[05/07/2010] News

I leader religiosi Usa contro la Bp

LIVORNO. La Bp ieri ha parzialmente ripreso le operazioni di recupero del greggio nel Golfo del Messico interrotte a causa della tempesta tropicale Alex, ma intanto vengono a galla altre cose molto imbarazzanti per la multinazionale: il catrame nascosto sotto la sabbia, le tartarughe bruciate nel petrolio dato in fiamme, la lenta agonia degli uccelli e di altri animali marini documentata dalle associazioni ambientaliste... Le barriere galleggianti non bastano, ora anche le spiagge di Miami sono minacciate dall'eruzione petrolifera.

Sabato la Bp ha fatto arrivare con grande dispiegamento mediatico la "A Whale", una nave di Taiwan grande come 4 campi di calcio, che è il più grande battello del mondo per il recupero del petrolio in superficie e che ora sta effettuando i test nel Golfo del Messico ad oltre 10 settimane dal disastro della piattaforma offshore Depwater Horizon che ha dato il nome alla più grande tragedia ambientale della storia americana. La Bp spera di poter pompare sulla "A Walhe" fino a 50.000 barili di petrolio al giorno, ma intanto il suo problema resta sul fondo, dove sta cercando di realizzare due "pozzi di emergenza" entro il mese di agosto, e soprattutto a terra, dove ormai la pesca e il turismo sono stati azzerati.

Oggi i leader religiosi di fede diverse saranno insieme in Folrida per testimoniare il danno causato dal disastro petrolifero della Bp. I leader di diverse confessioni cristiane protestanti, ebrei, musulmani si uniranno insieme «Per riflettere, restaurare e rinnovare - come si legge in un comunicato di Sierra Club e Interfaith Power and Light - Metteranno in evidenza la dimensione morale della nostra dipendenza dal costoso petrolio, chiameranno al recupero delle comunità e degli ecosistemi del Golfo ed a cominciare a immaginare un futuro basato sulle energie pulite, per aiutare tutti noi a rinnovare e proteggere il creato».
I leader religiosi faranno un tour in barca della regione colpita e si incontreranno con gli abitanti della Gulf Coast, poi parteciperanno ad una teleconferenza stampa per condividere le loro esperienze con i media.

Intanto nel vicino Messico gli ambientalisti chiedono al presidente Felipe Calderón un programma per prevenire i danni sulle coste del greggio della Bp. Gustavo Alanís, presidente del Centro Mexicano de Derecho Ambiental (Cemda) ha detto che «Le implicazioni hanno a che vedere con la qualità delle acque, le piante e gli animali e l'economia di alcune località.

Il  ministero del Medio Ambiente y Recursos Naturales (semarnat) del Messico sta vigilando le coste dei 5 Stati messicani che si affacciano sul Golfo e che potrebbero essere colpiti dalla marea nera e sta valutando se chiedere alla British Petroleum gli eventuali danni, ma Alanís spiega che «L'incidente è un avvertimento chiaro per il Messico perché riveda immediatamente le leggi che si applicano a questo tipo di attività e che regolano le trivellazioni, proponendo i cambiamenti e le azioni necessarie per regolamentarle in maniera adeguata a quello che fanno. Il governo Messicano deve prendere in considerazione la possibilità di intraprendere azioni contro la British Petroleum o il governo degli Stati Uniti, di fronte ad eventuali danni al territorio nazionale. Il governo del Messico deve fare tutto il possibile perché nel  caso che la marea nera arrivi sul suo territorio nazionale, le aree naturali  protette ubicate nel Golfo del Messico soffrano i meno danni possibili».

Il Cedma nei giorni scorsi aveva già chiesto al governo messicano di esigere da quello Usa, attraverso una noto diplomatica ufficiale, si essere informato di quello che si sta facendo per prevenire che la marea petrolifera arrivi sulle coste del Messico.

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