[06/07/2010] News

Hfc-23, lo scandalo del carbon market (e c’è anche l’Enel)

LIVORNO. Che lo schema del Protocollo di Kyoto avesse qualche difetto e qualche scappatoia che potevano permettere addirittura di inquinare di più ricevendo incentivi, era un sospetto avanzato già in rapporti di associazioni come Cdm-Watch, ma ora viene autorevolmente confermato da un rapporto del Methodology Panel dell'Executive Board del Clean development mechanism (Cdm) dell'Onu che evidenzia che il carbon trading scheme dell'Unfccc sta provocando storture ed abusi, incentivando progetti che emettono più gas serra per poi guadagnare con le compensazioni della CO2 emessa. I progetti Cdm sotto accusa sono tra quelli più redditizi e rappresentano la metà dei carbon offsets venduti secondo lo schema di Kyoto. Il Cdm Panel chiede di porre un freno a questi progetti che rischiano di influenzare i prezzi del carbonio e di far saltare il meccanismo (che vale attualmente 2,7 miliardi di dollari) delle certified emissions reductions (Cer).

«Questo è un forte incentivo per non migliorare l'efficienza degli impianti, per non innovare, a causa del benefits Cdm - spiega il rapporto - Sono necessarie ulteriori indagini per individuare le situazioni in cui si verifica la sovrastima dei Cer e di conseguenza per migliorare la metodologia».

Il Methodology Panel dell'Onu raccomanda al supervisory executive board del Cdm di migliorare la vigilanza su quali tipi di progetti di taglio di CO2 debbano beneficiare di compensazioni. Ed ha chiesto al Consiglio di approvare linee guida per le possibili azioni nel suo prossimo meeting dal 26 al 30. Il rapporto degli esperti del Cdm dice che l'efficienza degli impianti refrigeranti sta migliorando e che «E'  probabile che le nuove fabbriche nell'impossibilità di richiedere compensazioni di carbonio abbiano prodotto meno gas serra di quelli registrati nel quadro del Cdm».

Intanto la Carbon Facility della Banca mondiale ha acquistato più di 130 milioni di Cer da due progetti cinesi di distruzione di Hfc-23 per un miliardo di dollari, i due impianti hanno tratto il massimo profitto dalla produzione di Hfc-23/Hcfc-22. Cdm-Watch spiega che «Molti dei sostenitori dei progetti Cdm Hfc-23 sono  grandi istituzioni finanziarie e società di servizi di investimento globale, compreso il gigante Deutsche Bank così come Endesa ed Enel, fornitori di energia leader in Spagna e in Italia. I crediti di Hfc rappresentano la grande maggioranza delle compensazioni utilizzate nell'Emissions Trading Scheme dell'Ue».

Secondo il gruppo di controllo Sandbag «Quasi 1000 impianti dell'Ue hanno utilizzato i crediti dei 15 progetti implicati in questi risultati rispettare ai limiti delle emissioni legali. I governi di tutta Europa, compreso il governo dell'Olanda, hanno anche investito molto in questi progetti che forniscono un mezzo meno costoso per conseguire riduzioni delle emissioni di gas serra. Rimane largamente non riportato che l'impatto sul  riscaldamento globale della produzione di Hcfc-22 (di cui l'Hfc- 23 è un sottoprodotto indesiderato) è cinque volte superiore a quella dello stesso Hfc- 23, a causa del volume elevato di Hcfc-22 prodotto.

Per Fionnuala Walravens, dellEnvironmental investigation agency. «E' chiaro che l'attuale programma Hfc-23 del Cdm é finanziato e lavora contro il nostro scopo di produrre una riduzione dei gas. Un abuso di questo tipo è un gioco d'azzardo con l'ecologia del pianeta. Il mondo non può permettersi questo tipo di corruzione nel carbon trading; lo sperpero di denaro climatico é già abbastanza grave, ma in questo caso molti dei presunti benefici sono semplicemente una farsa che aumenta effettivamente il problema del global warming».

L'inchiesta era partita dopo che, all'inizio del 2010, il Cdm-Watch aveva presentato una richiesta al Consiglio del Cdm per sapere quali fossero i progetti Cdm più redditizi, è risultato che sono quelli che distruggono un potente gas effetto serra, il trifluorometano (Hfc-23), ma è venuto anche fuori che gli impianti che emettono più Hfc-23 del necessario, per poi distruggerlo e vendere di più Cer. I gas Hfc sono un prodotto di scarto della produzione di refrigeranti e sono gas serra 12.000 volte più potenti della CO2. La maggior parte dei progetti sull'abbattimento degli Hfc sono registrati in Cina ed India.

Nella sua segnalazione all'executive board, Cdm-Watch evidenziava che tutto questo era «Intenzionalmente operato in maniera da massimizzare la produzione di Cer» e che nel periodo in cui non si potevano più chiedere Cer le emissioni di Hfc-23 calavano immediatamente. Il Cdm-Watcht ed altre associazioni ambientaliste fanno rilevare che «Le Certified emissions reduction units (Cer) per la distruzione dell'Hfc-23 rappresentano oltre la metà degli oltre 420 milioni di crediti Cdm rilasciati fino ad oggi. Il progetti Cdm di HFC-23 vengono pagati circa 65 - 75 volte più del costo reale per i produttori della distruzione dell'Hfc-23».

Secondo la direttrice di Cdm-Watch, Eva Filzmoser, «Se l'Executive Board Cdm dell'Onu vuole ripristinare  l'integrità del meccanismo non ha altra scelta che sospendere e mettere da parte, con effetto immediato, l'attuale metodologia di accreditamento, e far cessare il rilascio di tutti i crediti per la distruzione dell'Hfc-23 fino a quando il Panel non abbia completamente esaminato la questione e rivista la metodologia di accredito». Anche il presidente  dell'Executive Board Cdm, Clifford Mahlung, è convinto che, se i problemi evidenziati dal Methodological Panel dell'Onu saranno confermati, la metodologia per i progetti Cdm dovrà essere modificata .

Chaim Nissim, dell'associazione Noe21 non si fida molto: «Il Cdm ha certificato milioni di crediti che non presentano reali riduzioni delle emissioni e continua a finanziare la produzione di super gas serra negli impianti industriali in Cina, India, Corea del Sud, Argentina e Messico. Il Consiglio dovrebbe ora chiedere al Methodologies Panel di preparare una metodologia riveduta che chiuda le attuali falle».

Le modifiche proposte alle norme che disciplinano i Cdm per l'Hfc-23 piacciono anche a  Rémi Gruet, responsabile per il cambiamento climatico dell'European Wind Energy Association: «Riducendo il flusso di  crediti Hfc-23 nei carbon markets si renderebbe disponibili gli investimenti diretti necessari per permettere ai progetti di energia rinnovabile di fiorire. Al di là di una revisione, un divieto tipo quello del Protocollo di Montreal per l'utilizzo degli Hfc sarebbe un modo molto più efficiente di affrontare questo tipo di emissioni di gas serra».

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