
[05/07/2010] News toscana
PORTOFERRAIO (Livorno). Ennesimo "sfondamento" nel mare proibito di Pianosa ed ennesimo intervento del Corpo forestale dello Stato. Il 4 luglio è arrivata a Legambiente Arcipelago Toscano la seguente segnalazione, corredata dalle foto che alleghiamo, che descrive in questo modo l'episodio accaduto il 3 luglio:
«Ieri un grosso yacht ha messo l'ancora fra Punta Secca e la Scola. Erano circa le 13,30 e stavamo arrivando alla torretta di Punta Secca con la nostra guida che ha fermato la sua spiegazione del luogo alla vista di questo affare che stava aggirando l'isolotto della Scola e che nel giro di qualche minuto ha calato l'ancora. La guida ha detto che sperava che fosse qualcosa di autorizzato ma non ha potuto chiamare per verificare la cosa visto che in quella zona non c'è campo. Poi abbiamo saputo che l'imbarcazione era comunque già stata avvistata dal paese (prima di arrivare alla Scola era passata davanti alla spiaggia di Cala Giovanna). Ci hanno detto che gli agenti del Corpo forestale dello Stato presenti a Pianosa hanno quindi deciso di "precettare" la Mn Ogliastra, che trasporta i visitatori da Marina di Campo, e con questa hanno raggiunto lo yacht per fare il verbale e farli andare altrove. Da quanto abbiamo saputo dalla nostra guida, la Guardia costiera dovrebbe arrivare stabilmente nei prossimi giorni».
Il mega yacht fotografato dai turisti il 3 luglio batte bandiera britannica e per la sua sosta nel mare proibito di Pianosa ha scelto addirittura l'area più vietata di tutte: in piena Zona 1 del mare (riserva integrale), davanti alla zona A dell'Isola (riserva integrale a terra) e a pochi passi dall'isola superprotetta della Scola (zona A) e dalle aree di nidificazione delle berte maggiori (Calonectris diomedea).
Naturalmente tutti, anche i super-ricchi stranieri, sanno che il mare di Pianosa è vietato al transito ed alla sosta delle imbarcazioni, visto che lo era già molto prima dell'istituzione del Parco Nazionale, ai tempi del carcere, ma evidentemente si punta sull'impunità e la scarsità di controlli per imporre una sorta di "privilegio", ma la messa in opera di un radar che controlla il mare dell'isola ed i continui interventi delle forze dell'ordine dimostrano che a Pianosa quei tempi sono finiti.
Legambiente Arcipelago Toscano ringrazia gli agenti del CfS per l'ottimo lavoro svolto, ma è chiaro che Pianosa per essere difesa con tutta l'efficacia necessaria dagli yacht dei Vip e degli aspiranti Vip, dai bracconieri di mare e dalle petroliere che passano (e che spesso sversano) accanto al suo mare protetto. Per essere valorizzata l'isola ha bisogno che lo Stato assicuri costantemente e per tutto l'anno i mezzi, gli uomini e le risorse necessarie per la tutela del suo mare unico e per salvaguardare una bellezza che rischia di essere sfregiata da un degrado del patrimonio edilizio demaniale rimasto in eredità all'isola dopo la chiusura del carcere nel 1997. E' urgente un "progetto" Pianosa basato sulla valorizzazione, a terra e mare (come il già esistente progetto del Parco per la fruizione subacquea), delle sue bellezze naturali e storiche e che veda impegnati in prima persona il Ministero dell'Ambiente ed il Governo, altrimenti le voglie e i tentativi di privatizzazione e i tentativi di violare le norme di salvaguardia non finiranno.