicendosi pronta a rilevare il transito del gas russo e a diminuire il volume dei suoi acquisti nel 2010. Naftogaz ha promesso di ridurre il volume di acquisti da 52 a 35 miliardi di m3 di gas, allo stesso tempo il transito del gas attraverso il territorio dell'Ucraina dovrebbe aumentare del 35% (fino 2,65 dollari per il transito di 1000 m3 per 100 km,contri gli 1,7 dollari di oggi).
Gazprom è inferocita e il suo patron Alexei Miller aveva già avvertito che «I contratti firmati non possono essere rivisti. I contratti resteranno in vigore fino al 2019».
Ma la cosa che ha ulteriormente innalzato la tensione è il messaggio che Medvedev ha inviato al suo college ucraino Viktor Juščenko e che gli ucraini hanno interpretato come una minaccia all'intero popolo.
Oggi Alexei Gromov, uno degli uomini più fidati del Kremlino ha respinto tutte le accuse in questo senso provenienti da Véra Uliantshenko, a capo della segreteria della presidenza ucraina e soprattutto potente esponente del partito Nostra Ucraina di Juščenko che guidò l'orn mai appassita rivoluzione arancione.
Gromov ha ribattuto che la lettera di Medvedev «Non è un'aggressione. Non è altro che la constatazione, calma e ponderata, di un fatto, dei risultati della politica dell'attuale presidente ucraino nelle relazioni bilaterali. Così questo messaggio è indirizzato personalmente al solo Juščenko. Quanto all'atteggiamento del presidente Medvedev e della Russia verso il popolo ucraino e lo Stato dell'Ucraina, è eccezionalmente rispettoso, caloroso e fraterno».
Le parole di Gromov non sono servite a calmare i deputati del gruppo Nostra Ucraina - Autodifesa popolare della Rada suprema che hanno chiesto al parlamento di rispondere a brutto muso a Medeved che Mosca «deve conformarsi al diritto internazionale, rispettare l'indipendenza e la sovranità dell'Ucraina, rinunciare a tutte le ingerenze nella politica interna dell'Ucraina».
Intanto la Russia ha annunciato che sospenderà sine die l'invio del nuovo ambasciatore a Kiev fino a quando non termineranno gli atteggiamenti ostili verso la Russia.
La vicenda è ulteriormente ingarbugliata dall'avvicinarsi delle elezioni ucraine e i deputati di Nostra Ucraina ci vedono un'occasione per far risalire le quotazioni in ribasso del loro partito, e non lo nascondono nemmeno: «Con l'avvicinarsi della campagna elettorale - dicono in un comunicato - è estremamente importante che la Rada, e la coalizione in primo luogo, mostrino alla società e al mondo intero che la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina costituiscono un valore prioritario per ogni politico ucraino. I politici ucraini devono imparare a parlare con una sola voce quando si tratta di difendere i valori nazionali essenziali e far valere la posizione pro-ucraina. La Rada deve reagire ai tentativi delle autorità russe di dettare le regole del gioco riguardanti gli affari interni dell'Ucraina, che è proprio quel che il presidente russo Dmitri Medvedev si è permesso di fare».
Una miscela di nazionalismo e prodotti energetici che non ha mai portato niente di buono e che tutti e due i protagonisti della vicenda (con un'Europa quantomeno imprudente a fare da spettatrice) sembrano voler accendere per una nuova guerra del gas, ma le fiamme blu dei gasdotti russo-ucraini potrebbero scatenare un incendio dalle conseguenze inimmaginabili in un Paese come l'Ucraina la cui parte orientale, russofona e nostalgica dell'Urss non nasconde le sue più che maggioritarie simpatie per Mosca, mentre la ribelle Crimea abitata da russi e che ospita la flotta russa del Mar Nero vuole la secessione dall'Ucraina per tornare tra le braccia della madrepatria.
Il nostro inverno potrebbe essere molto più freddo ma anche pericolosamente molto più caldo per la prossima guerra del gas che si annuncia tra lettere, proclami, scaramucce ed elezioni.