[12/08/2009] News
RIETI. Mentre continuiamo a misurare, in questo mese dal 15 luglio (v. "Vivere con cura" di quel giorno) i nostri consumi in tutti i campi per poi calcolare la nostra impronta climatica totale e impegnarci a ridurla a una tonnellata e mezza di gas serra tutto compreso, proseguiamo la nostra caccia a come intanto tagliare "i gas serra legati al puro spreco: cioè a tutto ciò che non dà nessun vantaggio, neppure perverso. A tutto ciò che è solo frutto di distrazione e noncuranza. Prima ancora di cambiare il modello, va eliminato lo spreco".
Dopo il cibo e il carburante (v. "Vivere con cura" del 22 e 29 luglio), e dopo lo spreco di energia che ci arriva gratis (v. "Vivere con cura" del 5 agosto), eccoci allo spreco rappresentato dal disagio termico di origine antropica. Che cos'è? E' un'assurdità praticata in estate, inverno e tutte le stagioni, per la quale si sparano al massimo l'aria condizionata o i riscaldamenti (a seconda del clima esterno), con un grande spreco di combustibili fossili che provoca l'emissione di circa il 20% dei gas serra nazionali e che alla fine dà luogo a un malessere termico d'interni: ambienti surriscaldati in inverno e surraffrescati in estate. Così la ricerca di benessere termico porta a un'inversione termica folle e follemente energivora.
Un italiano per riscaldarsi produce in media l'emissione di una tonnellata di gas serra all'anno; e per funzionare nei soli tre mesi estivi un condizionatore da 1 kW di potenza immette in atmosfera mezza tonnellata di CO2. Quanto all'aria condizionata dei mezzi in movimento (auto, bus e treni "polari"), questa aumenta in modo rilevanti i consumi di carburante o di energia elettrica del mezzo. Il mercato dell'aria fresca gela la stanza e fa bollire il pianeta.
Stranamente molte persone che non sopportano un po' di caldo e freddo naturali tollerano o addirittura invocano disagevoli climi artificiali in stanze e mezzi sigillati, malsane bolle climatiche. Un termometro errante in Italia potrebbe raccontare cose "marziane": "Ho visto cose in Italia che voi - famiglie afgane terremotate in montagna, bambini andini senza calze, senzatetto russi, vecchie sfollate azere in lamiere, abitanti dell'Iraq senza più energia elettrica per un ventilatore - non potete nemmeno immaginare. Stanze roventi in gennaio abitate da signori sbracciati e signore minigonnate. Locali da brivido condizionato in luglio abitati da signori in cravatta e signore in foulard, le persiane aperte alla gran luce calda. Vagoni surriscaldati in autunni tiepidi popolati da viaggiatori intabarrati e con berretto. Pulman surraffrescati e puzzolenti in tiepide mattinate montane".
Abbiamo dunque tipi di situazioni in cui intervenire, semplicemente per evitare l'uso eccessivo, a parità di altre condizioni come la struttura, l'apparecchio utilizzato, la temperatura esterna, il tipo di impianti e chi lo gestisce ecc. : la nostra casa e gli ambienti di lavoro o studio o svago o acquisto o trasporto; gli ambienti mobili. Ecco in sintesi quel che possiamo fare:
- autodifesa personale: intanto abbigliarci nel modo giusto per avere meno bisogno di freddo e caldo sintetici: gli abiti larghi aiutano la coibentazione, gli abiti stretti fanno passare tutto il freddo e tutto il caldo; in estate le fibre naturali e i tessuti sottili e chiari sono rinfrescanti;
- ambienti che sono sotto il nostro controllo diretto (casa): quando al caldo artificiale ricordare davanti al termostato che ogni grado in meno significa risparmiare il 7-8% di energia e stare meglio; ci si abitua molto in fretta e ci si può aiutare con calze e una bella sciarpa di cotone o canapa, antiallergia. Quanto al freddo artificiale in questa stagione estiva, manovrare con tende esterne, finestre e scuri chiusi nelle ore in cui batte il sole, eventualmente i ventilatori che smuovono l'aria con poco consumo energetico.
- ambienti di lavoro o studio o frequentazione varia e mezzi di trasporto pubblici (di quelli privati abbiamo già detto due rubriche fa): invece di subire passivamente, intervenire per segnalare disservizi sotto forma di eccessi. In inverno vanno denunciate le situazioni di "troppo caldo" o "caldo fuori orario e fuori stagione" (il decreto 412 del lontano 1993 definisce per le diverse fasce climatiche d'Italia il periodo e il numero massimo di ore di funzionamento dell'impianto termico), in particolare quando l'accensione e lo spegnimento sono manovrati magari da un'altra città con risultati surreali.
In estate dobbiamo denunciare le "tre follie"del fresco artificiale:
a) il condizionamento sparato a temperature polari (per ragioni di salute la differenza fra temperatura esterna e quella abbassata artificialmente indoor non deve essere superiore a 5-6 gradi; Nel 2005 il ministero giapponese dell'ambiente ha aumentato la temperatura dei condizionatori negli uffici pubblici invitando i dipendenti a togliersi la cravatta (il primo ministro per primo l'ha fatto); in parallelo va il condizionamento sparato per contrastare l'effetto di vetrate al sole non ombreggiate;
b) il condizionamento acceso anche negli orari sbagliati, anche di sera tardi o la mattina presto (un caso frequente perfino sui mezzi di trasporto ancora in possesso di finestrini che permetterrebbero il godimento del venticello esterno...parliamone con gli autisti, apriamo i finestrini...;
c) il condizionamento acceso automaticamente anche nei (molti) giorni in cui non serve, quando fuori il tempo è fresco e basterebbe aprire le finestre o appunto i finestrini. Certo occorrerebbe occuparsi degli acquisti dei mezzi di trasporto pubblici. Ci vorrebbe una campagna per bloccare la rapida conversione verso bus e pulman, senza finestrini apribili, mezzi di trasporto "piombati" che richiedono ventilazione o condizionamento artificiale anche in primavera o autunno...