[05/07/2010] News
Un libro che rielabora gli argomenti di una tesi svolta dall'autore, Alessio Battistella, per il dottorato di ricerca in Ingegneria Edile e architettura presso l'Università di Pavia, destinato a far discutere soprattutto chi accusa questa fonte di energia rinnovabile di essere troppo impattante ai fini paesaggistici e pertanto lo attacca in maniera acerrima.
La tesi di questo libro, che ripercorre lo stato dell'arte della diffusione dell'eolico in Europa e in Italia, le soluzioni tecniche possibili e allo studio e i criteri per scegliere le soluzioni migliori ed i percorsi auspicabili è, infatti, che le centrali eoliche non solo sono in grado di integrarsi nel paesaggio, ma sono anche in grado di valorizzarlo, rivalutarlo e farsi portatrici di nuovi contenuti formali, simbolici ed estetici, rappresentativi dei luoghi e del tempo che le ospitano.
Una tesi quindi molto radicale anche per il fronte che sostiene la necessità di realizzare centrali alimentate dal vento, pur tuttavia cercando di rispettare al massimo il paesaggio e quindi precludendo la possibilità di utilizzare alcune aeree per l'installazione degli aerogeneratori.
«La tesi che si vuole dimostrare - spiega l'autore - è che gli impianti di energia rinnovabile, in particolare le centrali eoliche, sono in grado di costruire nuovi paesaggi con una forte dignità, rappresentativa dei valori della nostra epoca». Del resto le prime pompe Vivarelli, sorte nel paesaggio agrario maremmano nel secolo scorso per pompare l'acqua dai pompi artesiani sfruttando l'energia del vento, hanno fatto strada in tal senso, diventando un emblema della fascia agricola litorale del sud della Toscana. Come tante cartoline testimoniano.
Il paesaggio, quindi, si trasforma da sempre e anzi - sottolinea Battistella - un sistema come il territorio per potersi evolvere, deve necessariamente trasformarsi e adeguarsi ai nuovi contenuti che il trascorrere del tempo gli sottopone. Trasformare è inteso come opportunità di innescare processi portatori di valori condivisi da una comunità. Il punto è come realizzare tali trasformazioni, come agire sul territorio e quale grado di trasformazione può tollerare uno specifico paesaggio.
Ed è proprio questo il lavoro compiuto nel testo: senza ignorare gli impatti che comunque sia la presenza di qualsiasi intervento sul territorio produce e nello specifico quella degli aerogeneratori eolici, lo sforzo è quello di cercare la direzione di definire il come agire, in netta contrapposizione a chi invece nega in maniera aprioristica qualsiasi possibilità di evoluzione, ovvero di trasformazione del paesaggio.
E dopo un excursus sullo stato dell'arte in termini di installazioni presenti in Italia e nel resto dei paesi europei, delle soluzioni tecniche più aggiornate e delle ricerche ancora in atto il libro affronta i criteri per scegliere le soluzioni migliori, individuando dei veri e propri indicatori di qualità che dovrebbero essere tenuti in conto: paesaggistico, sociale, tecnico ambientale.
Dopodiché si illustrano le proposte per un'architettura delle centrali eoliche che cerchi di coniugare gli aspetti tecnici con quelli estetici e infine economici nella realizzazione di impianti eolici, citando come esempio «in grado di definire un livello di comunicazione efficace e di stabilire una relazione diretta tra mondo tecnico legato alla funzione e mondo creativo legato alla forma», che anche se «possono apparire di grande impatto e difficilmente realizzabili, non sono molto lontane dal potersi concretizzare sia dal punto di vista tecnologico che da quello funzionale».
Volere è potere, citava un vecchio slogan e quindi anche nel caso dei parchi eolici, se si parte dall'assunto della loro utilità per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e dalla maggiore efficienza nei confronti del fotovoltaico come rapporto tra estensione di superficie occupata verso chilowattora elettrici prodotti, allora si possono studiare approcci che tengano conto di tutti gli aspetti, ovvero degli indicatori citati.
Ma il vero aspetto innovativo di questo testo sta comunque nell'assumere il concetto di entropia «come struttura interpretativa di una realtà complessa come quella della costruzione del paesaggio» leggendola in funzione delle continue trasformazioni cui è soggetto il territorio e i conseguenti nuovi significati che assume con il passare del tempo, senza necessariamente che questo comporti disordine ma un possibile nuovo ordine, nel quale gli elementi si riorganizzano alla luce di un nuovo evento che condiziona il sistema.
La generazione eolica dell'energia può quindi diventare in questa ottica, un'occasione per l'evoluzione del paesaggio verso un nuovo equilibrio, fornendo delle informazioni adatte al sistema perché questo possa avvenire. Ma per poter leggere queste nuove configurazioni è necessario utilizzare anche nuovi codici di lettura che non corrispondono alle regole del sistema allo stato originario. Un'impresa assai difficile nei confronti di chi ha una visione, invece, conservatrice del territorio e che nega a priori qualsiasi forma di azione.